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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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Messico al voto, verso inarrestabile ritorno del Pri

Messico al voto, verso inarrestabile ritorno del Pri

Pena Nieto, super favorito nelle presidenziali di domenica

Messico al voto, verso inarrestabile ritorno del Pri

Pena Nieto, super favorito nelle presidenziali di domenica

 

 

(ANSA) CITTA’ DEL MESSICO – Un’economia depressa, soprattutto sul fronte occupazione, e una guerra al narcotraffico che ha lasciato sul terreno decine di migliaia di morti senza risultati evidenti: ecco i motivi per i quali tutti i sondaggi prevedono che domenica il Partito di Azione Nazionale (Pan) del presidente messicano Felipe Calderon perderà le elezioni, e dovrà restituire al Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri) il potere che era riuscito a strappargli nel 2000, dopo 71 anni di egemonia politica interrotta.

Le inchieste demoscopiche parlano chiaro: Enrique Peña Nieto, il carismatico candidato Pri e del Partito Verde (Pvem, ambientalista) è dato vincente con un ampio vantaggio, con stime tra i 10 e i 17 punti di stacco sul principale rivale, Andres Lopez Obrador, del Movimento Progressista (coalizione di tre partiti di sinistra) e un vantaggio ancora più importante da Josefina Vazquez, la candidata del Pan (destra).

I poco meno di 80 milioni di messicani che sono chiamati alle urne, dunque, potrebbero chiudere la parentesi aperta nel 2000 dalla vittoria elettorale di Vicente Fox, predecessore e compagno di partito di Calderon, per riportare al potere il partito che ha governato il paese durante quasi l’intero XX secolo, guadagnandosi la riputazione di architetto del “miracolo messicano” ma anche di forza politica fortemente segnato dalla corruzione, il nepotismo e l’affarismo. E’ vero però che dalla sconfitta inflittagli da Calderon nel 2006, il Pri si è lanciato in una profonda ristrutturazione interna che ha portato a una serie di successi elettorali nelle politiche 2007 e soprattutto 2009, quando è riuscito a riconquistare il rango di prima forza politica nella Camera dei Deputati e seconda al Senato.

Una forte presenza parlamentare che potrebbe vedersi rafforzata domenica, giacché i messicani, oltre ad eleggere il presidente, devono anche rinnovare completamente i 500 seggi della camera alta, i 128 di quella alta (federale), così come oltre 900 sindaci. Molti analisti sottolineano l’importanza, in questo processo di rinascita politica del Pri della figura del suo candidato, Peña Nieto: questo quarantacinquenne dalla faccia pulita si è dato da fare per dimostrare la sua lontananza dal passato a volte imbarazzante del suo partito, anzitutto durante il suo mandato di governatore dello Stato del Messico, il più popoloso del paese, mostrandosi come un amministratore affidabile e trasparente, pronto per esempio a collaborare con il sindaco di sinistra di Città del Messico, Marcelo Ebrard.

Il carisma di Peña Nieto, però, sarà assistito dalle statistiche che dimostrano che c’é qualcosa non va nell’economia messicana: secondo un rapporto del Centro per le ricerche economico-politiche (CEPR) Usa, reso noto la settimana scorsa, “il fallimento economico resta il principale motivo della possibile sconfitta” del governo uscente. Mentre il resto dell’America Latina ha percorso il primo decennio del secolo al galoppo della crescita, infatti, in Messico la crescita media annua pro capite è stata dello 0,9% fra il 2000 e il 2011: nella recessione che lo ha colpito fra il 2008 e il 2009, il Pil nazionale ha subito una contrazione del 9,4% , che ha di fatto spazzato via gli effetti di un decennio di politiche di riduzione della povertà. A questo si deve aggiungere la spirale di violenza che ha scatenato la “guerra alla droga” dichiarata da Calderón, che per prima volta ha schierato contro i narcos le Forze Armate, e che non solo avrebbe provocato oltre 60.000 morti, secondo stime indipendenti, ma ha soprattutto creato un clima di tensione ed impunità denunciato perfino da settori sociali affini al governo: lo stesso ex presidente Fox ha ammesso pochi giorni fa che “non si doveva mettere l’esercito per le strade: ora c’é un numero enorme di violazioni dei diritti umani”.