Siamo a fianco del nostro Presidente Armando Veneto in attesa di comprendere l’incomprensibile, rammentando – a chi ha breve ricordo – la passione e le battaglie in difesa del giusto processo di cui è stato ed è storico, instancabile ed irreprensibile protagonista.
Chi ha memoria solida ricorda che l’autorità giudiziaria di Catanzaro diffondeva interpretazione esattamente opposta degli stessi fatti nel 2014.
Degli stessi fatti del 2009 di cui oggi si riparla, a distanza di 11 anni, in un atto che informa che la Procura della Repubblica competente ha cambiato posizione.
Comprendiamo invece perfettamente, sottoposti come siamo alla tirannia del tempo, misura delle nostre speranze e delle nostre angosce, che l’assoggettamento della persona ad un potere di inquisizione sganciato da limiti temporali è manifestazione intollerabile di un potere fuori controllo, alimentato dalle sue stesse degenerazioni. Che, cancellando i diritti, offende la dignità, genera paura e smarrimento, ci trasforma in sudditi.
E crea inevitabilmente le condizioni in cui insieme all’arbitrio attecchisce e si diffonde la corruzione, nello stesso momento in cui proclama di volerla combattere.