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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Monti e le cose che non ci ha detto

Monti e le cose che non ci ha detto

Ecco l’analisi della situazione politica attuale di Oreste Romeo, coordinatore provinciale di Reggio Calabria della lista Scopelliti presidente

Monti e le cose che non ci ha detto

Ecco l’analisi della situazione politica attuale di Oreste Romeo, coordinatore provinciale di Reggio Calabria della lista Scopelliti presidente

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

L’esordio non è stato dei più incoraggianti, e non ci si riferisce all’imperscrutabile ed allarmante contesto che ha determinato il cambio a Palazzo Chigi e, con esso, un grave vulnus inferto alla democrazia.

L’attualità porta istintivamente a rievocare l’alba tragica del Governo Monti, segnata da un decreto legge dei primi di dicembre dello scorso anno, all’interno del quale, con effetto immediato e con destrezza tale da suscitare invidia anche presso Giuliano Amato (Dottor Sottile tristemente noto sin dall’estate del ’92 ai titolari di conto corrente bancario), una norma che ex abrupto privava definitivamente gli Italiani ancora in possesso di vecchie lire della possibilità di convertirle nella odiosissima moneta corrente.

La circostanza, nella sua singolare perversione, appare indicativa di una volontà in linea con la preordinata politica di ripudio della sovranità finanziaria italiana ascrivibile a quello schieramento che aveva consentito ad un banchiere di ritrovarsi Capo dello Stato nel maggio 1999.

Quella preordinata abdicazione oggi trova nell’attuale Premier un esecutore freddo e senz’anima.

Questo è il quadro nel quale si giunge anche alla famigerata IMU, travalicando la legge delega del 2009 che ne aveva concepito il varo molto più avanti nel tempo e comunque all’interno di precisi steccati derivanti dall’esigenza di mantenersi nel rispetto di principi sanciti nella Carta Costituzionale, alla quale, per inciso, è giocoforza metter mano se realmente si intendesse restituire dignità al Parlamento ed assicurare alla Nazione la stabilità di un Governo legittimamente eletto dal Popolo, a condizione -è superfluo rimarcare- che l’interessata indulgenza al voyeurismo della Procura milanese e qualche brindisi di troppo a base di vino novello del 2011 non abbiano eccessivamente distratto l’intelligenza dei maggiorenti del Centrosinistra nelle sue composite e non facilmente assemblabili articolazioni.

Ma, a fronte dei provvedimenti dell’esecutivo nazionale cui s’è fatto cenno, “prodezze” per nulla uniche, ma accessibili anche a chi, quisque de populo, non possa fregiarsi del titolo di Professore, non sfugge che nessuno, tra gli empi sacerdoti di un’etica pubblica a senso unico, più d’una volta alternato, si sia indignato per il conferimento della carica di Senatore a vita solo qualche giorno prima che il Prof. Monti venisse chiamato “a più alte responsabilità” che nei fatti Egli ha sin qui affrontato in maniera a tacer d’altro approssimativa ed indiscriminata.

Cioè, come la delicatezza della situazione del Paese non richiedeva affatto!

Né, poi, la situazione è migliorata con il passare dei mesi.

Riveduta e corretta in corsa una cinica “uscita” sui suicidi di un sempre crescente numero di Italiani sopraffatti dalla disperazione Equitalia, la giornata di sabato scorso non è passata invano, anzi sembra rappresentare con fedeltà assoluta il paradigma dell’azione di un Governo oltremodo distante dalle ansie vissute dalle popolazioni delle regioni del Meridione d’Italia.

Intervenendo a Bergamo in occasione della celebrazione dell’anniversario della fondazione del Corpo della Guardia di Finanza, il Prof. Monti ha puntato l’indice contro il fenomeno dell’evasione fiscale, non mancando, però, di sottolineare le conseguenze nefaste dalla stessa arrecate soprattutto all’Italia Settentrionale.

Non potendosi archiviare il silenzio del Quirinale su questa sorta di epitaffio per l’Unità Nazionale, e per l’intelligenza dei Terroni che hanno pagato un pesante tributo all’affermazione del Nord imposta dal volere sabaudo, par d’intendere, soprattutto grazie alla genuinità delle cose non dette, che il senso dello Stato del Professor Monti si smarrisce proprio a Napoli, città del gioco delle tre carte che ha dato i natali al suo mentore, Giorgio Napolitano, per non ritrovarsi più.

Ed allora, una domanda sorge spontanea: questo Governo, voluto dal Presidente della Repubblica, al punto che Costantino Mortati lo avrebbe classificato come esempio scolastico di Costituzione Materiale, dice il vero o mente sapendo di mentire quando parla del Meridione d’Italia in termini di risorsa idonea a guidare la ripresa della Nazione?

Non si intende alimentare pregiudizio verso alcuno, ma è un dato accessibile a chiunque che le decisioni assunte dal Governo sul Ponte dello Stretto non orientano nella direzione dallo stesso dichiarata, al pari della denegata compensabilità dei crediti vantati verso la P.A. da imprese operanti nelle regioni del Sud, notoriamente caratterizzate da depressione economica, rilevante prossima alla irreversibilità.

Si potrebbe proseguire, anche all’infinito, sul tema della miopia che paradossalmente affligge chi dello studio ha fatto una ragione di vita.

A titolo di mero esempio, non è un caso che i Professori sono ad un passo dall’ulteriore esasperazione del già profondo solco che li separa dalla gente comune, rischiando quindi di emulare quegli incauti che si avventurano nella lettura di testi di medicina mettendo a repentaglio la vita per un banalissimo errore di stampa.

Ora, il Governo, chiamato ad operare scelte importanti per il nostro territorio, della provincia reggina in particolare, sembrerebbe orientato verso velleitari funamboli di una politica precaria ed autoreferenziale, i quali, come se ciò non si ponesse ben oltre il limite della normale tollerabilità, ritengono addirittura di doversi attenere ad un ricettario medico ampiamente scaduto e dunque di reagire alla legittimità di pareri contrari venendo meno alle inossidabili regole del confronto democratico, quasi essi fossero legibus soluti.

Il preannunciato “trapianto” di una personalità politica nota nella provincia reggina per la sua adesione a partiti o movimenti che forse non si contano sulle dita a disposizione dell’essere umano ha fatto sì che le istituzioni territoriali interessate alla nuova Presidenza dell’Ente Nazionale Parco d’Aspromonte parlassero, a proposito delle trapelate indiscrezioni, di una vera e propria “crisi di rigetto”.

E ciò hanno fatto non già per abbandonarsi ad attacchi personali, strumentalmente supposti, all’evidenza, solo da chi non ha fatto mistero di coltivare la pretesa di una vera e propria permanenza in Paradiso a dispetto dei Santi.

Ma, non può passare sotto traccia la piccata risposta di quella nota personalità politica, in particolare il suo maldestro tentativo di minimizzare la contrarietà espressa dagli interlocutori politici ed istituzionali, riconducendola, con sconcertanti allusioni, indicative di una inidoneità assoluta all’agognato ruolo, “a polemiche alimentate da ambienti di Bova e di Africo”, due comunità che hanno necessità di ben altro sostegno ed attenzione in vista dell’elaborazione e del superamento delle cause di una notorietà che dovrebbe ferire chi, come l’avv. Sergio Laganà, ha fin qui ricoperto importanti incarichi, ma anche delicate responsabilità politiche.

La vicenda, nella sua singolare significazione, è eloquente della necessità di ascolto ed interlocuzione alla quale i tecnocrati romani, forse poco interessati all’insegnamento di Corrado Alvaro, si sono sin qui sottratti, sino a privilegiare, in un’ottica non più soltanto tecnica, ma politica, la metafora fatta di bastone e carota, l’uno e l’altra riservati a fasi alterne agli opposti schieramenti di un agone politico in divenire.

Insomma, il classico divide ed impera!

Uno dei due schieramenti, è risaputo, ritiene di aver trovato nella strumentalizzazione politica dell’azione della magistratura la causa di giustificazione di una mancanza di proposta politica rispetto alla quale ultima la gente comune esprime ripetutamente profondo distacco.

Un vuoto politico che l’invocato e sin troppo generosamente concesso invio di Commissioni d’Accesso non può certamente colmare: quelle strumentalizzazioni tradiscono la statura di un acrobata da circo e colpiscono al cuore le sorti di comunità impegnate ad affrancarsi da un giogo intollerabile, rischiando di mandare in corto circuito il fronte comune che va eretto contro la mala pianta, a partire proprio dal contributo di una sinergia interistituzionale che oggi si fatica ad intravedere.

LISTA SCOPELLITI PRESIDENTE

Il Coordinatore Provinciale di Reggio Calabria Avv. Oreste Romeo

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