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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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La nuova punizione per le aziende italiane

La nuova punizione per le aziende italiane

Dal 1° gennaio 2013 la PA dovrà pagare entro 30 giorni i suoi fornitori, con deroga a 60 giorni in casi particolari, mentre tra privati, pur valendo gli stessi limiti, i tempi previsti potranno essere superati con pattuizione specifica tra le parti che si troveranno d’accordo nel definire termini superiori. “Una vergogna” per il presidente di Assotutela Michel Emi Maritato

La nuova punizione per le aziende italiane

Dal 1° gennaio 2013 la PA dovrà pagare entro 30 giorni i suoi fornitori, con deroga a 60 giorni in casi particolari, mentre tra privati, pur valendo gli stessi limiti, i tempi previsti potranno essere superati con pattuizione specifica tra le parti che si troveranno d’accordo nel definire termini superiori. “Una vergogna” per il presidente di Assotutela Michel Emi Maritato

 

 

“La bozza del decreto in esame stabilisce che dal 1° gennaio 2013 la PA dovrà pagare entro 30 giorni i suoi fornitori, con deroga a 60 giorni in casi particolari, mentre tra privati, pur valendo gli stessi limiti, i tempi previsti potranno essere superati con pattuizione specifica tra le parti che si troveranno d’accordo nel definire termini superiori. Una vergogna” – dichiara in una nota il presidente di Assotutela Michel Emi Maritato. “Viene inoltre stabilito – prosegue il leader dell’Associazione – il tasso d’interesse legale di mora, nel caso di ritardi, che sarà di 8 punti superiore al tasso fissato dalla banca centrale europea; siamo circa al 10%. Il ritardo dei pagamenti da parte della PA deriva principalmente da carenza di liquidità, magari a volte anche da inefficienze del sistema, ma non saremmo arrivati a tempi medi attorno ai 180 giorni (parliamo di media quindi avremo, se di distribuzione regolare si parla, un 50% di casi con tempi molto più lunghi che arrivano anche paradossalmente nella realtà a 1500 giorni) se il motivo fosse solo derivante da un sistema mal funzionante.

Stabilito questo, e quantizzato il debito totale della PA che arriva a circa 90 miliardi di euro e che corrisponde ai 180 giorni (6mesi) sopracitati, si può ricavare che il totale fatturato delle imprese alla PA sia di 180 miliardi e quindi che il contributo della PA al PIL del nostro paese valga tra l’11% e il 12%, cifra quindi molto significativa per essere stata trascurata da così lungo tempo e che ha pesantemente contribuito a mettere in crisi moltissime imprese.

Compresa quindi la dimensione del problema e la causa, cioè la carenza di liquidità della PA, valutiamo che impatto potrà avere dal 1° gennaio p.v. un pagamento diciamo puntuale a 60 giorni visto che i casi particolari diventeranno la regola. Anticipando i pagamenti a 60 giorni, dalla media dei 180 e a parità di finanza disponibile, verrà a mancare alla PA parte della liquidità per pagare il pregresso che passerà quindi automaticamente a 300 giorni se la matematica non è una semplice opinione. Il risultato sarà per molte imprese drammatico a meno che non si immettano nel sistema 60 miliardi di nuova finanza per la PA che servirebbero per anticipare i pagamenti da 180 a 60 giorni senza peggiorare il pregresso. Non dimentichiamo poi il 10% di interessi di mora che, solo con 30 giorni di ritardo sui 60 massimi consentiti (e avremmo già così un tempo di pagamento ridotto del 50% rispetto all’attuale) per tutti i 180 miliardi di fatturato, significheranno un altro esborso annuo di 1,5 miliardi. Possiamo quindi immaginarci cosa succederà alle PMI interessate che hanno crediti significativi da incassare e che già nella situazione odierna stanno in grande difficoltà. Il risultato sarà inevitabilmente un aumento dei fallimenti anche in relazione al comportamento del sistema creditizio che tende a ridurre con continuità i prestiti alle imprese.

Almeno per ora anche nel caso di fatturazione tra privati la situazione non migliorerà e resterà così fino a quando questa interminabile crisi non sarà superata. Il motivo è semplice:

specialmente adesso che manca liquidità anche nel settore privato il committente forzerà il fornitore a pattuire tempi biblici per avere l’ordine e,, in un mercato dove mancano anche le commesse, sarà quasi d’obbligo per il fornitore accettare la clausola contrattuale con termini di pagamento molto più lunghi dei 30-60 giorni stabiliti dal decreto. Questo provvedimento è quindi l’ennesima bufala – conclude Maritato – di questo governo di tecnici dopo quella degli esodati, quella del calo dell’RPEF e del corrispondente aumento dell’IVA, quella delle grandi opere che potevano contribuire a rimettere in moto le PMI e dove erano stati previsti 100 miliardi ma ne sono stati erogati solo poco più di 3, governo che almeno i conti avrebbe dovuto saperli fare e che invece, se non proprio alla scuola elementare, dovrebbe essere rimandato alla scuola media”.