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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Operazione “Perseverant”, dal coraggio di un padre preoccupato per la figlia che si reca dai Carabinieri di Taurianova, nasce l’inchiesta che sgomina una rete di pusher Il procuratore di Palmi Crescenti, “Senza le intercettazioni sarebbe stata impossibile un'inchiesta di questo tipo. Sarebbe stata molto più limitata, più costosa e probabilmente anche meno garantista per le persone indagate”

Operazione “Perseverant”, dal coraggio di un padre preoccupato per la figlia che si reca dai Carabinieri di Taurianova, nasce l’inchiesta che sgomina una rete di pusher Il procuratore di Palmi Crescenti, “Senza le intercettazioni sarebbe stata impossibile un'inchiesta di questo tipo. Sarebbe stata molto più limitata, più costosa e probabilmente anche meno garantista per le persone indagate”

Il coraggio di un padre, un esempio da seguire, un coraggio che dovrebbe essere emulato da tantissimi genitori che ogni giorno convivono con le problematiche questo territorio difficile ci presenta e li mette duramente alla prova.
Un grande lavoro dei carabinieri di Taurianova guidati da Capitano Gaetano Borgese che con grande professionalità e meticolosa indagine hanno scoperchiato una cappa di una pericolosità sociale dalle proporzioni dannose inaudite. Denaro facile, senza lavorare spacciando droga e molti giovani cascano in questo tremendo giro. Un duro lavoro sia degli inquirenti che dai genitori nello stare attenti a non far cadere i propri figli in circoli viziosi molto pericolosi.
Nell’ordinanza si legge che tutto trae origine dalla denuncia fatta nell’agosto del 2019 quando un padre disperato e coraggioso si recava alla Caserma dei Carabinieri di Taurianova e “riferiva che la propria figlia… a seguito di una conoscenza fatta qualche mese addietro con un tale… e aveva iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti, che assumeva per endovena”.
Tali dichiarazioni avevano anche il “supporto” della copia delle “analisi effettuate” in laboratorio “dalle quali emergeva che la predetta era positiva all’assunzione di stupefacente del tipo di cocaina e marijuana”.
Da lì sono partiti i primi arresti in flagranza di reato nel marzo del 2020 dai carabinieri della stazione di San Martino, R.G. già gravato da numerosi precedenti penali per produzione e traffico di sostanze stupefacenti.
L’operazione “Perseverant” ha stoppato uno smercio di droga con un giro d’affari che si aggira attorno al milione di euro. Il procuratore capo di Pami Emanuele Crescenti ha chiarito che “non siamo nel campo associativo perché altrimenti se ne occuperebbe la Dda. Siamo in quella fase borderline di questo spaccio di sostanza stupefacente con un sistema domiciliare con le ordinazioni fatte a mezzo social, a mezzo web che anche durante la pandemia controllava il territorio e permetteva la cessione di droga sul piano territoriale”. Nei fatti spiega il procuratore che “siamo in quella fase che sta sul passaggio alla criminalità organizzata: è chiaro che i fenomeni di droga sono sotto il controllo e sono la principale fonte di sostentamento della criminalità organizzata. In questa fase abbiamo seguito tutte quelle che sono le fasi ulteriori di questi passaggi diversi e dello smercio porta a porta della droga”. Lo stesso Crescenti spiega da dove è nata l’operazione, quello “spunto investigativo” e sottolinea che si tratta di “un aspetto estremamente positivo” dal fatto che “un genitore si è accorto dei comportamenti strani della propria figlia e ha capito che era finita in un giro di droga. Quindi, piuttosto che agire secondo vie traverse e rivolgersi alla criminalità o al boss locale, oppure sanzionare la figlia e basta, ha scelto la strada che bisogna sempre scegliere: quella di rivolgersi alle istituzioni”. L’operazione ha portato agli arresti 18 persone di cui 9 in carcere e 9 ai domiciliari e Nel corso dell’inchiesta, i carabinieri hanno scoperto una piantagione di marijuana nascosta in un bunker occultato 3 metri sotto terra.
Nell’inchiesta si evince anche uno spaccato sociale contraddistinto da maltrattamento in famiglia con violenze verbali e vessazioni, quelle di un arrestato, che molestava con ferocia la sua convivente e la figlia di lei con parole terribili, da come si evince nelle intercettazioni riportate dall’ordinanza dell’inchiesta condotta dai carabinieri, del tipo, “io gli devo bruciare la faccia come gli ho promesso e gliela brucio… stai serena che gliela brucio la faccia” ed altre parole che rabbrividiscono come “sulla testa di mia madre, ti ammazzo il figlio…io ti dico che te lo sventro tutto eh… che ora ti ammazzo una volta per tutte … ora ti scanno… che ora ti ammazzo una volta per tutte”. Scrivono gli inquirenti che a “tal punto da indurle ad un persistente stato di soggezione, paura e disagio psico-fisico incompatibile con le normali condizioni di vita”. (Leggi l’articolo)
Il procuratore di Palmi Crescenti sottolinea anche un fattore molto importante dell’inchiesta che ha scaturito il blitz dei carabinieri, ovvero che “Senza le intercettazioni sarebbe stata impossibile un’inchiesta di questo tipo. Sarebbe stata molto più limitata, più costosa e probabilmente anche meno garantista per le persone indagate”.
(GiLar)