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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Manca poco e il “Pueblo” è chiamato a votare Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo

Manca poco e il “Pueblo” è chiamato a votare Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo
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Prefazione “Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee”

Ci siamo quasi, anche se non si direbbe, ma fra tre giorni si vota per rinnovo del parlamento europeo. Sembra che tutto ciò agli italiani non importa un ciufolo, ma tra i doveri da “pueblo” europeo, occorre espletarlo. Seppur sottotono, hanno un significato che in tanti stiano trascurando perché nei fatti rappresentano la cartina al tornasole di ciò che avverrà. Una “prova di forza” per misurare i propri consensi elettorali. Da un lato cercare di capire a che punto è lo stadio della “malattia” che ogni partito ha, insieme al progresso con il quale potrebbe beneficiare. Una cosa è certa, al di là di mummie imbalsamate e scongelate per l’occasione, un vincitore c’è già, e quello è Matteo Salvini. Comunque vadano le elezioni, lui ha già vinto. È il protagonista assoluto della scena politica italiana, fa il buono e il cattivo tempo di un Governo che apparentemente sembra guidato da un premier che porta il nome di Conte, ma i “conti” sono stati demoliti (e abrogati) da molto tempo. L’uomo forte è lui (speriamo ancora per poco). Male che va prenderà il suo trenta per cento, e forse qualcosina in più, mentre i suoi alleati Pentastellati forse si attesteranno intorno al venti per cento a pari passo con quel che resta del Partito Democratico (con capolista Franco Roberti l’ex procuratore nazionale antimafia), che già sarebbe un vero miracolo attestarsi a tale percentuale, ricordando i tempi che furono di quel quaranta per cento della scorsa volta, ma di quella storia fra un po’ non restano nemmeno le 80 euro in busta paga. Poi c’è la fautrice della “pesca delle zucchine”, la Meloni di Fratelli D’Italia che se arriverà al cinque per cento, sarebbe già una buona occasione per andare a piedi a Pompei da Roma, per grazia ricevuta. Forza Italia con un leader oramai alla frutta (e il riferimento non è paesano), che nei salotti televisivi, somiglia più a Crozza che a quel “miracolo italiano” del ’94, oramai preistoria. Quello che è successo prima, condanna compresa e lo stato di pregiudicato, come se non fosse il fatto suo, ha azzerato tutto. Non è stato lui, ma i comunisti che volevano appropriarsi del paese e distruggendo la democrazia e le libertà in Italia. Oggi i comunisti da combattere sono diventati cinesi, si passa dal rosso vivo al giallo in un attimo, e d’altronde, ed è noto che il giallo è follia. In questo caso è pure condizione geriatrica da tenere sotto controllo con la dovuta attenzione, sia per lui che per tutti gli accoliti che stanno dietro in cerca di un posto al sole. Lo stesso afferma spesso che dopo le elezioni europee ci sarà una rivoluzione in tutta Italia con congressi regionali, provinciali e comunali, una pletora di alti dirigenti politici che faranno scintille solo al pensiero di nominarli. Fino ad ora le uniche scintille sono state quelle dello scartavetramento di cabbasisi collettivo, dove si vende sempre la stessa aria fritta e rifritta con slogan vetusti e anacronistici colmi di fracida ipocrisia.
Il Partito Democratico (con Franco Roberti), è sempre più in linea alla nuova scuola di pensiero del “percegridismo dissenterico”, in poche parole, fa ca…dere le braccia con le solite frasi, le solite solfe “che siamo in pericolo”, “presto ci sarà l’apocalisse”, “questo governo se ne deve andare” e la foca monaca sarà estinta. Le solite baggianate che si dicevano già ai tempi di Occhetto e poi D’Alema e Bersani contro Berlusconi. Però con una componente fondamentale in comune ai Cinque Stelle (che ricandida l’uscente Laura Ferrara), sono gli unici che possono (e devono) formare l’avanzata (para) deriva democratica salviniana. Perché definire che sta tornando il fascismo in Italia con questi della Lega, con tutto il rispetto per loro, ma si rivolterebbero dalla tomba i fascisti veri come i grandi intellettuali dell’epoca, dai Gentile, Farinacci, Grandi passando per Bottai. Diciamo che è una scopiazzatura sovranista che cavalca i mal di pancia della gente e che molti come allocchi credono come nelle favole. Il “pueblo” che legge e se non legge vorrebbe pure le strade aggiustate, ci crede. Purtroppo non è Salvini stesso che fa paura, ma i seguaci, gli accoliti che sembrano gasati, sfavillanti, deliranti contro tutti, e ahimè anche contro il diverso. Non c’è rispetto delle idee altrui, un clima quasi da paura in una sorta di propaganda da balera. Adesso considerano i meridionali splendida gente così come tutto il Mezzogiorno, le quali di colpo sono diventati la parte buona del paese, seppur né l’Etna né il Vesuvio hanno fatto il loro dovere di “lavaggisti”, come richiesto anni fa dallo stesso Salvini & Co. Che poi nel Mezzogiorno, la maggior parte sono dei residui bellici, trasformisti d’occasione che hanno sostato in tutti i partiti dell’arco costituzionale per presentarsi vergini con la Lega. Questo Salvini non dovrebbe sottovalutarlo né ignorarlo.
Il 26 maggio occorre andare a votare, senza se e senza ma, nessuno può sottrarsi da questo dovere perché un’altra Europa, una buona Europa contro le discriminazioni e le diseguaglianze per le derive democratiche perchè un reale concetto di libertà ancora potrebbe (e deve) esistere. Noi del “Pueblo”, ci andiamo!
(GiLar del Pueblo)