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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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O tempora o mores Emanuele Pecheux critica la presenza di don Luigi Ciotti ai funerali di Pietro Ingrao

O tempora o mores Emanuele Pecheux critica la presenza di don Luigi Ciotti ai funerali di Pietro Ingrao
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Va bene che dobbiamo digerire tutto,a cominciare dal ritorno sul proscenio del poco rimpianto Card Ruini, va bene che Papa Francesco, deve rispondere a domande cretine dicendosi pronto a recitare il Credo per smentire coloro che sostengono che è un comunista. Tuttavia pur considerando che sono mutati i tempi, che le ideologie, a partire da quella comunista sono, morte e sepolte, francamente non appare normale,anzi, che un sacerdote partecipi in prima fila al funerale laico di un comunista. Non risulta infatti che don Luigi Ciotti fosse presente sulla piazza di Montecitorio per svolgere la liturgia dei defunti, né che abbia impartito la benedizione al feretro dell’illustre scomparso ma appare invece evidente che si trovava li per mettersi in bella mostra tra la figlia di Ingrao che, giustamente, da buona comunista, ha salutato il padre con il pugno chiuso, e Alfredo Reichlin che comunista lo è stato (non è chiaro cosa sia ora), il quale peraltro data anche l’età e il luogo, ha evitato di imitare la signora Celeste.
A detta di tutti gli osservatori, al netto della presenza delle cariche istituzionali, poiché si celebravano le esequie di un ex presidente della Camera la cerimonia è stata forse l’ultima adunata dei nipotini (molto invecchiati) di Stalin e Togliatti.
Che Don Ciotti, sin da giovane presbitero, sia stato un profeta del cattocomunismo, trasformandosi poi in uno dei leader dei professionisti dell’antimafia lo sanno anche le pietre. Che nessun ordinario della sua diocesi lo abbia mai richiamato a svolgere la sua missione mettendo un freno alla sua bulimia presenzialista è purtroppo un fatto. Per costui ogni occasione è buona per mettersi in mostra. In qualsiasi circostanza in cui vi siano telecamere e stampa.
Non è, censurabile il fatto che un prete abbia simpatizzato o simpatizzi per i comunisti ma è singolare che anziché svolgere con sobrietà la propria missione sacerdotale, celebrando magari senza clamori una messa in suffragio del defunto, un tempo scomunicato perché comunista, partecipi in prima fila ( a che titolo poi?) ad una cerimonia in cui la sua presenza è risultata essere, quantomeno, inopportuna.
Ed è sconcertante che la gerarchia vaticana, così solerte ad ingerire nelle questioni non di sua stretta pertinenza, non abbia emesso uno iato per segnalarlo.
E’ vero che l’Italia non è più quella di Don Camillo e Peppone ma chissà cosa avrebbe pensato la buonanima del card. Mindszenty, il Primate d’Ungheria che subì la durissima persecuzione da parte di coloro che Ingrao nel 1956 sostenne, la cui causa di canonizzazione, nel frattempo si è persa nei meandri delle Sacre Mura.
O tempora o mores!

Emanuele Pecheux