Parlare del caso Di Bella o per non offendere chi ci crede, la Terapia Di Bella, non è facile e non basterà un solo articolo.
Quando alla fine degli anni ’90, si iniziò a Parlare di Di Bella ero un giovane specializzando in Chirurgia Generale alla Prima Clinica Chirurgica dell’università di Modena.
La malattia cancro……è la più terribile che ci sia e soprattutto chi ne è affetto, farebbe qualunque cosa per…..
Da qui, le molte persone affetti dalla malattia e i loro parenti, sentendo che la terapia Di Bella cura il cancro, la casa del fisiologo siciliano trapiantato a Modena fu presa d’assedio, da malati, parenti di malati, curiosi e qualche sanitario che aveva fiutato l’affare.
Da quello che ricordo, Di bella non domandava soldi, ma una libera offerta e non è mai stato sopra le righe in modo presuntuoso e saccente.
La bagarre mediata che si era creata attorno a lui, è stata notevole, chi pro chi contro, pareri di ricercatori a favore e altri no…. Comunque, nasce il casi Di Bella e allora , non era ancora stata fatta la sperimentazione.
Ero di fatto incuriosito dalla terapia, non per altro, perché secondo il parere di chi la praticava portava dei benefici ai malati, ma accadde un fatto che accese una lampadina nel mio cervello, tra le persone che praticavano il metodo Di Bella , c’era un collega che la salute del paziente non era affatto un problema, per farla breve , un laureato in medicina che non aveva il mio rispetto professionale.
L’aspetto bonario e pacioso tipico di un nonno, alimentava simpatie verso Di bella, ma qualche critica scientifica iniziava a palesarsi. Inoltre , in modo tipicamente italiano veniva apostrofato come un genio incompreso e vittima dell’invidia di altri colleghi, nonostante l’efficacia delle sue cure non era mai stata dimostrata ma solamente raccontata.
Pensate che a Modena, ma ho saputo anche in altre città, soprattutto nella Puglia, le si organizzavano in raccolte di firme per chiedere la sperimentazione della cura Di Bella, mentre una frangia di medici oncologi, manifestavano le loro perplessità.
Sta di fatto che comunque non esisteva un protocollo che si applicava in modo standard, ma gestito dal Di bella e non c’erano evidenze cliniche ma racconti di persone che fantasticavano di essere guarite.
Alla fine, venne fuori un protocollo e i farmaci presenti avevano un costo esagerato, da qui l’intervento anche di magistrati che disponevano l’utilizzo gratuito per i malati.
Ricordo che all’epoca non si parlava d’altro in città ma anche in tutte le televisioni cosi come nei giornali, sia italiani che esteri, quest’ultimi un po’ più scettici rispetto al sistema mediatico italico.
La cura Di Bella fu l’argomento di quel periodo. Sia per strada che nei salotti della TV, nei telegiornali, in programmi dedicati e sulla stampa non si parlava d’altro: pro e contro si dividevano equamente, ma in fondo al cuore di chi era scettico di fronte all’ennesima promessa di guarigione batteva la speranza che fosse tutto vero. Come spesso accade in questi casi, non mancarono gli avvoltoi che piombavano sulla vicenda per interessi personali.
La cosa che destò comunque curiosità, è stato l’atteggiamento di Di Bella nei confronti della sperimentazione: subito contrario, poi chiese garanzie, poi ancora contrario, poi ancora possibilista…..come mai tutto ciò?
Documenti e date alla mano nel 1997 espressero parere contrario la Commissione Unica del Farmaco in data 8 gennaio 1997 e 5 agosto 1997, la presidenza del Consiglio Superiore di Sanità in data 16 luglio 1997 e l’assemblea generale del Consiglio stesso in data 19 dicembre 1997.
Ma l’allora ministro Bindi giustificando il suo parere favorevole con la volontà del popolo italiano, tramite un provvedimento urgente, autorizzò la sperimentazione del protocollo Di Bella. Nonostante non vi fossero documentazioni ufficiali di efficacia, si cominciò a lavorare per programmare il protocollo di sperimentazione relativo alle cure.
A mio parere la medicina non può essere fatta dalla volontà del popolo, in quanto bisogna avere delle conoscenze specifiche in materia per capire l’evoluzione e a prescindere da quello che poteva essere il risultato finale, come scrive il Dott. Di Grazia , prima di mettere in moto una macchina mastodontica come quella della sperimentazione ufficiale, avrebbe dovuto esserci almeno un elemento valido per ritenere “meritevole di interesse” una pratica medica non consolidata, altrimenti chiunque, in generale, abbia in testa “la cura per tutto” avrebbe lo stesso diritto di Di Bella di vedere questa sua “cura” sperimentata a spese della collettività
Su questa storia Daniela Minerva scrisse un libro “La leggenda del santo guaritore” che sottolineava come un delirio, spinto da interessi personali e politici che approfittarono dell’ignoranza scientifica del paese, travolse l’Italia di quegli anni.
Riporto di seguito un passo del libro di Di Grazia e chiudo la prima puntata sulla storia del metodo Di Bella :La sperimentazione di fase II (atta a stabilire l’eventuale efficacia di una cura sull’uomo) serviva a valutare se i risultati fossero stati sufficienti per passare ad una fase III che avrebbe confrontato il MDB con altri farmaci antineoplastici e a stabilire quindi se l’effetto fosse stato superiore agli attuali trattamenti per la malattia. Il processo di sperimentazione fallì perché non fu rilevato alcun effetto particolare nei confronti dei tumori e molti dei casi presentarono tossicità, avanzamento della malattia o decesso, e per questo furono tanti i casi umani che sospesero il protocollo di sperimentazione. Venne quindi stabilita l’inefficacia del metodo e l’implausibilità del passaggio ad una fase successiva di sperimentazione. La delusione per l’esito dell’esperimento fu cocente e dopo un iniziale disorientamento il gruppo Di Bella tornò all’attacco accusando gli sperimentatori di non aver agito con correttezza. In particolare si faceva riferimento al fatto che erano stati utilizzati dei prodotti scaduti e che molti dei farmaci somministrati contenevano impurezze, prima fra tutte le tracce di acetone, prodotto tossico che avrebbe falsato i risultati dei protocolli. La presenza di confezioni scadute fu certificata da un’ispezione dei NAS dei Carabinieri che segnalò l’accaduto a diverse procure. Questi ulteriori dubbi furono argomento di interrogazioni parlamentari e di altre polemiche. I sostenitori del MDB continuavano a sostenerne l’efficacia additando gli sperimentatori di complottare per demolire la cura, mentre gli accusati si difendevano affermando che la sperimentazione era stata condotta sotto il diretto controllo del professor Di Bella e che tutto ciò che era stato utilizzato aveva seguito le sue stesse indicazioni.
Nonostante tutto Di Bella non cambiò mai opinione:
“la mia terapia è l’unico mezzo che oggi consenta il trattamento medico del cancro.”
L’unico?
“Sì: perché non ha tossicità; perché applicato tempestivamente porta alla guarigione; perché non c’è argomento scientifico serio che oggi possa affermare il contrario”(Intervista a Panorama, 21/09/2000, M. Tortorella)
Il 5 maggio 2005 l’allora ministro della sanità Storace chiede un parere al Consiglio superiore di sanità in quanto vorrebbe portare i farmaci necessari per il MDB in fascia A (rimborsabili quindi) e chiede inoltre se vi fossero i presupposti per una nuova sperimentazione, allegando una relazione del prof. Di Bella che riassumeva le caratteristiche del suo metodo.
Il 20 dicembre arriva il no definitivo. Il Prof. Condorelli del CSS definisce il MDB non efficace e potenzialmente pericoloso.
Le cartelle richieste dall’istituto ai Di Bella non arrivarono mai e fu stabilito, stavolta con molta più severità che non solo non era da ipotizzare una nuova sperimentazione ma il MDB doveva essere considerato un metodo non scientifico e non utile.
Il presidente del consiglio superiore di sanità definisce “eretico” quel protocollo di cura del cancro e Il tribunale per i diritti del malato infine, definisce il MDB “inaccettabile e contrario agli interessi dei pazienti”.
Dopo qualche mese di contrasti il clamore cominciò a spegnersi fino ad arrivare a oggi, in cui si assiste ancora alla somministrazione del MDB in maniera legale (i Di Bella sono medici), anche se lo stesso non è riconosciuto dalla medicina.
Attualmente le redini del gruppo Di Bella sono tenute dai figli del defunto professore che hanno fondato anche un’associazione ed aperto un sito internet che mantiene i contatti con i seguaci della terapia.
Il Mio pensiero ad oggi, le teorie di Di Bella non erano totalmente campate in aria, potevano avere qualcosa di positivo ma la sperimentazione non giustificò mai le testimonianze delle persone che dicevano di essere guarite, peraltro senza mai una testimonianza clinica di una cartella.