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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 23 APRILE 2024

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L’emergenza Covid apre il confronto sulle voragini della sanità calabrese La scelta del Governo centrale di dichiarare la Calabria zona rossa lascia attoniti per il verificarsi di un numero di contagi che si presenta, in percentuale d’incidenza, più basso rispetto ad altre regioni

L’emergenza Covid apre il confronto sulle voragini della sanità calabrese La scelta del Governo centrale di dichiarare la Calabria zona rossa lascia attoniti per il verificarsi di un numero di contagi che si presenta, in percentuale d’incidenza, più basso rispetto ad altre regioni

Di Filomena Scarpati

Dopo attese estenuanti di garanzie sanitarie a sostegno della salute dei cittadini calabresi durante l’impennata dei contagi covid iniziata a Ottobre scorso, la risposta convincente arriva a oltre un mese dalla seconda fase di emergenza che porta meno morti rispetto alla prima e un numero di contagi maggiore in tutta Italia, ma non certo in Calabria. La scelta del Governo centrale di dichiarare la Calabria zona rossa lascia attoniti per il verificarsi di un numero di contagi che si presenta, in percentuale d’incidenza, più basso rispetto ad altre regioni, ma il premier Giuseppe Conte parla di applicazione di algoritmo che renderebbe equa tale applicazione di misure emergenziali in tutte le regioni d’Italia. Misura non accettata dai calabresi tanto meno da Nino Spirlì che copre il posto di presidente facente funzioni della regione Calabria dalla prematura scomparsa di Iole Santelli. Nella serata del 13 Novembre, dopo contatti telefonici con Angelo Borrelli, capo della protezione civile, in una diretta facebook, Spirlì informa i cittadini di avere ottenuto i primi 120 posti di terapia intensiva per la Calabria seppur nella forma di ospedali tenda da campo con l’ausilio dell’esercito e a provvedere sarà la protezione civile in tutta solerzia. I posti assegnati alla provincia di Reggio Calabria saranno collocati a Locri, mentre gli altri saranno a Crotone, Vibo Valentia e Cosenza. Il personale – afferma Spirlì – sarà arruolato subito visto l’ordinanza n. 85 che porta all’assunzione di 244 posti utili al settore emergenziale, di cui alcune unità andranno a potenziare reparti ospedalieri. Dalle varie interviste, ma in modo particolare da quella resa a Rai 2, la posizione di Spirlì risulta molto critica rispetto ad un sistema che non ha funzionato nell’assicurare la tutela sanitaria ai cittadini in un momento di particolari necessità. < >. < > Si riportano tali opinioni perché sicuramente sono le più sensate che siano state rese durante questo periodo d’indignazione di tutti rispetto ad una malasanità anche in un tempo in cui bisogna rimboccarsi le maniche ed essere operativi al massimo per salvare vite umane, ma l’inettitudine anche rispetto ad un rischio così elevato, ci rende uniti, forti, pronti a combattere qualsiasi gesto d’inerzia contro chi ancora dovesse minimamente pensare di continuare a comportarsi così sciaguratamente contro il rispetto della dignità e della sicurezza sanitaria di vite umane. Dei fatti accaduti in questi ultimi anni a discapito della salute dei cittadini, vanno sicuramente informate le procure e accertate le responsabilità. Agli accertamenti sulle responsabilità di circa un ventennio ad oggi vanno anche legate le dichiarazioni di Santo Gioffrè sulle condizioni rilevate presso l’ASP di Reggio Calabria nei soli cinque mesi del suo commissariamento nell’anno 2015, il quale ha parlato in varie interviste, tra cui ricordiamo quella ad Approdo Calabria, di un debito elevatissimo dipendente anche da stesse fatture pagate più volte, cose che aveva già riportato alla Procura di Catanzaro nel 2015. Vanno quindi accertate le responsabilità di chi ha condotto nell’illecito una situazione amministrativo-contabile che andava invece gestita con chiarezza e trasparenza. Accertamenti da cui potrebbero emergere una serie di responsabilità in capo a fornitori, gestori di servizi, società di recupero crediti, grosse aziende, dirigenze e personale se non hanno operato rispettando le norme. In tale groviglio i commissari inviati singolarmente nelle varie ASP, fino ad arrivare al generale Cotticelli che commissariava l’intera sanità, non potevano sicuramente ribaltare situazioni di cancrene decennali. Comprese le dimensioni del problema, si comincia a parlare di team di venticinque esperti che andranno a supportare il nuovo commissario alla sanità calabrese. Gino Strada è sicuramente preferito ad altri nomi se si è deciso di non affidare il settore ad un calabrese. Si faccia presto, la Calabria ha bisogno di rimarginare lacerazioni e ferite profonde causate negli anni, da un sistema dirigenziale e politico che fa acqua da tutte le parti.