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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Lucano, un “Premio Nobel” non proprio “Nobel” Il Riesame “smonta” il “sistema Riace”

Lucano, un “Premio Nobel” non proprio “Nobel” Il Riesame “smonta” il “sistema Riace”
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Prefazione Che cos’è la tolleranza? È la prerogativa dell’umanità. Siamo tutti impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze: questa è la prima legge di natura. (Voltaire)

Premesso che Mimmo Lucano è “costituzionalmente” innocente, premesso che avevo scritto all’indomani degli arresti domiciliari (straordinari ma conformi alla legge perché libero di parlare con i giornalisti e ricevere persone a casa) al sindaco sospeso di Riace. Seppur non condividendo gli atteggiamenti dei “Lucano boys”, perché i luoghi di difesa sono le aule giudiziarie. Con i diritti che la Costituzione conferisce a ogni cittadino italiano e non nelle piazze con i supporter e la claque che si voltavano dall’altra parte (o erano giudici sommari) quando si trattava di altri. Resto fermo delle mie idee che chi è sceso in piazza per la quaestio Lucano, inconsapevolmente (forse, ma non ci credo), ha manifestato contro lo Stato (sic!). Perché sarà lo Stato ha giudicarlo per conto del suo terzo potere, e se ritenerlo colpevole o innocente.
Ma le desolanti motivazioni del Tribunale del Riesame, lasciano spazio a molti dubbi, specie quando scrive, “non può gestire la cosa pubblica (…) egli è totalmente incapace di farlo, e quel che ancora più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti”. Ora, essendo un garantista per vocazione e formazione, non ho mai espresso giudizi sommari, la questione è delicata: Quellie volte che l’ho fatto, vista l’enorme claque di cui gode Lucano sono stato criticato e attaccato duramente, anzi qualcuno citando (indegnamente) Voltaire, tanto per aprire bocca ovvero, azionare le dita sulla tastiera, menziona il famoso Trattato sulla tolleranza, cosa ben diversa della questione Lucano, facendola con saccente e sprezzante ironia. Un boomerang visti molti pulpiti in questione. Detesto la morale a orologeria, specie se questa arriva da moralisti della politica, quelli pagati dal padrone (politico) di turno per dire la loro, servi sciocchi in cerca di gloria che difendono l’impossibile. Che tutti insieme non rappresentano altro che i famosi “parassiti beneficiati”, ossia gli imboscati in strutture istituzionali per delega politica o i beneficiati lavorativamente, e se notate sono proprio loro che si ergano (addirittura) a paladini della morale. Poi, ritrovi alcuni di questi “paladini”, tanto elogiati che si trasformano in “Lucano boys”, in un famoso programma Rai, straordinario all’epoca, intitolato “W l’Italia. Pane e politica”, in un’inchiesta del bravissimo Riccardo Iacona, e sui “sistemati” della politica. I parassiti del concorsone regionale calabrese. Così come i “parassiti” che “egli vorrebbe mandare via”, come scrive il Riesame, “da lui stesso assunti e remunerati”, come un “sistema parassitario che gli consentiva di mantenere quel modello Riace, viziato ab origine”.
Mimmo Lucano è un indagato e tale dev’essere considerato. Né una vittima della malagiustizia perché ancora essa non ha fatto il suo corso né un candidato (inopportuno) a qualsiasi premio Nobel, idea tra l’altro che è di una stravaganza abissale.
Perché quando leggi che Mimmo Lucano è “afflitto da un delirio di onnipotenza” oppure è “incapace di gestire denaro e la cosa pubblica”, così come “il modello Riace”, è “rilucente all’esterno ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno”, credo ch qualche perché va fatto o no?
E poi leggi questo nelle intercettazioni, “La politica mi tiene a me, sennò un minuto ci stavo a mandarle a casa, la politica di merda mi tiene, non pensare, ma lo sanno loro (…) la politica mi tiene se vuoi che te lo dica chiaro e tondo (…) soltanto di Città Futura sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavoriamo”. Per non parlare di quello che scrive il Riesame nelle sua conclusioni, come “gestione opaca e a tratti sconcertante”, “avvezzo a muoversi sul confine tra lecito ed illecito, a tollerare e favorire condotte illecite altrui per fini (…)”. E inoltre, “Avvalendosi e chiaramente abusando del ruolo rivestito l’uomo piegava l’intero ente comunale al suo volere, al punto che non era dato ad alcuno contestare le sue violazioni di legge o impedirne la perpetrazione né arginare la sua arroganza e l’esercizio prepotente del potere” e a altro ancora e che appunto “la perpetrazione dei delitti indicati e sulla quale tuttora potrebbe fare affidamento per tornare a delinquere”.
Ma quelli che bramano moralità come fosse pioggia, non dovrebbero anche avere un dubbio (lecito e necessario), che quella pioggia potrebbe essere sporca? Amen…