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Morte “Lupo” Zerbi, per la Procura caso non è chiuso Sarebbero cinque i sanitari indagati con l'accusa di omicidio colposo. Ad un passo dall'archiviazione, la Procura riapre il fascicolo dopo il deposito di una superperizia da parte del legale della famiglia

Morte “Lupo” Zerbi, per la Procura caso non è chiuso Sarebbero cinque i sanitari indagati con l'accusa di omicidio colposo. Ad un passo dall'archiviazione, la Procura riapre il fascicolo dopo il deposito di una superperizia da parte del legale della famiglia
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di Giuseppe Campisi

Polistena – Dall’archiviazione alla riapertura del caso. E’ quanto la Procura di Palmi ha deciso in merito al decesso del calciatore Francesco Zerbi conosciuto negli ambienti del calcio dilettantistico calabrese come il “Lupo” – avvenuto a fine maggio del 2014 nei pressi del viadotto Sciarapotamo nel tratto cinquefrondese della SGC 682 – a seguito di una pressante richiesta da parte dei familiari del giovane assistiti dal legale Guido Contestabile. Sarebbero, dunque, cinque i sanitari indagati per omicidio colposo. Zerbi, giunto all’ospedale di Polistena politraumatizzato ed in condizioni gravi, secondo i familiari non avrebbe ricevuto gli opportuni trattamenti medico-chirurgici che avrebbero potuto salvargli la vita.

Più specificatamente a cagionare la morte di Zerbi, sottoposto a ben due interventi chirurgici, sarebbe stata la “mancata esecuzione di un trattamento chirurgico appropriato mediante approccio in toracotomia sinistra” secondo quanto recita un passaggio del capo di imputazione formulato dal pm Pensabene. I familiari, nonostante la tragica fatalità del gravissimo incidente stradale, hanno sempre ritenuto che la morte del giovane calciatore potesse essere evitata tanto da depositare alla stessa Procura – che aveva in prima battuta richiesto l’archiviazione del caso al gip sulla base delle perizie effettuate – una nuova superperizia firmata dal dottor Massimiliano Cardamone, consulente di parte, e diversa dalle prime due per tempo disposte dagli uffici giudiziari che avevano riguardato sia il conducente dell’auto coinvolta nel sinistro, di cui era stata esclusa qualsiasi responsabilità, che i sanitari che avevano trattato Francesco Zerbi attraverso gli esiti degli esami autoptici.

«La Procura si è immediatamente mossa con grande sensibilità e senso di giustizia – ha dichiarato l’avvocato della famiglia, Guido Contestabile – e le indagini a questo punto proseguiranno. Se fossero state adoperate delle corrette terapie ed interventi medici, con elevata probabilità, questa è la conclusione del nostro consulente, Zerbi si sarebbe potuto salvare. Ci si sarebbe resi conto della emorragia che il giovane Francesco, in quel momento stava subendo, e – ha riferito sempre Contestabile – correttamente intervenendo si sarebbe potuto certamente evitare l’esito infausto». Ora la palla ritorna agli uffici giudiziari. Il primo passo è stato fatto dal pm con la richiesta al giudice per le indagini preliminari dell’attivazione dell’incidente probatorio dopo aver riscontrato la notevole difformità tra la perizia medico-legale redatta originariamente dai consulenti degli inquirenti e quella depositata dal difensore dei familiari. «In questi anni non è stato facile esprimersi quando in ogni nostro “incontro” o “intervista” ci veniva chiesto perché Francesco era morto, e noi sapevamo di non poter dire proprio tutto. Ora però finalmente possiamo parlare liberamente anche se ignoranti in medicina, ma di certo qualcosa di più si poteva fare, e questo non lo pensiamo solo noi. Certo ora starà alla Procura decidere se ci sono gli estremi per portare il caso in aula Giudiziaria (…). Ora non ci rimane che confidare nel lavoro della Magistratura perché se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi anche se comunque Francesco non ritornerà più» è stato il commento pubblico dell’associazione “Gli amici del Lupo” costituita proprio dopo il tragico evento per tenere viva la sua memoria e da sempre di supporto alla famiglia nel chiedere verità e giustizia su questa vicenda.