La scelta di istituire le borse-lavoro devolvendo le risorse destinate all’aumento delle indennità del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale, è una notizia che non deve essere oscurata da chi in nome di un finto garantismo finisce per prestare il fianco ai mafiosi.
Già qualche mese fa il fallimento dei referendum per indebolire il sistema giudiziario ha dato un indirizzo chiaro di ciò che vuole il popolo italiano: trasparenza, legalità, giustizia e soprattutto per chi si assume l’onore di guidare una comunità locale, scelte limpide e coraggiose nel segno dell’antimafia. Il Sindaco Michele Tripodi e l’Amministrazione Comunale si meritano dunque un doppio riconoscimento, una doppia MEDAGLIA AL VALORE CIVILE. Primo per aver rinunciato ad un importante incremento della propria indennità di funzione, secondo per aver tenuto la barra dritta escludendo familiari conviventi di mafiosi con una condanna al 416 bis dalla possibilità offerta a giovani disoccupati di poter accedere alle borse-lavoro.
Polistena è una città che ha sempre dato messaggi forti sul tema della ndrangheta che purtroppo costituisce un ostacolo costante allo sviluppo economico, sociale e culturale dei nostri territori.
Se di questo certa opposizione non ne è convinta consigliamo a taluni di scegliere un altro mestiere ma di stare alla larga dalle istituzioni e dalla politica. Diversamente il rischio è quello di divenire colpevolmente complici di un sistema di potere criminale che ha consegnato la Calabria e il Mezzogiorno alle classifiche dell’arretramento, della marginalità, del sottosviluppo, della malasanità.
Bene hanno fatto il Sindaco e l’Amministrazione Comunale a mettere i paletti su questa e altre situazioni che interessano la comunità respingendo al mittente il costante tentativo di delegittimazione portato avanti da chi attacca i “non amici” ma tace sui suoi “amici”.
Un metodo aggressivo, minaccioso, arrogante usato da qualche esponente che per il solo fatto di fare politica crede di poter essere autorizzato a vessare continuamente chi compie il proprio dovere a cominciare da funzionari e dipendenti comunali per finire a quelle realtà associative, cooperative, imprenditoriali che lavorano onestamente senza chiedere niente a nessuno. Tutto questo non solo non è giusto, ma costituisce una provocazione tesa a sfaldare l’unità di una comunità come Polistena, onesta e laboriosa, oltre che, ove gli riesca, rallentare le normali attività di ufficio e amministrative poste al servizio dei cittadini.
I comunisti di Polistena saranno sempre al fianco del compagno Sindaco Michele Tripodi, dell’Amministrazione Comunale, del gruppo consiliare Rialzati Polistena, che dopo un anno dall’inizio del mandato hanno dato prova di tutta la loro indiscussa capacità di affrontare i problemi e di guidare l’amministrazione della cosa pubblica in modo impeccabile come nessun altro avrebbe potuto fare in questo difficile momento economico e internazionale dove guerra e carovita sono una minaccia costante per il popolo che lavora.
C’E’ CHI PARLA DI INCLUSIONE SENZA CONOSCERNE IL SIGNIFICATO
Nei giorni scorsi è stato pubblicato l’avviso per la concessione di borse lavoro istituite dal Comune di Polistena e tra i requisiti viene richiesto quello di “non avere, all’interno del proprio nucleo familiare, persone condannate per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p.”. Nell’introduzione di questo requisito si materializza lo squallore culturale di certa antimafia da fumetto dimostrando tutta la miopia politica dell’Amministrazione comunale di Polistena. La responsabilità penale è personale e non è possibile che un fatto che sia estraneo e che non riguardi in prima persona il candidato possa pregiudicarlo nella partecipazione ad un bando. E’ un fatto gravissimo di chi è abituato a puntare il dito ed esprimere giudizi invece di attuare una politica inclusiva che strappi, attraverso percorsi lavorativi come in questo caso, eventuali “affiliazioni” a culture contrarie alla convivenza civile. Questa esclusione inserita tra i requisiti rappresenta una barbarie civile e culturale. Va assolutamente eliminata per dare la possibilità, anche a chi ha nel proprio nucleo familiare persone condannate, di essere artefice del proprio destino e di non essere colpevolizzato per colpe altrui. L’inciviltà politica provoca questi obbrobri, pensare di apparire paladini dell’antimafia inserendo questi rigurgiti concettuali è frutto di menti superficiali e banali. Diamo fiducia ai figli di chi ha sbagliato dimostrando che la strada da seguire è un’altra così da renderli una grande risorsa per la comunità. Poco importa se il signor sindaco, dott. Michele Tripodi, per fare caciara e per evidenti limiti di visione politica affermi che io mi preoccupo di dare le borse lavoro ai mafiosi, dicendo questo offende tutte quelle persone che hanno avuto la forza di allontanarsi da alcune logiche mafiose. Affermare che i figli dei condannati siano anche essi mafiosi è una bestialità. Parlano tanto di inclusione ma, come sempre, non ne conoscono il vero significato.
FRANCESCO PISANO
CAPOGRUPPO CONSILIARE “POLISTENA FUTURA”