Operazione “Nuova linea”, blitz dell’antimafia a Scilla (RC) Nuovo colpo inflitto alla 'ndrangheta, questa volta, nella provincia di Reggio Calabria
Di Mariachiara Monaco
I carabinieri, nell’operazione denominata “Nuova linea”, hanno messo le manette a 22 persone, ritenute molto vicine alla cosca Nasone-Gaietti di Scilla, su richiesta del Gip distrettuale Sabato Abagnale, in collaborazione con la Dda, guidata dal dottor Bombardieri.
Gli arrestati, sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni in concorso, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, detenzione e porto di armi da fuoco, tentato omicidio, e trasferimento fraudolento di valori.
Inoltre, sono stati sequestrati dagli agenti, beni mobili e immobili per il valore di un milione di euro.
A tremare è anche la macchina comunale della cittadina, infatti sono finiti in manette Girolamo Paladino (consigliere comunale), ed il sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone.
Il primo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre il secondo detto “tre culi” è accusato di scambio elettorale politico-mafioso.
Non bisogna dimenticare che Ciccone era primo cittadino anche nel 2018, quando il comune venne sciolto per infiltrazioni mafiose.
Due anni dopo, nel 2020, decise di ricandidarsi, arrivando ad ottenere il 97% di voti, diventando nuovamente sindaco, con la mano della ‘ndrangheta? Tutto è da verificare.
Sta di fatto che dopo la morte del potente boss Giuseppe Nasone, venne indicato come diretto erede, suo nipote, Giuseppe Fulco, che uscito di prigione nel non lontano 2018, ricominciò a mettere le mani sulla città.
Stando alle indagini, Fulco aveva assunto il ruolo direttivo della cosca ricevendo, in questo senso, l’avallo della cosca Alvaro, dando vita alla cosiddetta “nuova linea” di ‘ndrangheta (da qui il nome dato all’operazione) nel territorio scillese.
Secondo la Dda, il gruppo criminale avrebbe messo in atto una lunga serie di estorsioni ai danni di numerosi imprenditori impegnati in lavori pubblici, ed imposto ai ristoranti della zona la fornitura di pesce e pane, commercializzati da imprese governate in modo occulto da alcuni affiliati, estendendo il controllo fino a Bagnara.
Ma il centro dell’odierna operazione sono le concessioni demaniali previste dal piano spiaggia del comune, infatti anche in questo caso, il boss individuava imprenditori e commercianti da sottoporre ad estorsione, stabilendo importi e modalità di pagamento del pizzo, ed inoltre si occupava del mantenimento in carcere dei sodali detenuti e della colletta per il pagamento delle spese legali degli stessi.
Tali metodi estorsivi e minacciosi emergerebbero dalle intercettazioni, e forte del suo ruolo, il boss ricorreva anche alle minacce di morte per costringere imprenditori a non partecipare alle gare pubbliche: «Non fare niente né ora né altri cent’anni… tu devi parlare pulito con me se no ti faccio vedere se è gesticolo o ti taglio la testa, hai capito? »
Insomma, a Scilla lo Stato si chiamava Fulco.
La specialità della cosca, però, erano le concessioni per i lidi. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip sottolinea come il boss Fulco e altri tre indagati, i fratelli Giovanni, Giuseppe e Rocco Paladino detti “i Farao”, ottenevano dai dipendenti pubblici del Comune di Scilla, informazioni relative alle procedure per l’assegnazione di nuove concessioni demaniali marittime previste nel piano comunale di spiaggia.
«Siamo nelle mani del signore », è la frase della moglie di uno degli indagati che, a ogni costo, voleva vincere il bando per un lido, «O di chi ne fa le veci ».
Ovviamente Fulco parlava di sé stesso, sapendo di poter usufruire di canali privilegiati per ottenere in anteprima documenti pubblici nella fase precedente della loro pubblicazione.
Persino l’avvocato Gaetano Ciccone, ex sindaco e fratello del primo cittadino Pasqualino Ciccone (mister 97%), si rivolgeva a lui per fare in modo che un soggetto pregiudicato si astenesse dal tenere comportamenti molesti come quello di far urinare il cane dinanzi alla farmacia della moglie.