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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

E se dall’altra parte del muro c’è il muro stesso?

a cura di GIUSEPPE LAROSA

La lanterna di Diogene

E se dall’altra parte del muro c’è il muro stesso?

 

a cura di Giuseppe Larosa

 

 

Ma se dall’altre del muro c’è il muro stesso, come la mettiamo? Un interrogativo che spesso si pone quando ti trovi ad un bivio e non sai cosa fare, come agire e soprattutto come muoverti, perchè se non lo fai rischi di fare la fine del povero asino di Buridano, che morì di fame e di sete per via della sua indecisione.

Ora, perché questo paradosso “casualistico”? Semplicemente per far capire e soprattutto cercare di capire in una sorta di confusione, i limiti della decenza e della vergogna (molto spesso non “auto-riconosciuta”), degli uomini, delle donne e dei “figli di puttana”.

Due sono le notizie che stamani che trovano spazio in una serie di riflessioni a mente aperta senza ipocrisie di sorta. Lo sfogo del procuratore aggiunto alla procura distrettuale antimafia di Palermo, Antonio Ingoia che afferma «In un Paese normale di fronte a questa azione della magistratura, il paese delle istituzioni e la società si stringerebbero attorno ai magistrati, li si sosterrebbe in questo compito difficile, anzi ciascuno cercherebbe di fare la propria parte. La politica dovrebbe occuparsene, accertando quello che alla politica tocca accertare rispetto al passato, la verità politica, la verità storica. Non tocca alla magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali, e invece questo in Italia non è avvenuto», e poi, «Almeno fino a oggi non è avvenuto perché per esempio tante e tante commissioni parlamentari antimafia si sono avvicendate in questi vent’anni, ma nessuna di queste ha messo al centro della propria attenzione, al centro della propria indagine, l’accertamento della verità su quel terribile biennio 92/93, che è poi il biennio sul quale è nata questa Repubblica. Perché questa Seconda Repubblica affonda letteralmente i suoi pilastri nel sangue di quelle stragi, in quella trattativa che si sviluppò dietro le quinte di quelle stragi».

E poi la notizia che la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria in una sua inchiesta sulla ‘ndrangheta scopre che ci sono dei magistrati compiacenti nella suprema Corte di Cassazione di Roma, e vicini agli “amici” mafiosi, troverebbe sempre “il cavillo per annullare o rinviare, provvedimenti restrittivi o sentenze”.

Quello che ci appare è senza ombra di dubbio un fatto gravissino ed una vera piaga nella società, che ci induce a riflettere cercando di immedesimarci nel contesto e senza evitare di chiederci, ma lo Stato c’è? E se c’è dov’è? Che fa? Che ruolo svolge all’interno delle istituzioni quando esso stesso è “malato” e fa patti con il diavolo. Oltre a quello Stato che dovrebbe renderci sicuri ed invece è lo zerbino ed il servo del potere criminale mafioso, visto che ci sono (non)servitori di Stato che aggiustano processi di mafia e fanno favori a terribili assassini sanguinari che hanno solo portato male e miseria ad un paese sempre più in preda al marcio totale.

Finiamola una volta per tutte con queste “ipocrisie di Stato” che tutto va bene e tutti siamo propensi alla fedeltà ed al sacrificio per la democrazia di un paese, non è affatto vero! Non si può far finta di nulla mentre il mondo attorno ti sta rollando addosso e con esso anche le istituzioni che dovrebbero proteggerci.

Ma dove stanno questi avventurieri dell’antimafia che con le loro associazioni sono sempre al fianco senza se e senza ma a tutti senza diritto di critica nei riguardi di forze dell’ordine e magistratura, perché se è servitore dello Stato commette queste leggerezze come fare favori al mafioso sia esso un magistrato, un poliziotto o altro che indossa una divisa, è una mela marcia e va condannato inesorabilmente.

E fa un certo ribrezzo ascoltare le parole di un uomo vero delle istituzioni come Ingoia quando dice, proseguendo del suo discorso che «non solo la politica non ha fatto questo, ma nè dalla politica, nè dal mondo dei mass media, è venuto un sostegno nei confronti della magistratura, anzi queste iniziative di verità, di realtà giudiziaria, sono state accolte con freddezza, fastidio, a volte con ostilità come se questo Paese la verità non la volesse, come se ci fosse una grande parte del Paese che preferisce vivere in quell’eterno presente immobile senza conoscere le proprie origini, forse per la paura di scoprire qualcosa di cui vergognarsi nella propria vita».

Cosa dice l’antimafia di questo oltre alle solite ed inutili passerelle e alla richiesta di soldi tra bonifici e 5 per mille? Andate tutti quanti a cagare perché la decenza è anche un valore per chi non conosce il sentimento della vergogna, e per chi vive di obesità congenite nate dal cosiddetto male delle ipocrisie occidentali.

lalanternadidiogene@approdonews.it