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La lunga tradizione delle “Palme di Bova”

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Le “Palme di Bova” o “Parme” sono grandi statue dalle sembianze femminili realizzate intrecciando con maestria le foglie di ulivo attorno ad un asse di canna denominato “steddha”. Con l’insieme delle “steddhe” viene ricoperta una sagoma di canna dalle sembianze femminili, rappresentando la ladre e la figlia. Queste “statue vegetali” la notte antecedente la festa vengono adornate e ingioiellate con nastri di vari colori e con le primizie agro pastorali che offre l’area

La lunga tradizione delle “Palme di Bova”

Le “Palme di Bova” o “Parme” sono grandi statue dalle sembianze femminili realizzate intrecciando con maestria le foglie di ulivo attorno ad un asse di canna denominato “steddha”. Con l’insieme delle “steddhe” viene ricoperta una sagoma di canna dalle sembianze femminili, rappresentando la ladre e la figlia. Queste “statue vegetali” la notte antecedente la festa vengono adornate e ingioiellate con nastri di vari colori e con le primizie agro pastorali che offre l’area

 

 

Nella città di Bova (Chòra tù Vùa) Capitale della cultura Calabrogreca, ogni anno la Domenica delle Palme i bovesi celebrano un rito unico in tutta la Calabria. Dalla notte dei tempi, usano portare al Santuario di San Leo, per la benedizione e poi nella Cattedrale dell’Isodia per assistere alla celebrazione della Santa Messa, i rami di ulivo ele “Palme di Bova”.
Le “Palme di Bova” o “Parme” sono grandi statue dalle sembianze femminili realizzate intrecciando con maestria le foglie di ulivo attorno ad un asse di canna denominato “steddha”. Con l’insieme delle “steddhe” viene ricoperta una sagoma di canna dalle sembianze femminili, rappresentando la ladre e la figlia. Queste “statue vegetali” la notte antecedente la festa vengono adornate e ingioiellate con nastri di vari colori e con le primizie agro pastorali che offre l’area.
Terminata la funzione religiosa il corteo delle “Palme di Bova”, attraverso le suggestive vie della città arriva in Piazza e nella scalinata del Municipio, terminate le riprese televisive e fotografiche dgli numerosi estimatori italiani ed esteri le “Palme” vengono smembrate e le singole “Steddhe” vengono offerti ai presenti che cureranno il dono tra le cose care.
In questo 2014, la Comunità Calabrogreca di Bova, ha omaggiato con la “Palma di Bova” tra gli altri, il dott. Vincenzo Caccamo, titolare della Libreria Culture di Reggio Calabria con l’auspicio che nella stessa Libreria presto possa essere realizzato un “Centro di Documentazione ed un Allestimento Museale dedicato alla “Culture”. La consegna è avvenuta nel corso della Conferenza tenutasi nella Salone della Libreria sul tema: “La Palma di Bova” con la presenza in veste di relatori dell’antropologa Maria Pascuzzi, dell’arch. Rocco Gangemi Delegato FAI , di Don Antonino Denisi Giudice del Tribunale Ecclesiastico della Calabria e di Natale D’Aguì e Carmelo Giuseppe Nucera rispettivamente Presidenti dei Circoli Calabrogreci “I Chòra” e “Apodiafazzi”. Nel dibattito sono interventuti: le dott.sse Silvana Iannelli e Emilia Andronico della Soprintendenza Archeologica della Calabria, la prof.ssa Carmen Lucidano Dirigente del Liceo Scientifico “Euclide” di Bova Marina, l’arch. Mario Casile Diacono della Chiesa di Bova.
Natale D’Aguì ha esaltato il valore del “laboratorio” che per più settimane vede impegnati nel lavoro collettivo quanti vogliono proseguire la bella tradizione di intrecciare le ” Palme di Bova” rilanciata nel lontano anno 1992 dall’Amministrazione guidata dal Sindaco Nucera.
Concludendo l’iniziativa Carmelo G. Nucera ha ribadito che la ripresa del “rito” di costruire le Palme di Bova o “Parme” operata dalla sua amministrazione ed ampliata dalle amministrazioni che si sono succedute aveva come scopo esclusivo quello di ricordare l’ingresso di Cristo a Gerusalemme e con la “Resurrezione di Christo” alimentare la speranza della comunità bovese in quegli anni mortalmente ferita dalla natura e dalle cattive gestioni amministrative ad ogni livello.
Ci ponemmo e ancora oggi ci poniamola domanda da dove proviene questa diversità bovese che sicuramente presenta analogia con culti di popolazioni preistoriche che usavano evocare la Madre Terra”, culto presente nella “bovesia”come si evince dagli scavi archeologici di San salvatore o ai culti della Magna Grecia legati al mito di Persephone. E’ cosa buona e giusta indagare ed approfondire le tante supposiazioni, cose per specialisti della materia, ad incominciare dalla Soprintendenza per i Beni Artistici ed Etnoantropologici della Calabria chè deve redigere una “Scheda Scientifica” sulle “Palme di Bova”e la sua “Processione”. Tutto ciò affinchè questo importante e affascinante rito possa essere tutelato come patrimonio di Bova preservando le sue implicazioni religiose, storico e culturali e per la sua simbologia, proposto quale “emblema” del legame e del rispetto verso la natura, nutrito dai Calabrogreci. I giovani bovesi nello stesso tempo, orgogliosi di possedere questo importante patrimonio devono custodirlo e salvaguardarlo unitariamente rifuggendo da ogni tentazione che sia diversa dalla tutela della “Palma di Bova”.