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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 16 APRILE 2024

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La Russa: non vanificare sforzo

La Russa: non vanificare sforzo

Ieri l’alpino Sanna è stato ucciso da terrorista in divisa. Premier: ci chiediamo se serva restare

La Russa: non vanificare sforzo

Ieri l’alpino Sanna è stato ucciso da terrorista in divisa. Premier: ci chiediamo se serva restare

 

 

ROMA  – “Ci interroghiamo tutti, ogni giorno, ogni minuto. La mia risposta è identica a quella data fin qui dal presidente del Consiglio e cioé che siamo lì nell’ambito di una missione internazionale e verremo via quando lo farà anche il resto della missione internazionale”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, rispondendo alla Telefonata di Maurizio Belpietro, su MattinoCinque, a proposito di quanto detto ieri dal premier Berlusconi che si interroga se “serva davvero” restare in Afghanistan.
“Benché ci si interroghi, come ha detto il presidente Berlusconi, sulla missione in Afghanistan, non credo tocchi a noi in questo momento vanificare lo sforzo di chi è lì da tanto tempo”.  Quello che possiamo fare, ha aggiunto La Russa, “é dettare delle condizioni perché i nostri militari possano operare nel modo migliore”.

La situazione in Afghanistan “preoccupa, occorrono delle contromisure, ma non ci è sfuggita di mano”. Della necessità di adottare anche nel settore italiano “come minimo” le stesse contromisure adottate per le zone più a rischio del Paese La Russa parlerà “telefonicamente” anche con il generale Petraus, comandante della missione Isaf.
“La situazione – ha affermato il ministro – è in forte evoluzione e noi riteniamo, i comandi militari riferiscono, che questo sia frutto di una avanzata della missione internazionale. Fintanto che nel Gulistan o a Bala Murghab non c’erano militari occidentali o afgani, gli ‘insurgents’ non avevano motivo di attaccare: ora che noi abbiamo occupato l’area, mantenuto gli avamposti, consentito a migliaia di afgani di rientrare nei loro villaggi, è chiaro che chi non vuole la stabilizzazione dell’Afghanistan reagisce come un lupo ferito e attacca disperatamente in tutti i modi”. Il ministro ha ribadito che, “mentre da un lato è diminuita la minaccia costituita dagli Ied, gli ordigni esplosivi improvvisati, per tutta una serie di contromisure prese, dall’ altro lato è aumentata la minaccia rappresentata dagli scontri a fuoco con armi leggere” e dagli attacchi agli avamposti, “come ieri, quando si è avuto una sorta di attentato che ricorda da vicino quello dei kamikaze, anche se in questo caso l’attentatore è rimato vivo ed è riuscito a scappare”, dopo aver colpito “in maniera proditoria”. Dopo aver convocato ieri i vertici militari, “gli indirizzi che ho dato – ha spiegato La Russa, che oggi riferirà alla Camera sull’uccisione dell’alpino Luca Sanna – è che bisogna sollecitare contromisure adeguate. Voglio sapere nei dettagli – ha aggiunto – le condizioni in questi avamposti di pochi metri quadrati, dove gli italiani passano forse un numero troppo lungo di giorni, con un aiuto da parte dei soldati afgani che nel caso specifico è stato l’opposto di un aiuto. Si può discutere – ha aggiunto – sulle modalità di questa nuova fase, come contrastare al meglio una minaccia che è cambiata”. La Russa ha detto che sentirà telefonicamente il generale Petraeus, comandante della missione Isaf, per “ribadire la necessità che anche nell’ovest dell’Afghanistan, dove sono schierati i militari italiani, vi è lo stesso indice di pericolosità dell’Helmand e che quindi ogni contromisura presa lì deve essere prevista come minimo anche per la nostra area”. Dove, nonostante i pericoli, “é incredibile il livello del morale dei nostri ragazzi. Sono loro – ha concluso il ministro – che infondono coraggio a noi”.

BERLUSCONI, SERVE RESTARE? PD, PREMIER IN AULA – La morte del caporalmaggiore Luca Sanna in Afghanistan ha scosso il mondo politico e istituzionale che si è unito con una sola voce al dolore e al cordoglio per la perdita di una giovane vita stroncata in nome della pace in una zona di guerra. Lacrime e commozione che hanno toccato profondamente anche la politica tornata a riflettere sul ruolo e sulla validità della strategia adottata dal nostro paese a Kabul. E questa volta a manifestare dubbi ad alta voce è stato lo stesso presidente del consiglio, Silvio Berlusconi che parlando con i giornalisti ha esplicitamente detto:”Ci chiediamo se serve restare”, e ha aggiunto che il governo sta valutando una “strategia per il ritorno dei ragazzi”. Parole che hanno irritato il Pd secondo cui un argomento così serio non può essere oggetto di ‘battute estemporanee’: “Sul senso, sulla durata e sulla qualità della nostra permanenza in Afghanistan occorrerebbe interrogarsi nelle sedi opportune ossia quelle parlamentari e non crediamo invece sia utile risolvere con una battuta in strada davanti ai giornalisti che mette in dubbio il senso della nostra permanenza lì”, ha accusato Emanuele Fiano Responsabile Sicurezza e Difesa del Pd. “Se il governo sulla nostra missione ha cambiato opinione – ha aggiunto – venga a dirlo in Aula: instillare dei dubbi mentre i commilitoni di Luca Sanna rimangono sul fronte afghano a rischiar la vita ogni giorno non è serio”. Ma a sollevare dubbi sulla missione italiana in Afghanistan chiedendo un cambio di strategia e il ritiro delle nostre truppe sono stati oggi molti settori del mondo politico: dall’Idv di Antonio Di Pietro al Prc di Paolo Ferrero, dal Pdci di Oliviero Diliberto (é una “sporca guerra”), ai Verdi di Angelo Bonelli ( è sempre più Vietnam italianò). Anche dal Pd si sono levate voci sofferte, come quella del senatore Ignazio Marino secondo cui bisogna “far rientrare al più presto i nostri soldati”; o come quella di Debora Serracchiani che ha sollecitato un ripensamento della nostra strategia in quel tormentato paese.

UCCISO UN ALPINO DA ‘TERRORISTA IN DIVISA’
di Vincenzo Sinapi
Ucciso da un colpo sparato alla testa da “un terrorista in uniforme” dell’Esercito afgano: così è morto oggi in Afghanistan, in uno sperduto avamposto della zona di Bala Murghab, l’alpino Luca Sanna, 33 anni, di Oristano, mentre un altro è rimasto ferito in modo molto grave. Un nuovo lutto 18 giorni dopo l’uccisione di Matteo Miotto, anche lui ammazzato mentre si trovava in un fortino sperduto. La notizia di quello che a caldo sembrava l’ennesimo attacco di insorti giunge al ministro della Difesa a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, quando ormai era finita la cerimonia – presente il capo dello Stato, Giorgio Napolitano – di avvicendamento al vertice militare della Difesa: lascia Vincenzo Camporini, giunto a fine mandato, subentra Biagio Abrate. Le informazioni sono ancora confuse. La Russa parla di due feriti – “uno colpito alla testa l’altro alla spalla”, in un conflitto a fuoco “non abituale”. La condizioni del ferito più grave, aggiunge il ministro, sono “disperate. La sua vita è appesa a un filo”. Passano pochi minuti e, purtroppo, arriva la conferma che l’alpino non ce l’ha fatta: il caporalmaggiore Luca Sanna, dell’8/o reggimento alpini di Cividale del Friuli e Venzone, è la 36/a vittima della missione italiana in Afghanistan. Nel primo pomeriggio la Russa riunisce i suoi più stretti collaboratori e i vertici militari per un punto di situazione. Poi spiega: “Tutto è successo alle 12.05 italiane, nell’avamposto ‘Highlander’, a circa 10 chilometri dalla base italiana di Bala Murghab”, dove gli alpini (una dozzina) vivono a stretto contatto, in due separate strutture fortificate circondate da un filo spinato, con i soldati afgani che stanno addestrando. “Gli accertamenti sono ancora in corso”, ha aggiunto La Russa, che domani riferirà in Parlamento. 

“Quello che sappiamo è che un uomo che indossava un’uniforme, proveniente dalla casamatta afgana, si è avvicinato ai due nostri soldati che si trovavano fuori dalla loro fortificazione, vicino a un Lince. Non destava sospetti, ha fatto un gesto amichevole, sembra che si stesse lamentando del fatto che la sua arma non funzionava. All’improvviso, ha esploso proditoriamente alcuni colpi contro Sanna e il suo commilitone. C’é stata una risposta al fuoco, anche da parte dei soldati afgani, ma l’uomo é riuscito ad allontanarsi, sfruttando l’effetto sorpresa”. Chi era? “Non lo sappiamo. Non sappiamo se fosse una persona che si era travisata con un’uniforme, oppure, come riteniamo meno probabile, un vero e proprio infiltrato nell’esercito afgano. Di certo era un terrorista in divisa, una persona di cui apparentemente ci si poteva fidare, e il suo non è stato ‘fuoco amico’, ma sicuramente ‘nemico'”. “Si tratta di una “modalità – ha proseguito il ministro – non nuova per l’Afghanistan, ma è la prima volta che i militari italiani vengono attaccati in questo modo. Oggi la minaccia principale e pericolosa non è più costituita dagli ‘Ied’, gli ordigni esplosivi improvvisati, ma dai colpi di arma da fuoco e dagli attacchi contro coloro che si trovano negli avamposti e stiamo già valutando se è possibile aumentare la sicurezza dei nostri ragazzi anche su questo versante. Non voglio che si aspettino altri fatti del genere prima di prendere tutte le contromisure possibili ed immaginabili. Ho già detto che stare due settimane di fila in questi fortini, prima di ottenere il cambio, mi sembra un periodo troppo lungo”. Il caporalmaggiore Sanna era un volontario di truppa che vestiva l’uniforme dal 2004: viene considerato un militare ‘esperto’ con già due missioni in Afghanistan alle spalle. Sposato da quattro mesi, viveva a Lusevera, in provincia di Udine. Le condizioni del compagno, il caporale Luca Barisonzi, pure lui dell’8/o alpini, sono molto gravi. “Il militare – dicono alla Difesa – ha riportato ferite da arma da fuoco al collo e al torace. La Tac ha evidenziato una lesione midollare ed è necessario un intervento neurochirurgica”. L’alpino, ricoverato all’ospedale da campo di Herat, sarà “a breve” trasferito presso l’ospedale militare americano di Kandahar. Da parte dei vertici dello Stato è stato espresso cordoglio per il nuovo lutto (“e morto per la pace”, ha detto Napolitano), un episodio “tragico che però non mette in discussione – ha detto La Russa – la bontà delle ragioni che ci inducono a perseguire gli scopi della missione; ma questo non ci impedisce – ha aggiunto – di valutare di volta in volta quali sono le condizioni in cui i nostri militari possono e devono essere impiegati”.