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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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P.Q.M. (Per Questi Motivi) Riflessioni del giurista blogger Cardona sul rito del giudicare

P.Q.M. (Per Questi Motivi) Riflessioni del giurista blogger Cardona sul rito del giudicare
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Ugo Betti, magistrato e poeta, scriveva: “Che cosa vuol dire giudicare, giudicare un altro uomo? Ancora non sono molto tranquillo su questo punto”.
Poi narrava come una volta gli fosse capitato di fermare l’occhio casualmente sul collo d’un povero diavolo che, imputato, balbettava dinnanzi a lui, e vedere, d’un tratto una grossa vena, poco sotto l‘orecchio che palpitava disperatamente.
Fu quella vena che destò nell‘animo suo una rimembranza della giovinezza.
“Avevo seguito a caccia mio zio, avevo raccolto un’allodola colpita; improvvisamente sentii la mia mano di ragazzo riempita del battito, incredibilmente forte, del piccolo cuore. Diventai pallido; allora aprii la mano, ma l’allodola cadde”.
Volesse il cielo che tutti i giudici guardassero sul collo degli imputati le grosse vene che battono.
Se alcuno avesse mai tenuto in mano l’ultimo palpito d’un’allodola colpita a morte, forse si convincerebbe che il cuore non batte a tutti egualmente e ognuno dice menzogne e verità in modo diverso.
Invece non é raro veder ridurre i fatti in pochi schemi e gli uomini in categorie preconcette.
Schemi, tabelle, monotonia… non cuori, non pulsazioni, non trasalimenti, non ambasce; solo giocattoli umani che dicono sì e no, bianco e nero, giorno e notte sempre allo stesso modo e per la stessa ragione.
Nei più bei racconti francesi, il presidente Bourriche, troppo giuridico da far dipendere le dispute giudiziari dalla ragione o dalla scienza, oggigiorno potrebbe immortalare alcuni normotipi giudiziari credenti aprioristicamente nella colpevolezza di un uomo: condannerebbe anche oggi i Cranquebille di Anatole France!
Il presidente Bourriche fa il dovere suo: imprime l’orma inflessibile della legge nella materia inerte dell’umanità, basandola su dogmi canonici.
Si dice che i giapponesi abbiano due nature: quella crudele e quella poetica.
Un giorno faranno un’altra guerra perché sono un popolo crudele; la perderanno perché sono un popolo poetico.
Questo mi ricorda quell’altro presidente che condanna tutti perché é molto scettico, ma dà pene minime perché é molto sentimentale.
Se si potesse domandare che cosa ne pensi di questa faccenda il nostro vero io, quello che si nasconde a noi stessi e non viene deformato dalla realtà quotidiana, forse risponderebbe come l’orbo veggente a cui doleva che alcuni camminino indifferenti in mezzo al popolo come in mezzo a una foresta.
Ma insomma, é possibile che solo i poeti e i filosofi debbano essere schiavi di questo tormento? E’ possibile che giudicare significhi imprimere l’orma inflessibile della legge nella materia inerte dell’umanità?
L’uomo della strada fa ressa, soffre, si scarnifica, ha paura: paura della giustizia.
L’orma della legge non si sente, si vede: si vede per un attimo quando il condannato é succhiato dalle tenebre d’una porta bassa e stretta, come se veramente di là dovessero passare granelli di sabbia.
E se fosse innocente? Noi ignoriamo tutto, nulla vediamo e nulla possiamo, nulla preconizziamo, nulla immaginiamo. Noi siamo legati e imprigionati in noi stessi.
E la gente si meraviglia del genio…