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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Mafia e Covid, relazione DIA, mai così Comuni sciolti dopo la normativa del 1991 (varata per Taurianova) Dei 51 Enti sciolti, 25 solo in Calabria, e che si piazza al primo posto nel 2019. Per le mafie c'è una “doppia strategia", sia per il "welfare per i voti, i capitali per le aziende", così puntano ad arricchirsi con la pandemia

Mafia e Covid, relazione DIA, mai così Comuni sciolti dopo la normativa del 1991 (varata per Taurianova) Dei 51 Enti sciolti, 25 solo in Calabria, e che si piazza al primo posto nel 2019.  Per le mafie c'è una “doppia strategia",  sia per il "welfare per i voti, i capitali per le aziende", così puntano ad arricchirsi con la pandemia
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Quella paralisi economica causata dal Covid-19 potrebbe essere motivo di arricchimento nelle ambizioni delle mafie. Così in sintesi la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nella sua relazione semestrale, la seconda del 2019, inviata al Parlamento.
Gli analisti spiegano che, in un corposo capitolo dedicato alla questione emergenza Coronavirus, le mafie allarghino il proprio ruolo di “player affidabili ed efficaci” a livello internazionale, allungando i propri tentacoli come una piovra su aziende, di qualsiasi dimensione, le quali soffrono di crisi di liquidità.
Inoltre la DIA affronta anche il tema della semplificazione nelle procedure di appalto, i quali potrebbero “favorire l’infiltrazione delle mafie negli apparati amministrativi”. Ed è per questi motivi che gli analisti suggeriscono un “il modello già positivamente sperimentato per il Ponte Morandi di Genova, dove si è raggiunta una perfetta sintesi tra efficacia delle procedure di monitoraggio antimafia e celerità nell’esecuzione dei lavori”.
Oltre ad evidenziale le problematiche già presenti prima della pandemia, ovvero che nel 2019 sono stati sciolti 51 enti locali per infiltrazione mafiose. Un numero mai così alto dal 1991.
Gli enti sciolti per mafia: mai così tanti dal 1991, anno in cui è stata varata la legge che autorizzava lo scioglimento dei Comuni e dove Taurianova, detiene record e ispirazione in quanto quel famoso decreto si chiamò appunto “Decreto Taurianova”, avvenuto per una mattanza che in quegli anno ha sporcato di sangue le strade della città. Poi inserito nel Testi Unico degli Enti Locali, con qualche piccola variazione, ma che forse oggi, andrebbe “revisionato” in quanto è penalizzante la sua condizione di “prevenzione”. Oltre al fatto che, dopo gli scioglimenti in cui nelle relazioni vengono individuati delle parentele “scomode” ce li ritroviamo sempre in giro a fare politica anche a distanza di anni (e non va bene). Aggiungiamo pure che una interdizione all’attività politica potrebbe essere una condizione sufficiente sulla stessa lunghezza d’onda che il compianto giudice De Grazia aveva consigliato con la cosiddetta “legge Lazzati”.
Tornando alla relazione della DIA, ci dice che sono stati sciolti “20 consigli comunali e 2 Aziende sanitarie provinciali, che si sono aggiungi alle 29 amministrazioni ancora in fase di commissariamento. Dei 51 Enti, 25 sono in Calabria, 12 in Sicilia, 8 in Puglia, 5 in Campania e uno in Basilicata, un numero totale che non è mai stato così alto dal 1991”.
L’infiltrazione negli enti locali, dicono gli analisti, “si conferma come irrinunciabile” per le organizzazioni criminali: perché attraverso i funzionari pubblici le cosche riescono a mettere le mani sulle risorse della pubblica amministrazione e perché consente loro di rendersi “irriconoscibili, di mimetizzare la loro natura mafiosa riuscendo addirittura a farsi ‘apprezzare’ per affidabilità imprenditoriale”. Ed è quest’ultima la “leva” che, soprattutto nelle regioni del Nord, attrae decine di professionisti e imprenditori che si “propongono alle cosche”.
In virtù di questi dati la DIA invita tutte le istituzioni a fare una seria riflessione e al contempo, adottare una strategia di prevenzione e contrasto “ancora più efficace”, specie ora che si possono verificare gli effetti sul piano economico dell’inserimento delle mafie dopo il Covid“. Infatti sarà proprio la Pubblica Amministrazione, dopo le aziende, “la più esposta agli interessi delle organizzazioni criminali, a partire proprio dai Comuni che potrebbero beneficiare di forti somme di denaro”.
La DIA affronta anche la questione dei scarcerati per “un vulnus al sistema antimafia”, e che tale condizione ha recato degli “indubbi e negativi riflessi” e allo stesso tempo rinsaldato un’occasione per “gli assetti criminali sul territorio” in quanto può “portare alla pianificazione di nuove strategie affaristiche”.
Infine conferma che dopo la droga, il gioco è il settore più redditizio. “Camorra, ‘ndrangheta, mafia, criminalità pugliese: la ‘torta’ dei giochi (106 miliardi di euro nel 2018 le sole giocate legali) fa gola a tutte le organizzazioni e le inchieste registrano rapporti di “alleanza funzionale” tra differenti clan”.