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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Petullà presenta una proposta ai Commissari di Taurianova

Petullà presenta una proposta ai Commissari di Taurianova

A seguito dell’omicidio Battaglia, il sociologo propone la creazione di un “progetto socio-politico di vita volto a stimolare una riflessione sul vissuto dei più giovani”

Petullà presenta una proposta ai Commissari di Taurianova

A seguito dell’omicidio Battaglia, il sociologo propone la creazione di un “progetto socio-politico di vita volto a stimolare una riflessione sul vissuto dei più giovani”

 

Riceviamo e pubblichiamo la proposta presentata dal sociologo Mimmo Paetullà ai Commissari straordinari del comune di Taurianova

“Preg. mi Commissari,

Il ferimento e, successivamente la morte, di Tony Battaglia, ha gettato la comunità di Taurianova in un vero e proprio sconforto, diffondendo al suo interno sfiducia e disorientamento. Sono sentimenti, questi, sui quali la cittadinanza ha fatto ben presto prevalere un comportamento collettivo, che, nell’unanime partecipazione al proclamato lutto cittadino, ha trovato la sua massima espressione. In nessun altro fatto di sangue – verificatosi di recente e, in modo particolare, nel passato – consumato con modalità molto più spettacolarmente violente, rispetto a quest’ultimo, la locale società civile si era trovata posta così unanimemente a confronto: in una composizione sociale e culturale piuttosto eterogenea, includente tutti gli strati sociali. Pertanto, la specificità della reazione sociale, di fronte a tale omicidio, merita una succinta riflessione, la cui attenzione è richiamata dalla presenza di alcune decisive variabili. La prima di queste, s’individua nel fatto che ci troviamo di fronte a un delitto che esorbita dal premeditato sistema di violenza precipuamente mafioso. Se si fosse trattato di un omicidio, maturato nel contesto di un’organizzazione di questa natura, l’opinione pubblica non si sarebbe sentita molto turbata, in quanto avrebbe reagito come in fondo ha sempre fatto: vale a dire, elaborando l’accaduto come rispondente alla consueta, interna e delinquenziale logica, per quanto spietata, precisa, razionale e fondata sul potere. E’ da immaginare che, per lo stesso motivo, ci avrebbe pensato molto bene, prima di manifestare la stessa unanime e densa partecipazione. La seconda variabile, s’identifica nella vittima, la cui identità era alquanto conosciuta e, in modo particolare, senz’altro benaccetta. Si tratta di un aspetto, questo, che ha favorito un processo di emotiva identificazione, o, meglio ancora, di analogia situazionale: vale a dire la percezione che, le circostanze – nelle quali è venuto a trovarsi il giovane barista – sono quelle nelle quali i più potrebbero riconoscersi. Si è del parere che, anche questo aspetto, abbia incoraggiato – molto più di quanto si possa pensare – le manifestazioni di sconcerto e di partecipazione. Con tutto ciò, le stesse reazioni di solidarietà e di vicinanza, difficilmente si sarebbero registrate, nell’ipotesi in cui la morte avesse coinvolto un rinomato malvivente, la cui vita – troppo generica e indeterminata – è generalmente categorizzata come un vuoto a perdere, in quanto rientrante nelle probabilità che essa possa giungere, prima o poi, a un tragico epilogo. Detto in altre parole, l’uccisione di un delinquente, risulta essere socialmente sotto percepita, poiché esso – oltre a essere accostato a condotte devianti – appartiene a una tipologia diversa, nei confronti della quale Taurianova – e i fatti criminosi del passato lo attestano chiaramente – non ha ancora elaborato condivise strategie culturali di reazione critica. Terza variabile, non ultima per importanza, si riferisce al responsabile dell’omicidio. Senza rimuovere alcuna colpevolezza nei suoi confronti, si rende importante evidenziare che, l’enfasi posta sull’etichettamento, che ha immediatamente ricondotto il soggetto all’indubbia presenza di una certa subcultura, rischia di trascurare il processo culturale che ha contribuito a determinare l’azione delittuosa. Al di là di ciò, è da immaginare che a suscitare sconcerto, non sia stato esclusivamente il fatto che l’interessato abbia ucciso una vita umana, quanto che la sua minore età abbia fatto scattare – nel collettivo sociale – la diffusa consapevolezza di aver improvvisamente perso la percezione del controllo sociale della violenza: un mafioso adulto, che si fosse reso colpevole dello stesso omicidio, avrebbe tranquillizzato maggiormente, contribuendo a impegnare molta più prudenza, nella costruzione delle ipotesi. Già all’indomani del tragico evento, sono state comunque formulate alcune interpretative considerazioni, nel tentativo d’individuare le possibili cause del grave gesto. Vi è da aggiungere, a questo proposito, che, quando si affrontano siffatte argomentazioni, il rischio è quello di eccedere, assolutizzando la responsabilità della famiglia. Certo, non si dice nulla di nuovo quando si sostiene – a ragione – che essa rappresenta la prima e più rilevante dimensione, per lo sviluppo e l’educazione degli adolescenti: talvolta in senso negativo. I rapporti familiari, sono in grado di offrire calore e appagamento, ma possono caricarsi anche di tensioni, che a volte si riversano sui figli.

D’altra parte, qualunque tipo di paradigma culturale, che si dovesse ispirare alla logica della violenza, rischia di tradursi in una vera e propria pedagogia. Ciò nonostante, appare poco persuasivo il tentativo di inchiodare la delicata questione esclusivamente all’interno delle pareti domestiche: in modo particolare quando si pretende di sollecitare interrogativi, contrassegnati da un rigido approccio deterministico. Pur non perdendo di vista le responsabilità della famiglia, si ritiene opportuno rimanere fermi anche su un altro aspetto: la presenza, nello svolgimento delle attività delittuose, di un forte elemento contestuale. Più precisamente, di fronte al cosiddetto disagio giovanile – in modo particolare quello preadolescenziale – sembra rendersi opportuno parlare di concause: che anche nella socializzazione e nella collocazione sociale trovano un sempre più fecondo terreno. Si rende opportuno ricordare, a questo proposito, che la criminalità organizzata, nella realtà di Taurianova, rappresenta un fenomeno rispetto al quale la tensione democratica – da parte di ampie aree –  appare, ancora oggi, poco diffusa.

Peggio ancora, salvo qualche rara e isolata esperienza, non è mai stato pensato un progetto socio – politico di vita, volto a stimolare una riflessione sul vissuto dei più giovani: con l’intento di offrire loro spazi, come pure strumenti critici di crescita e di democratica partecipazione. In ogni caso, qualsivoglia prospettiva teorica, che potesse essere proposta, può dare il suo contributo alla comprensione della problematica dell’età giovanile: poiché ognuna di esse non è aprioristicamente da considerare indipendente l’una dall’altra. Al contrario, il loro rapporto è così stretto, al punto da costituire un tutto inscindibile: fatto d’interazioni e di condizionamenti. Quello che si ritiene opportuno debba prevalere, è la prudenza, nello stilare diagnosi risolutive, come pure a stabilire esclusivi e facili nessi causa – effetto, secondo i più diffusi modelli: sottovalutando l’effettiva problematicità delle esperienze personali. E’ tempo, pertanto, di profondere uno sforzo, per capire di più: molto di più, rispetto a quanto sia stato fatto in precedenza. E’ evidente che si tratta di un processo lungo e delicato, il quale richiede la dovuta collaborazione delle altre agenzie educative. D’altra parte, proprio per questo motivo, il sottoscritto ha già avuto modo di proporre un patto solidale per Taurianova, che si avvantaggi di una stretta e sistematica interazione, fra tutte le locali agenzie educative, ispirate agli autentici e condivisi valori umani: ne ribadisco, senza esitanza alcuna, la sua importanza. E’ in questa prospettiva che mi permetto di presentare, alla Vostra cortese attenzione, il presente percorso didattico, di educazione alla legalità: inteso anche come fatto propulsivo di formazione contro ogni forma di violenza. Il progetto – nella fattispecie – ambisce a incoraggiare, grazie al fondamentale apporto delle Scuole Statali, di ogni ordine grado, ubicate nel territorio comunale, l’avvio di una presa di coscienza, che anche nel fenomeno della ‘ndrangheta individua il suo privilegiato approccio di critica riflessione. La scuola, difatti, in questo preciso contesto, non può non assumersi la corresponsabilità morale di trasmettere, alle giovani generazioni, i valori di un impegno, che sia risolutamente alternativo: in modo particolare laddove la struttura familiare non risulta essere funzionale a un corretta crescita culturale. Tale istituzione – dove il giovane incontra, per la prima volta, lo Stato – s’identifica come un fecondo spazio d’incontro e di aggregazione: essa, pertanto, deve essere luogo di pratica – e non solo di enunciazione – della democrazia e della cultura della non violenza. L’istituzione scolastica, detto in altre parole, rappresenta – in modo particolare per i ragazzi privi di una struttura familiare attenta – l’unica alternativa, per introiettare modelli di riferimento, che permettano un corretto processo di socializzazione e un processo educativo nella norma. Si rende conveniente evidenziare che, il progetto in questione, potrà prendere corpo e senso a una condizione, che si ritiene ineludibile: tracciare un vero e proprio percorso, d’istruzione e di coscientizzazione, che sia trasversale a tutte le classi, come pure a tutte le discipline. Si rende opportuno evidenziare che, il presente piano di lavoro, potrebbe essere inteso come un tassello, seppure d’indubbia e ineludibile importanza, di un più ampio processo di sensibilizzazione, da contestualizzare in un’articolata progettualità educativa di comunità, di cui la Commissione Straordinaria è da auspicare voglia rendersi sollecita promotrice. Sembra evidente, pertanto, che il presente percorso di studio, trovi la sua motivazione di essere nel tentativo di riaffermare, con forza, il valore educativo del rispetto dello stesso principio di legalità.

 

La prima prospettiva dovrebbe coincidere:

 

Ø  con l’inquadramento degli aspetti, storici e socio – economici, che hanno costituito terreno fertile per il radicamento della ‘ndrangheta;

Ø  con la conoscenza delle origini, degli aspetti sociali e delle trasformazioni – a livello locale e, ovviamente, globale – del fenomeno;

Ø  con la ricostruzione della storia delle organizzazioni che la strutturano;

Ø  con un percorso di conoscenza, che non deve per niente escludere le altre realtà malavitose presenti nella regione.

 

Il percorso, in un secondo tempo, avrà come suo obiettivo quello di fare esplicito riferimento alla specificità della locale realtà. Gli allievi, dunque, saranno resi partecipi – nel sacrosanto rispetto della loro precipua sensibilità – di:

 

Ø  tutte quelle esperienze – cronologicamente recenti – che hanno segnato, tragicamente, la città di Taurianova: le faide, in modo particolare, oltre che gli innumerevoli episodi di violenza in genere.

 

L’obiettivo, è quello di sollecitare una forte coscienza critica e civile: una reazione di rifiuto culturale, che invece di far apparire la violenza come potenziale modello di comportamento, aiuti a vederla nella sua radice di barbarie e d’inciviltà e, come tale, respingerla con forza. Sempre in questo delicato ambito d’intervento, l’intento è quello di aiutare gli studenti a saper pensare e ragionare, a saper scegliere – e orientarsi – in situazioni moralmente significative, riuscendo a chiedersi perché ciò che si riteneva negativamente impossibile, nella specificità della loro realtà si è potuto realizzare. Il fare memoria, per tali motivi, diventa fondamento della cittadinanza, con l’intento di portare, necessariamente, alla formazione di un pensiero – responsabile e democratico – che sappia ricostruire le identità individuali, come pure il senso della comunità taurianovese: ferita da dolorose esperienze. Gli studenti saranno aiutati, in tal modo, a diventare donne e uomini veri, forti nella volontà: determinati nei loro compiti, capaci di occuparsi della realtà taurianovese, gettando, finalmente, su di essa, uno sguardo critico: con serenità, con coraggio e con ottimismo. Ai fini del raggiungimento delle suindicate tappe, si ritiene opportuno proporre i seguenti strumenti, di natura didattico – culturale:

Ø  La lettura di articoli di giornale: riguardanti, ovviamente, gli avvenimenti di cronaca trattati;  

Ø  l’ulteriore approfondimento dei temi in questione, con letture di testi, testimonianze ed eventuali video. 

 

Risposte positive

Fondamentale importanza assume, ovviamente, il rendere partecipe i ragazzi anche delle notevoli risposte, offerte da parte della loro società civile. Un lavoro non meno importante, questo, il quale può essere messo in atto attraverso le testimonianze, di uomini e di donne, preferibilmente del luogo, vittime di vicende di violenza: essi rappresentano, certamente, una fonte inesauribile, da cui attingere – a piene mani – per consolidare quel sottovalutato desiderio di speranza, che si percepisce, a volte diffusamente, nei giovani. Mi riferisco, nella fattispecie, alla possibilità di prevedere incontri, con testimoni diretti e figure simbolo, che lavorino nell’ambito della lotta contro ogni forza di violenza. L’obiettivo, in questo preciso ambito, è più precisamente quello di avviare una riflessione – conoscitiva e valorizzante – sulla cultura della positiva reazione sociale, nel tentativo di far comprendere, realmente, che solo attraverso l’impegno – forte e unitario – la comunità potrà riuscire a rendersi libero da ogni condizionamento. Sembra evidente, alla luce di quanto detto, l’importanza che assumono:

 

Ø  gli incontri con le locali Forze dell’Ordine;

Ø  gli incontri con alcuni Magistrati, per affrontare – tra l’altro – argomenti inerenti la legalità e la giustizia. L’autorevole figura del Dott. Rocco Cosentino, di Taurianova – giovane, sensibile e audace Sostituto Procuratore, presso il Tribunale di Palmi – si propone, indiscutibilmente, come una priorità, dalla notevole valenza pedagogica e culturale.

Ø  gli incontri con esponenti dell’Associazione Antiracket del paese: nella fattispecie con quei commercianti che abbiano denunciato i propri estorsori

Ø  importanza assumono, allo stesso tempo, le testimonianze tra i comuni cittadini, relativamente ad atteggiamenti di audace rifiuto – oltre che di chiaro contrasto – al fenomeno, di violenza e di sopraffazione.

Le notevoli risposte, offerte da parte della società civile, dovrebbero essere offerte anche mediante:

Ø  Incontri con scrittori e protagonisti di storie, nel tentativo di suscitare – sul piano umano, morale e psicologico – le ragioni della determinazione del contrasto al fenomeno della violenza e della ‘ndrangheta;

Ø  visite, presso i terreni, come pure gli immobili, confiscati alla ‘ndrangheta: intrattenimenti, questi, i quali devono essere preceduti da incontri preparatori, riferiti – tra l’altro – alla precipua dimensione giuridica e legislativa;

Ø  incontri di approfondimento, a seguito delle recenti modifiche dell’art. 2 – undeceis della legge 31 marzo 1965, n. 575, “disposizioni contro la mafia”, introdotta dal comma 201 dell’articolo 1, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria per il 2007), che ha esteso la possibilità di utilizzo dei beni immobili confiscati e “mantenuti al patrimonio dello Stato”, oltre che per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile, “anche per altri usi governativi o pubblici connessi allo svolgimento dell’attività istituzionale di amministrazioni statali, agenzie fiscali, università statali, enti pubblici e istituzioni culturali di rilevante interesse”.

Ø Conoscenza degli strumenti, per difendere il territorio e l’ambiente.  

La fondamentale importanza della famiglia

Il suesposto percorso educativo, deve essere accolto e sostenuto – certamente – dalle famiglie degli allievi. Sembra evidente, pertanto, la necessità di valorizzare in tale contesto promozionale il ruolo dei genitori, mediante un vero e proprio patto di corresponsabilità, da porre in atto tra la scuola, la famiglia e il Comune di Taurianova: nel segno di un’imprescindibile e strategica alleanza. In quest’ottica, da costruire sul privilegiato ascolto dei destinatari – come pure sul tentativo d’individuare alternative dinamiche relazionali – si propongono incontri:

 

Ø che vedano esclusivi protagonisti i genitori, volti ad approfondire la delicata questione dell’emergenza educativa; 

Ø che si soffermino sui segni del disagio preadolescenziale e giovanile;  

Ø su temi concernenti la mentalità e i comportamenti premafiosi, con riferimento alla complessa questione del rispetto verso l’altro, del bullismo e dell’omertà. 

Ø sulle eventuali strategie da porre in atto; 

Ø  che vedano protagonisti entrambi le parti: allievi e genitori.  

L’importanza della Chiesa

Risulta di notevole importanza coinvolgere anche le realtà parrocchiali, presenti nel territorio. Si è del parere, difatti, che gli allievi debbano conoscere – sempre per quel che attiene legalità e mafie – la posizione ufficiale della Chiesa. Si propongono, pertanto, una serie d’incontri, i quali vedano l’unanime disponibilità di sacerdoti, al fine di riflettere, ad esempio, su:

Ø La sacralità della vita umana; 

Ø le chiese cristiane e l’educazione antimafia; 

Ø i documenti magisteriali, promulgati dalla Conferenza Episcopale Calabra, come pure da organismi pastorali; 

Ø  la condivisa costruzione di una rinnovata pastorale giovanile.

Un’attenzione alla dispersione scolastica

Sembra evidente, alla luce di quanto detto, la fondamentale importanza che assume l’elaborazione – da condividere, ovviamente, con la scuola – di un ulteriore percorso, che consenta di affrontare il problema degli insuccessi scolastici, anche in una prospettiva preventiva. D’altra parte, il presente progetto educativo di comunità, non può non coinvolgere – innanzitutto – la popolazione scolastica più socialmente svantaggiata, dunque più marginale. Si propone, pertanto:

 

Ø   la delineazione di alcune possibili linee di intervento, su questo problema, il quale rischia di imporsi come uno dei fattori socialmente più discriminatori”.

Mimmo Petullà

redazione@approdonews.it