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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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La parvenza e l’ontologia del “Cacaticchio” della politica e non solo… Una fama dantesca che "nasce e muore e che secca nello stesso sole..."

La parvenza e l’ontologia del “Cacaticchio” della politica e non solo… Una fama dantesca che "nasce e muore e che secca nello stesso sole..."

“La vostra fama è come il fiore, che nasce e muore, e si secca allo stesso sole che gli ha dato vita dall’acerba terra”, così il Sommo Dante nell’XI Canto del Purgatorio… ah quella fama del povero Provenza Salvani e di quell’enorme masso il quale è costretto a sopportare e che, un selfie a lui non è gli è concesso. Tu pensa il povero Salvani o che ne so Oderisi da Gubbio, immaginate questi personaggi immortalati nel Purgatorio dantesco che non hanno nemmeno la possibilità, seppur meritevoli di fama e di azioni, di un “selfie da cacaticchio” di parvenza. E non erano nemmeno assessori comunali… perché il “cacaticchio di parvenza” è tipico già dai tempi dei Dogi come forma di vana maniera e di pompose sicumere. Più pompose che sicumere.
“Tio di un libro, fammi un selfie”, “Abbiamo tolto la buccia di banana dalla strada, fammi un selfie”, anche perché negli indirizzi programmatici di un’azione politica amministrativa, c’è la costituzione dell’esercito dei selfie ed anche se in quell’immortalare c’è il nulla più assoluto, un selfie salverà il… ma che cazzarola salverà?
Stiamo perdendo la bussola (da Treccani “strumento per orientarsi in una direzione”. Lo preciso che vista l’attuale immensa ed eccelsa condizione politica-culturale venisse confusa con il nome di una porta, esempio, Chiudo la bussola che c’è uno “scriccio d’aria”: detto proprio così!), “fammi un selfie” che ho messo i libri in sopra la libreria, e dai fammi un selfie che sono andato alla Regione a incontrare Spirlì prima della vaccinazione che si è fatto pure la foto dopo il vaccino ed è stato pure messo nella copertina principale di un giornale, mentre Ciccio Amaraterramia, se l’è fatto e nessuno l’ha cagato nemmeno di striscio. Giornalisti indegni che non sapete apprezzare l’essenza stessa dell’umiltà sociale, umana, filosofica, sanitaria e viva Garibaldi ed i garibaldini.
Diciamo che c’è qualcosa che non torna e c’è il rischio che mai più ritornerà, ma “Qualcuno li ha visti tornare, tenendosi per mano” perché “fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
Certo c’era Aldonza Lorenzo in arte Dulcine del Toboso, ma pure gli sfigati Leopardi e Dante non è che fossero di meno, vedi Silvia e Beatrice, ehi fammi un selfie con loro. Però tanti potevano avere la condizione di un cacaticchio di popolarità, ma che grazie alle parole immortali scritte per loro, non è possibile un selfie è solo un “disagio mentale” per carenza dell’ossigeno di popolarità.
Noi abbiamo sempre posto in essere i costumi, la facilità di essi nella politica, il cambio delle casacche, le fonti della verginità sempre in fase inesauribile, seppur a volte l’acqua manca e i pozzi sono secchi. Ma c’è sempre una fonte disponibile per ognuno in maniera tale che li renda presentabile con il vestito nuovo.
Certo, tra questi c’è chi pensa che la cultura è una laurea social quando si pubblica un libro in un post, ma che volte ci domandiamo dopo aver assistito ad azioni e parole di taluni soggetti dal cacaticchio ricercato ed avuto per benemerenza da sbandamento elettorali travolti in un’insolita cloaca nell’azzurro cielo di un nero di seppia saltato in padella: Ma oltre la copertina (e le gambe in vista), c’è di più?
Cambiare l’ordine dei mobili e un vestito nuovo per manifestare la parvenza e dare un aspetto diverso, è solo una mera illusione che nei selfie non è visibile, ma nelle coscienze e nelle dignità del decoro che parvenza non è, è realtà visiva e a volte compromette anche lo stomaco dell’indecenza…. E vale pure quando si fanno i vaccini e la non giusta considerazione del livello della soglia del ridicolo nell’immortalarsi in quel che è solo una condizione strettamente privata… ma si sa, Sciascia ci disse che ci sono anche i “cretini specializzati”…

(GiLar)