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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 LUGLIO 2024

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Monti, i tassisti dicono “No, ai regali agli squali della finanza”

Monti, i tassisti dicono “No, ai regali agli squali della finanza”

| Il 10, Gen 2012

La nostra scrittrice commenta la liberalizzazione

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

Monti, i tassisti dicono “No, ai regali agli squali della finanza”

La nostra scrittrice commenta la liberalizzazione

 

di Mirella Maria Michienzi

 

 

FIRENZE – Un manifesto dei taxisti italiani, rivolgendosi ai cittadini, inizia così: “Gli squali della finanza…abituati a farsi regalare i soldi pubblici…oggi che di soldi non ce ne sono più, richiedono, attraverso l’eliminazione delle regole, di potersi impossessare di interi settori economici…Ti sei chiesto perché la liberalizzazione del commercio abbia portato alla morte di tantissimi negozi?”

Il manifesto prosegue con statistiche ufficiali europee. (Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Istat e fonti varie).

– La prima mette in risalto come le tariffe siano aumentate nei settori liberalizzati.

– La seconda smentisce la tesi che i taxi nelle città italiane siano pochi. Dati alla mano sono, invece, tra i più numerosi d’Europa, essendo preceduti solo da quelli di Dublino.

– La terza prova come le tariffe siano tra le più basse in Europa, quasi un terzo di quelle di Zurigo e la metà di quelle di Oslo, Rotterdam, Amsterdam; anche Bruxelles, come Berlino, Monaco, Lussemburgo hanno tariffe più alte. A QUESTO PROPOSITO C’E’ DA EVIDENZIARE CHE PROPRIO LE CITTA’ CON LE TARIFFE PIU’ CARE SONO QUELLE CHE HANNO LIBERALIZZATO IL SERVIZIO! INOLTRE I PROF. ROSSANO E IAIONE, DELL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA, IN UN LORO TESTO AGGIUNGONO CHE, IN CONTEMPORANEA ALLA LIBERALIZZAZIONE, SONO PEGGIORATE LE QUALITA’ DEI SERVIZI.

– La quarta evidenzia come i costi di gestione del taxi italiano siano i più elevati rispetto alla media europea: il carburante costa il 22% in più, la vettura al netto d’IVA costa il 10% in più, le tasse sul mezzo sono superiori del 15% (fonte Ubs).

A tutto ciò si aggiunge che il lavoro del tassista non è considerato usurante, pur essendo ritenuto da uno studio INPS tra i più usuranti del mondo. Si registrano morti d’infarto sopra la media, cancro alla prostata; danni al bacino, all’udito, alla vista, ai menischi, alla schiena, alle spalle.

I tassisti non hanno giorni di ferie, né di malattia retribuiti; niente straordinari (nemmeno per le corse notturne o festive), niente tredicesima e liquidazione. A 70 anni vanno in pensione con appena 600-700 euro mensili.

Ho voluto parlare di questo manifesto, perché è molto chiarificatore sulla reale situazione dei tassisti che vengono sempre messi all’indice come se i loro guadagni siano megagalattici e la loro situazione lavorativa sia rosea! La realtà è tutt’altro!

A Firenze, parlo della città in cui abito, ci sono due cooperative di tassisti per un numero complessivo di 654 taxi.

Le cooperative sono società i cui membri sono soltanto i tassisti, perciò non viene speculato sul lavoro degli stessi e sono tenuti soltanto a versare alla società una quota mensile per coprire le spese dei locali, della centrale-radio che permette la ricerca del taxi più vicino al luogo della chiamata, delle bollette e  degli stipendi di circa 50 impiegati di cui la maggior parte è costituita da centralinisti.

Liberalizzare questo servizio vorrebbe dire cadere in una vera e propria anarchia e caos.

– L’utente avrebbe un grande disservizio non sapendo a quale numero rivolgersi rapidamente; non avendo una centrale–radio di assistenza rapida che garantisce, appunto, l’arrivo del taxi più vicino al luogo della chiamata. Conseguentemente ci sarebbero perdita di tempo e, quindi, di denaro; inoltre vedremmo lievitare le tariffe anche per un altro motivo:  I costi fissi di gestione resterebbero sempre i medesimi ma le corse pro capite per tassista diminuirebbero. Insomma  mantenere la sostenibilità economica dell’attività  non è ” un optional”, ed è lapalissiano che le tariffe vadano elevate come è successo in Svezia ed Olanda.

– Le vetture “liberalizzate” non  avrebbero la stessa manutenzione e quindi la stessa sicurezza. Non ci sarebbe nemmeno sicurezza in senso lato, cioè personale ed oggettiva. Oggi, come oggi, saliamo su un taxi di cui sappiamo il nome e il numero. Lo possiamo dare ai nostri familiari, ma ci serve anche se, puta caso, dimentichiamo qualcosa sulla vettura per poterla ritrovare. Caso questo che avviene spessissimo; basta dire alla centrale il nome ed il numero della vettura e l’oggetto viene facilmente ritrovato.

– C’è anche una terza ipotesi, quella di imporre da parte dei Comuni alle società-taxi un numero x di nuovi taxi. A Firenze, lo scorso anno, il Comune ne ha imposto ben 60. Già la parola ” imposizione” la dice tutta su questo sistema antidemocratico. I tassisti, già soci, in passato hanno comprato le loro licenze il cui costo altro non era che la loro sacrosanta buonuscita. Ora questa viene ridotta ad un pugno di mosche, perché il Comune rilascia licenze senza tenere conto di tutto l’iter che hanno dovuto seguire da sempre i tassisti. I 60 tassisti imposti sulla piazza di Firenze senza alcuna spesa, se non quella mensile, entrano a fare parte delle società (la cui costituzione ha avuto costi elevati, basti pensare alle centrali-radio), senza alcuna spesa.

– Per ultimo, ma non per importanza, c’è da sottolineare che ciò che ricava un tassista a fine mese non è una cifra da capogiro. C’è un po’ di lavoro alla Stazione Centrale, quando arrivano i treni in particolare Le Frecce Rosse. Allora si crea un fila in attesa ma per modo di dire, perché i taxi arrivano a ripetizione continua e la fila si smaltisce subito. Non è giusto che per ovviare a quei pochi minuti di attesa che si debba elevare il numero dei taxi. La fila c’è sempre: alla posta a volte ci sono ore di attesa; ai supermarket, ai grandi magazzini… Nelle piazze, quando non ci sono treni in arrivo, i tassisti sono in folto gruppo fermi ad aspettare il probabile cliente. A Roma in Piazza Indipendenza sempre di domenica pomeriggio, mi sono sentita rispondere dal tassista una statistica veramente desolante…una volta mi è stato detto che era la seconda corsa della giornata, un’altra volta che era alla terza!

– Mi chiedo come si possa mantenere una famiglia con questo numero esiguo di richiesta e ripeto ancora che le stazioni ferroviarie nell’ora di punta  devono essere considerate un’eccezione.

– Per finire è chiaro che, se verrà imposto un numero illimitato di taxi, a farne le spese sarà l’utente, perché, comunque, i tassisti devono avere a fine mese un giusto ricavo. Infatti , maggiorando l’offerta, non verrà maggiorata la richiesta (né si potrebbe).

A tal riguardo ricordo ancora che nelle città europee in cui già c’è stata la liberalizzazione…le tariffe dei taxi sono le più care.

In quanto alla parola “squali”, che si legge nel titolo,…lascio l’interpretazione ai miei cari lettori. Infatti ritengo che: “A buon intenditore, poche parole!”.

QUESTO ARTICOLO LO DOVEVO AI MIEI CARI AMICI TASSISTI, lavoratori aperti al dialogo e disponibili con il cliente di turno. Il film “Il tassista” di Sordi mette appunto in evidenza questo loro lato umano. Di certo ci sono le eccezioni, però le eccezioni confermano la regola!

In particolare lo dedico al tassista (Piazza della Repubblica), di cui non conosco il nome, che avendo saputo la mia apprensione perché mi era scattato l’allarme furto, salì in casa con me per non lasciarmi da sola ed andò via solo quando si accorse che tutto era a posto e si trattava di un falso allarme.

redazione@approdonews.it