Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

La Lanterna di Diogene Sindaco Falcomatà, un tetto a Natale non si nega a nessuno, vero?

La Lanterna di Diogene Sindaco Falcomatà, un tetto a Natale non si nega a nessuno, vero?
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Il Santo Natale si avvicina, ma non per tutti è “Santo” né per tutti è Natale.
Perché molti, i santi in paradiso non ce l’hanno. Non si possono permettere
delle sciarpe Burberry come i politici oppure delle scarpe Hogan, come alcuni
sacerdoti. Perché c’è gente che vive disagi, mortificazioni che nessuno sa o
non vuole (ed è ancora peggio) ascoltare. E vive in un suo mondo parallelo,
invisibile, mettendo in secondo piano anche, e soprattutto, la propria dignità.
Ed è proprio quando si mette in discussione la propria dignità, il decoro umano
e la sopravvivenza, che ci troviamo nel bel mezzo di una società malata.

La “società malata” in questo caso, è una “Città Metropolitana (sic!)”, Reggio
Calabria. Una città metropolitana, che si permette di lasciare in mezzo ad una
strada, una famiglia composta da sei persone, di cui quattro bambini, a dormire
in macchina al freddo ed in preda, chissà, a quali altri pericoli e disagi vari.
Si è potuto scoprire tutto questo, grazie ad un servizio televisivo di Graziano
Tomarchio, così da evidenziare (questa vergogna), e trasmesso in tutto il
territorio calabrese.

La famiglia in questione è quella di Gianluca (non faccio il cognome per rispetto
della sua dignità e per non mortificare ulteriormente la sua vita e quella
della sua famiglia), però ho già avvisato a chi di dovere ed alcuni amici (che
hanno risposto subito) che si stanno muovendo in merito alla questione, e che
se sarà risolta saranno ringraziati uno ad uno.

Caro sindaco Falcomatà, giovane sindaco Falcomatà, tu che in teoria dovresti
rappresentare questo benedetto “nuovo che avanza”, e che tra le altre cose
porti un cognome importante, perché non ridai la casa a Gianluca ed alla sua
famiglia? I cavilli giudiziari, i laccioli e gli ingranaggi burocratici possono
sbloccarsi come per magia, se si vuole. Capisco che Gesù Bambino è nato dentro
una capanna “al freddo ed al gelo”, ma i tempi sono cambiati, rispetto ad oltre
duemila anni fa, qualche progresso in merito l’abbiamo fatto. Certo, se queste
persone nel terzo millennio non hanno un tetto dove stare, quel progresso è un
fallimento per tutti quanti noi. Ecco, fai finta che è venuto qualcuno, un
amico dei tuoi amici e come spesso si fa in questa società, con una “raccomandazione”.
Quello strumento per cui, quando si vuole ottenere qualcosa, scavalcando gli
altri che magari ne hanno più diritto o per abbreviare i tempi. Fai finta che
questa mia richiesta sia una “raccomandazione”. Sicuramente più nobile delle
altre perché qua si tratta di dare un tetto che è stato tolto, si tratta di
dare un posto caldo a dei bambini, si tratta di non fare una figura da terzo
mondo in una città che è stata “proclamata” per legge Metropolitana.

Senza girarci attorno alla questione, questa famiglia è di etnia Rom, nulla di
pregiudiziale né di altre opinioni che possono ledere tale dignità perché quello
che viene considerato è il lato umano e soprattutto di tutelare dei minori che
se abbandonati a se stessi, si rischia di compromettere anche la loro crescita
ed i loro sogni. Non si può assistere inermi ad una famiglia che con quattro
bambini dorme in macchina, quale siano le loro condizioni umane e sociali. Ed appunto
per questo, la tutela dei servizi sociali debba essere celere, decisiva e
soprattutto convinta nelle sue azioni senza remore ed (eventuali) pregiudizi.
Diamo semplicemente una risposta, quantomeno per un tetto e qualche pasto caldo
per un sereno Natale che non sia, “al freddo ed al gelo”.