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Mappa mondiale delle guerre dell’Istituto di Heidelberg

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Ora è ufficiale: il 2014 è stato un anno di disastro per la pace nel mondo.Il numero
di conflitti in tutto il mondo è aumentato rispetto al precedente ed è arrivato
al triste record di 424 dall’inizio delle statistiche all’inizio degli anni novanta.Anche
il numero di guerre, così la più estrema forma di conflitti politici, è aumentata
da 20 a 21.Secondo le statistiche dell’Istituto di Heidelberg per la ricerca internazionale
dei conflitti, più paesi sono stati significativamente colpiti rispetto all’anno
precedente. Così la furia islamista di Boko Haram in Nigeria, ma anche in Camerun.
“Questo ha segnato l’anno dei conflitti in corso dal 2009 con almeno 10 000 morti
e 1 milione di sfollati”, secondo l’Istituto.Il punto più importante del 2014: la
guerra è tornata in Europa.Per la prima volta dopo la guerra della Georgia del 2008
gli spettri del conflitto sono riapparsi in Europa con il conflitto in Ucraina orientale
tra i separatisti filo-russi e le truppe di governo.Un altro evento che ha contribuito
l’aumento dei conflitti è stata la proclamazione del “califfato” che ha intensificato
la guerra in Siria e nel resto del Medio Oriente.”In Medio Oriente, la guerra civile
siriana ha ricevuto una nuova qualità di islamici, dopo la proclamazione del califfato
nel mese di giugno”, ha spiegato uno dei ricercatori.Nove guerre sono state individuate
in Medio Oriente e in Africa a sud del Sahara, invece, ognuna in America Latina e
Asia.Nel resto del mondo si tratta di “guerra limitata” tra due Stati, mentre il
barometro dei conflitti ha classificato le tensioni tra Pakistan e India: così il
fuoco pesante delle granate ha costretto più di 20.000 persone a lasciare la regione
di confine tra i due stati.Solo una delle 21 guerre non è stata causata dal potere
ideologico o politico: la guerra tra cartelli della droga e il governo in Messico.
In generale, i ricercatori in America centrale e del sud hanno individuato nove conflitti
con le organizzazioni criminali.L’unica nota positiva è il bilancio di sangue: 46
cinque conflitti in meno sono stati classificati con il livello di “alta violenza”
rispetto l’anno precedente.Si tratta comunque di numeri impressionanti, sottolinea
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che denotano
un abbassamento dell’attenzione della comunità internazionale sul perseveramento
della pace globale. Non vi è dubbio, infatti, che spetti alle istituzioni su scala
mondiale e nelle varie aree del pianeta impegnarsi maggiormente nella composizione
dei conflitti.