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TAURIANOVA (RC), VENERDì 15 NOVEMBRE 2024

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Lettera aperta dell’imprenditore Antonino De Masi Seguo con attenzione le vicende della politica regionale calabrese e del nostro Paese e confesso di essere molto preoccupato ed in parte deluso da quanto apprendo dai media

Lettera aperta dell’imprenditore Antonino De Masi Seguo con attenzione le vicende della politica regionale calabrese e del nostro Paese e confesso di essere molto preoccupato ed in parte deluso da quanto apprendo dai media
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A tutti i calabresi, ai miei concittadini,
ai rappresentanti della politica, ai colleghi imprenditori,
ai giovani e agli uomini e alle donne libere di questa nostra Calabria.

Seguo con attenzione le vicende della politica regionale calabrese e del nostro Paese e confesso di essere molto preoccupato ed in parte deluso da quanto apprendo dai media. In Calabria, al Sud, a due mesi dall’appuntamento elettorale per il rinnovo della Presidenza e della Giunta Regionale, vige ancora un grande clima di incertezza in cui i diversi partiti e movimenti politici ipotizzano candidature aleatorie senza aprire una seria riflessione sulle drammatiche condizioni della nostra terra, che soffre una crisi senza precedenti dal punto di vista etico, economico e sociale.
Da cittadino e imprenditore calabrese fatico ad avere certezze, speranze e a vedere un futuro migliore in tale scenario. Soffro nel constatare che ancora oggi, nonostante mille ferite e mille fallimenti che ci portiamo dietro, i ragionamenti continuano a farsi non sui programmi e su come attuarli ma su architetture politiche lontanissime dal pensiero comune e dai bisogni di questa nostra terra.
Ritengo che sia necessario attingere la società civile come spazio di selezione di una classe dirigente preparata e pronta ad affrontare le sfide di oggi. Credo che non si tratti solo di scegliere chi può sostenere emotivamente ed economicamente una campagna elettorale difficilissima e ormai cortissima. Credo invece sia urgente ormai capire se la società civile, quella dei cittadini comuni che hanno perso ogni speranza nel cambiamento, dei professionisti, degli imprenditori, degli educatori, delle famiglie e dei giovani, consapevoli di una terra degradata, devono considerarsi “predestinati a sentirsi figli di un Dio minore” senza poter ambire ad un presente o a un futuro.
La Calabria sta lentamente morendo a causa della rassegnazione dei molti che anziché lottare preferiscono andare via o non andare a votare.
Il mio, quindi, è un appello quasi disperato rivolto a tutti i calabresi onesti, a tutti i rappresentanti della politica per bene, quelli che hanno davvero a cuore il bene comune, agli imprenditori e soprattutto ai giovani, ai tanti giovani pieni di speranze e di sogni, ma costretti a scappare: mai come in questo momento dimostriamo di essere cittadini in grado di poter essere protagonisti e costruttori del nostro “domani”. Torniamo nelle “trincee” della speranza e dell’impegno diretto, alziamo gli elmetti del coraggio, rimettiamo al centro, in un confronto vero di condivisione e di proposte, i temi essenziali che stanno alla base della società civile: legalità, lavoro, diritto ai servizi pubblici nei nostri territori, diritto alla salute, all’istruzione e alla formazione qualificata, lo sviluppo sostenibile. Mai come in questo momento è necessario individuare nella società civile, uomini e donne veramente libere che aldilà delle vecchie logiche della politica di “professione”, possano, concedetemi la metafora, “accorrere con coscienza al capezzale della morente Calabria”.
Che si accorra con idee, posizioni, visioni ma che si comprenda che il governo delle istituzioni, come quello delle imprese, abbia bisogno sì di coraggio, ma anche di autorevolezza, competenze, riconoscibilità, reputazione, “saper fare”. Aggiungerei anche di saper rappresentare nelle sedi opportune le ragioni di un Sud troppo spesso marginalizzato e strumentalizzato.
“Restare per cambiare, cambiare per restare”: a questo slogan di alcuni giovani impegnati nel contrasto alle mafie, io aggiungo: “Restare per continuare a sperare nel cambiamento sporcandosi personalmente le mani”. Le lamentazioni croniche, l’astensionismo o la rassegnazione devono mai come oggi essere tramutate in voglia di impegno personale e diretto, in desiderio di lottare e di vivere anche in Calabria.
Da cittadino e imprenditore calabrese, con il modesto ruolo che ricopro, mi dichiaro disponibile a un confronto aperto con i dirigenti nazionali dei partiti, dei movimenti, delle espressioni civiche, con la società civile e con tutti coloro che hanno a cuore il nostro comune destino, per discutere dei bisogni reali e degli interessi collettivi di questa terra. Sono disposto ad invitare a Gioia Tauro, presso la mia azienda, o in un altro posto, gli esponenti del Governo e gli interessati al confronto, per far toccare con mano la nostra realtà, comprendere cosa è il Sud, conoscere la sua gente, il suo orgoglio e la sua dignità.
Non possiamo lasciare la Calabria in questo stato di abbandono senza domandarci quale è il nostro ruolo e quali le nostre responsabilità. Dobbiamo adesso scegliere una classe dirigente che permetta di nuovo ai cittadini di essere protagonisti del loro futuro. Torniamo ad essere uniti e agiamo insieme nell’interesse della collettività e di quei giovani a cui stiamo facendo il peggior torto, educandoli a “nemmeno provarci” di restare al Sud, in Calabria.
Intendiamoci, affinché non venga frainteso, io sono un imprenditore, non ho alcuna velleità né capacità di fare politica né di scendere in campo come candidato, come ho ampiamente manifestato più volte in passato: sono un uomo libero che opera per amore della sua terra e per senso del dovere che mi appartiene da cittadino.
Questo sentimento che mi pervade, mi suggerisce di fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per permettere ai nostri figli di non scappare da questa terra. Nella speranza di essere una risorsa per la Calabria, metto ogni giorno a disposizione il mio operato e il mio lavoro per contribuire a costruire un futuro migliore per le prossime generazioni.