Nella primavera del 2003, l’Asp licenziò Giovanni Oronzo Scarcella a causa della “mole delle azioni giudiziarie, esposti e denunce dallo stesso presentati nei confronti dell’Azienda ed ai rapporti conflittuali con gli altri dipendenti”. Oggi, a seguito della pronuncia della Cassazione, Scarcella dovrà essere risarcito di ben dieci anni di stipendio non percepito, oltre che essere reintegrato nel posto di lavoro da cui era stato illegittimamente rimosso

Medico svela il malaffare e l’Asp di Cosenza lo licenzia, ma dopo 10 anni arriva la reintegra

Nella primavera del 2003, l’Asp licenziò Giovanni Oronzo Scarcella a causa della “mole delle azioni giudiziarie, esposti e denunce dallo stesso presentati nei confronti dell’Azienda ed ai rapporti conflittuali con gli altri dipendenti”. Oggi, a seguito della pronuncia della Cassazione, Scarcella dovrà essere risarcito di ben dieci anni di stipendio non percepito, oltre che essere reintegrato nel posto di lavoro da cui era stato illegittimamente rimosso

Corigliano Calabro – Una battaglia durata dieci lunghi anni a colpi di processi e sentenze che ha visto un medico contrapposto al proprio datore di lavoro, l’attuale Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, già Azienda Sanitaria Locale n. 3 di Rossano. Col torto e la ragione che, capovoltesi, da qualche giorno sono definitivamente cristallizzati in una decisione della Suprema Corte di Cassazione che si è pronunciata a favore del medico. A scrivere la parola “fine” sulla vicenda è toccato agli ermellini, i quali hanno fugato tutti i dubbi messi nero su bianco dai legali dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, gli avvocati Giovanni Spataro e Silvia Cumino. I quali, qualche giorno fa, si sono visti respingere il loro ricorso avverso la sentenza pronunciata nel Settembre 2010 dai Giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, favorevole alle ragioni del dottore Giovanni Oronzo Scarcella, 68 anni, dirigente medico dell’Azienda Sanitaria Provinciale già in servizio presso l’ospedale civile “Guido Compagna” di Corigliano Calabro. A difendere gl’interessi del professionista coriglianese è toccato invece agli avvocati Iolanda Piccinini del foro di Roma ed Antonio Pierpaolo Pompilio del Foro di Castrovillari. 

Clamoroso l’oggetto della decennale contesa legale, che si era manifestato attraverso il licenziamento “in tronco” del medico, nella primavera del 2003, da parte dell’Azienda Sanitaria per la quale lo stesso aveva già svolto 38 anni di onorata carriera professionale passata pure per la conquista sul campo della qualifica dirigenziale nell’ambito della Medicina del Lavoro. Un licenziamento maturato a seguito della valutazione, da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale cosentina, “del comportamento da lui tenuto nel triennio 2000-2003” con riferimento “alla mole delle azioni giudiziarie, esposti e denunce presentati nei confronti dell’Azienda ed ai rapporti conflittuali con gli altri dipendenti”. Questa la motivazione per la quale, nel Febbraio 2003, il Giudice del Lavoro del Tribunale di Rossano aveva pronunciato la sentenza di primo grado respingendo il ricorso presentato dal medico licenziato. I cui legali, non appena la sentenza venne depositata, presentarono ricorso avverso la stessa dinanzi ai Giudici della Corte d’Appello di Catanzaro.

I Giudici d’appello, con sentenza emessa nel Maggio 2010, ribaltarono la decisione del Giudice del Lavoro di Rossano e dichiararono “illegittimo il licenziamento intimato al dottore Giovanni Oronzo Scarcella dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza”, ordinandone “la reintegrazione nel posto di lavoro” e condannando l’Azienda “al pagamento delle retribuzioni maturate dalla data del licenziamento a quello dell’effettiva reintegra”. Reintegra nel posto di lavoro mai concretizzatasi da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale cosentina, che, in modo del tutto singolare, non ha dato immediata esecutività ad una sentenza d’appello, proponendo successivamente il ricorso in Cassazione, la cui sentenza oggi supporta in modo definitivo le ragioni del dottore Scarsella già evidenziate nelle motivazioni della stessa sentenza d’appello. Adesso, dunque, il dottore Scarcella dovrà essere risarcito di ben dieci anni di stipendio non percepito, rivalutato e con gli interessi maturati, oltre che essere reintegrato nel posto di lavoro da cui era stato, illegittimamente, rimosso.