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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 08 MAGGIO 2024

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Pignataro (Sinistra Italiana), lettera denuncia di una mia concittadina Nella quale trasmetteva delusione e rabbia per una vicenda che la interessa e con lei migliaia di cittadini italiani

Pignataro (Sinistra Italiana), lettera denuncia di una mia concittadina Nella quale trasmetteva delusione e rabbia per una vicenda che la interessa e con lei migliaia di cittadini italiani

Ho ricevuto nella giornata di ieri una lettera denuncia di una mia concittadina, nella quale trasmetteva delusione e rabbia per una vicenda che la interessa e con lei migliaia di cittadini italiani. Dopo innumerevoli tentativi di portare a ragione burocrati, funzionari, piattaforme, enti e Istituzioni sull’esigibilità del “diritto alla salute” in qualsiasi luogo del territorio nazionale ci si trovi al momento, oltretutto in una situazione di emergenza, Anna Maria Gargaglione di Altomonte, ma residente a Torino da oltre 50 anni, ha ritenuto lanciare questo appello, per non arrendersi, ma rivendicare con giusta ragione un diritto. Le si è risposto che non può fare il vaccino in Calabria, ma che deve ritornare nel luogo della sua residenza. Se non fosse drammatico, sarebbe evidentemente una situazione tragicomica, che diventa grottesca se si pensa che il tutto avviene in Calabria, la regione che ha il triste primato della vaccinazione degli “Altri”, dei furbetti del quartierino, degli amici dei potenti,dei soliti noti e anche di chi si trovava a passare per caso dai luoghi di vaccinazione.
La lettera, che riportiamo in seguito, si commenta da sé, non ha bisogno di altro se non di un invito a chi di dovere, naturalmente su tutto il territorio nazionale di risolvere una questione incresciosa e contraddittoria, se l’unico modo per superare questa epidemia è la vaccinazione di tutte e tutti nei tempi più brevi possibili.

“Sono una cittadina italiana nata in Calabria, mi sono trasferita a Torino in cui risiedo da più di 50 anni. Ora causa covid, mi trovo nel mio paese di origine, Altomonte in provincia di Cosenza, e intendo restarci finché questa situazione pandemica non migliora. Ma il problema che sono costretta ad affrontare adesso è il vaccino, mi spiego meglio: essendo nata in Italia per cui cittadina Italiana non capisco perché non posso essere vaccinata in Calabria, che fino a prova contraria è una regione Italiana? Fare il vaccino è un diritto è un dovere di ogni cittadino, perché devo trovarmi ad affrontare tutte queste problematiche, dinieghi, atteggiamenti poco rispettosi, inviti a ritornare a Torino per vaccinarmi nel luogo di residenza. Eppure proprio in questa fase si stanno prenotando in provincia di Cosenza quelli della mia generazione. Questo problema va risolto a livello nazionale perché migliaia di persone si trovano nelle mie medesime condizioni, con delle disposizioni chiare e precise, affinché anche chi si trova fuori la propria residenza, ma in territorio nazionale venga vaccinato. Non è giusto che chi ha abbandonato la propria terra per motivi di lavoro si veda rifiutare, dopo 50 anni, ancora un diritto sacrosanto come allora; 50 anni fa il diritto al lavoro e alla vita nei luoghi della propria infanzia, ora quello di essere trattata come cittadina italiana e calabrese. Oltretutto è una negazione del buon senso chiedere a persone di una certa età di ritornare nei luoghi di residenza, affrontare viaggi di centinaia di chilometri, rischiare il contagio, sottoporli ad ulteriore stress (come se non bastasse quello che tutti stiamo affrontando). Questa mia lettera per appellarmi a chi di dovere per evitare una umiliazione a tutti quei cittadini italiani che sono andati via per lavorare e vivere e che ora vorrebbero godersi quello a cui hanno dovuto rinunciare amaramente in passato.