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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Oggi a Taurianova il ricordo della strage di Razzà Ricorre oggi il 38° anniversario della morte dei carabinieri Stefano Condello e Vincenzo Caruso

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Stamane, a Taurianova, è stato ricordato il 38° anniversario della Strage di Razzà, ricorso l’1 aprile. Alle 10.30 è stata celebrata una S. Messa presso la Chiesa Sant’Antonio da Padova in memoria dell’Appuntato Stefano Condello ed del Carabiniere Vincenzo Caruso. Dopo la cerimonia religiosa è stata deposta una corona d’alloro sul monumento dedicato ai caduti dell’Arma, situato nella piazza intitolata ai due militari caduti, successivamente, le autorità presenti si sono recate in contrada Razzà dove sono stati deposti dei fiori sulla lapide ubicata nel luogo dove i militari sono stati barbaramente uccisi.

Alla cerimonia hanno preso parte il Colonnello dei Carabinieri Lorenzo Falferi, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, il nuovo Procuratore della Repubblica di Palmi dott. Sferlazza, il PM dott. Rocco Cosentino,  il nuovo questore di Reggio calabria, Raffaele Grassi, il prefetto di reggio calabria Claudio Sammartino, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro e tutte le altre autorità locali civili e militari, rappresentanze delle Sezioni di Taurianova, Palmi e Gioia Tauro dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dei militari in servizio alla Compagnia Carabinieri di Taurianova. Molto significativa è stata anche la presenza degli studenti di Taurianova, delle scuole elementari, medie e superiori.

Era il 1° aprile del 1977 , alle 13.00, tre militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Taurianova, l’Appuntato Stefano Condello ed i Carabinieri Vincenzo Caruso e Pasquale Giacoppo, iniziano il loro turno di servizio. Una volta usciti dalla caserma, i tre carabinieri percorrono la statale 101-bis, diretti in contrada Razzà, dove notano che nei pressi della masseria di un pericoloso pregiudicato sono posteggiate quattro auto ed una Vespa. Ci sono tre Fiat 127 ed una 126. La 126, osserva il Carabiniere Caruso, appartiene ad un altro pregiudicato del posto. Quel pregiudicato, aggiunge l’Appuntato Condello, è anche noto per aver favorito dei latitanti. L’Appuntato Condello ed il Carabiniere Caruso, lasciano il collega Giacoppo a presidio dell’auto di servizio e si incamminano per la mulattiera. Nella casa diroccata, si trovano due pregiudicati, armati con pistole. Condello e Caruso, lottando, riescono a disarmarli,  ma da tutte le direzioni i carabinieri vengono investiti da una pioggia di colpi di lupara e di pistola. Condello risponde al fuoco, ma viene ferito alle spalle. Caruso lo raggiunge e riesce a colpire, ferendoli mortalmente, gli aggressori, ma arrivano ancora altri malfattori, ed anche lui – infine – soccombe sotto i colpi che senza tregua lo raggiungono. Il Carabiniere Giacoppo, che ha udito gli spari, decide di avvicinarsi ai colleghi, e nel percorrere la mulattiera si imbatte con tre individui armati di fucile, ne nasce un altro scontro a fuoco, senza feriti: i tre malviventi si dileguano tra la vegetazione. Giacoppo, giunto sul posto, trova i suoi due colleghi stesi a terra, esanimi. I vertici dell’Arma e della Magistratura calabrese giungono subito sul posto. Le indagini fecero piena luce sull’eroico comportamento dell’Appuntato Condello e del Carabiniere Caruso: quel giorno i tre carabinieri, nella casa colonica, avevano sorpreso undici mafiosi che stavano tenendo una riunione di ‘ndrangheta. A prendervi parte erano esponenti delle più potenti famiglie della Piana, che intendevano confrontarsi per gestire i propri spazi di potere e per spartirsi appalti e tangenti.

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