“A causa di una inerte e silenziosa classe politica, la città è invasa da immigrati anziché da turisti”
Paolo Ferrara: “Emergenza salute pubblica: grave rischio di epidemia”
“A causa di una inerte e silenziosa classe politica, la città è invasa da immigrati anziché da turisti”
Reggio Calabria meta preferita, non da turisti, vista la stagione, ma da migliaia di immigrati che quotidianamente sbarcano al porto di nostra città.
Una marea umana, composta per lo più da africani, ha sostituito i turisti che soprattutto nella stagione estiva si facevano notare, in gran affluenza, attratti dai due guerrieri di bronzo, custoditi all’interno del Museo Nazionale della “Magna Grecia”, di cui tanto si sta parlando e sparlando in questi giorni, dopo la pubblicazione delle foto scattate da Gerald Bruneau all’interno dello stesso museo.
Un cocktail di negatività ha ridotto negli ultimi dieci anni la città in uno stato economico veramente drammatico, al punto tale che, da due anni è governata da una terna commissariale.
Se all’Isola del Giglio l’affondamento della Costa Concordia ha creato, nonostante tutto, sviluppo economico, a Reggio Calabria lo sbarco dei clandestini sta procurando molteplici svantaggi sia per gli effetti negativi sull’economia turistico-ricettiva sia per le difficoltà delle istituzioni (ospedale compreso) nella gestione dell’emergenza, nonostante il comune sia tra le altre cose anche sull’orlo del dissesto finanziario.
Un dramma nel dramma, sembrerebbe che si sia abbattuta una maledizione su questa città, un tempo perla del mediterraneo e meta di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, oggi ridotta quasi alla fame per l’alto numero di disoccupati e per tutte le vicende politiche avverse.
Ci mancavano soltanto gli sbarchi della speranza a completare l’opera, causa “indiscutibile” per la quale, le strutture alberghiere reggine, stanno registrando in questo nefasto periodo, numerosissime disdette di precedenti prenotazioni.
La nave San Giusto della Marina Militare Italiana, ultima imbarcazione approdata nel porto di Reggio Calabria lo scorso lunedì mattina, ha portato un altro “carico umano” che, da fonti ufficiali della Protezione Civile, contano 1699 persone.
Il volto dei reggini è ancora più scuro di quello dei migranti che spesso invece sbarcano con il sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi di felicità.
Si legge più paura negli occhi dei reggini che in quelli degli immigrati africani.
Gli indigeni sono ormai stati colti dalla rassegnazione, a volte anche dalla disperazione, per lo stato in cui versa la città. Il disastro ambientale, la disoccupazione, la mala politica, la crisi economica e le centinaia di clandestini in giro per la città, molti dei quali sfuggiti al controllo, stanno contribuendo notevolmente all’aumento della crisi economica.
Peggio ancora della crisi economica la nostra città sta vivendo momenti di “silenzioso” panico dovuti all’emergenza di salute pubblica: è grave il rischio di epidemia che sta seriamente mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini, ignari di questa tragica situazione.
Gli immigrati arrivano da aeree con grandi problemi igienico-sanitario e quindi maggiormente soggetti ad infezioni che da noi non esistono più se non in forma sporadica.
Impeccabile è il lavoro svolto dai volontari che in questi due mesi sono stati sempre presenti nelle azioni di primo soccorso, spesso però senza adeguate dotazioni di protezioni individuali capaci di prevenire la trasmissione delle malattie infettive. Questa limitazione, provoca una maggiore esposizione al contagio e di conseguenza il grande rischio a potenziali incubazioni di gravi malattie infettive, trasmissibili attraverso il semplice contatto con la saliva, cioè, con le particelle volatili c.d. di “Flugge” (tipo tubercolosi, malaria, meningite, ecc. ).
Il tutto, purtroppo, vista la carenza di organico sanitario, viene svolto sotto l’osservazione del ridotto personale medico che controlla molto velocemente e senza (anche in questo caso) adeguate dotazioni sanitarie le forme conclamate, non riuscendo a definire possibili casi di incubazione.
In dettaglio: un soggetto che sta a contatto con possibili persone infette, condividendo un lunghissimo viaggio della durata di non meno di 72ore, ha una percentuale di contagio di almeno il 50%, col conseguente alto rischio d’incubare la malattia.
Le norme internazionali sugli interventi di maxi emergenza prevedono la tenuta in osservazione di tutti i profughi in “ospedali da campo”, necessari a costatare la possibile e probabile insorgenza di una patologia.
Tutto ciò a Reggio Calabria non avviene perché nella nostra città non esiste alcun “ospedale da campo”. Chi ha la scabbia, tubercolosi, qualsivoglia altra patologia infettiva viene semplicemente ricoverato negli ospedali pubblici, mettendo a rischio anche l’utenza defedata dell’ospedale.
Il Pronto Soccorso, inoltre, non presenta nella sua struttura architettonica alcun filtro di “utenza infetta” e ciò può comportare la possibilità di contagio tra utenti.
Perché quindi non rispettare i protocolli del Ministero della Salute per le maxi emergenze?
Rispettando tali protocolli si ridurrebbero al minimo i rischi di contagio accidentale!!!
A tal proposito, non si comprende in alcun modo come, una malattia già debellata, come la tubercolosi, abbia avuto in questi ultimi mesi l’insorgenza in molti casi che ha visto molti calabresi affetti da tale patologia!!!
Gli ultimi a denunciare questa spiacevole situazione sono stati i vertici del Sindacato della Polizia, CONSAP. Nei giorni scorsi, il Segretario nazionale Giorgio Innocenzi ha infatti dichiarato che “alcuni poliziotti mandati ad accogliere questa gente con presidi non idonei hanno contratto la tubercolosi, il numero certo è di 40 unità”, ma da come dichiara lo stesso Segretario “altri esami in corso si stanno effettuando per valutare possibili altri casi sospetti”.
La paura di contrarre malattie infettive, fa si che, la maggior parte dei poliziotti si dichiarano “in malattia” durante la chiamata per l’assistenza allo sbarco.
Anche l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha dichiarato l’allarme.
Tra le malattie infettive, la peggiore è generata dal virus ebola che non arresta la sua folle corsa. I dati sono davvero inquietanti: finora 1779 persone sono state contagiate dal virus. Di queste 961 sono morte.
L’OMS (Organizzazione Mondiale alla Sanità) precisa che solo nell’ultimo mese i nuovi infettati sono stati 815 i morti 358.
Le cifre parlano chiaro e per questa ragione Margaret Chan, direttore generale dell’OMS ha dichiarato lo scorso venerdì 8 agosto: “L’Ebola è un’emergenza sanitaria internazionale”.
Per tale motivo, tutti i presidi sanitari fissi e mobili e tutti gli automezzi utilizzati dagli immigrati devono essere obbligatoriamente sanificati subito dopo aver ospitato e/o trasportato migranti.
A tal proposito, si ha notizia che molti pullman dell’azienda comunale ATAM e di società private sono utilizzati per il trasporto degli immigrati, e per tanto, dovrebbero essere sottoposti a rigido trattamento disinfettante per come prevede il protocollo.
Siamo certi che tali adempimenti vengono rispettati??? O magari questi mezzi dopo essere stati utilizzati per il soccorso ritornano tranquillamente a svolgere il proprio servizio linea?
Paolo Ferrara: “Nonostante le incessanti azioni di soccorso dei gruppi di volontari, non si placa l’onda degli sbarchi che, in meno di due mesi ha raggiunto quota di quasi 6.000 migranti. Nel riserbo assoluto, solo nell’ultimo sbarco 34 malati di scabbia, 27 di tubercolosi, 4 di malaria ed 1 “sospetto”, ma non si sa ancora di cosa. Come afferma l’Organizzazione Mondiale per la Sanità “stiamo vivendo il grande pericolo della peggiore epidemia degli ultimi 40 anni”, che metterebbe a serio rischio la sicurezza non solo di Reggio, ma dell’Italia intera”.