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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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La forza dell’eloquio Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sul potere della parola espressa

La forza dell’eloquio Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sul potere della parola espressa
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Un detto popolare presume da tempi remoti che il silenzio sia d’oro e la parola tutt’al più d’argento.

Il silenzio livella e la parola distingue. Il silenzio accomuna il pensatore e l’idiota; solo la parola è misura dell’intelletto.

Il silenzio è isolamento; la parola è comunione. Nessun grande sentimento vive senza il bisogno di esprimersi.

I popoli mediterranei, in genere, hanno sempre avuto buona predisposizione alla facondia. Ed infatti, nel mondo politico odierno, molti parlano a profusione, anche senza esprimere idee, magari senza concludere nulla.

Evidentemente i nostri uomini politici non hanno bisogno d’oro, non sono per nulla venali, poiché altrimenti nell’ipotesi che i proverbi costituiscano ammonimento reale e non fasullo se ne starebbero zitti.

Comunque, siccome non si può fare a meno dell’uomo politico, quest’ultimo senza possedere a volte alcune qualità tribunizie, in piazza istrionicamente si adusa a proferire singolari e mercantili arringhe di popolo.

A proposito di arringhe, però, Giovenale, il simpaticissimo poeta satirico latino, non risparmiava le sue velenose frecciate contro certi legulei “qui non agunt sed latrant” (che non agiscono ma abbaiano).

Oggigiorno l’oratoria si appalesa attaccaticcia come lo squaglio di zucchero, povera di idee nascoste nell’orpello della parola enfiata, e con un pensiero fisico avvolto nel fragore dell’espressione.

Non è tuttavia da pensare che la giurisprudenza e la magistratura possano sempre essere servite da menti sopraffine, da cervelli dotati, in modo preclaro, di senso di giustizia e di equilibrio, senza che vi sia il contorno di un’oratoria forbita.

La professioni giudiziarie, pur ispirandosi in senso lato ad una disciplina millenaria ed omogenea, che è la difesa della legge e del diritto, si articolano in varie specializzazioni.

Un civilista, per esempio, ha più bisogno di sapere scrivere che di saper parlare.

La funzione del penalista è invece del tutto diversa. Oltre che alla maestà della Legge, cui egli deve inchinarsi, esiste una giuria popolare, composta di liberi e privati cittadini, i quali difficilmente rimangono insensibili alla foga oratoria, alla tonalità espressiva, al vigore ed alla logica di un’arringa, non importa se provenga dal pubblico ministero, dagli avvocati di accusa e di difesa.

Anche quando la forza della voce supera quella dell’argomento, e la giuria lo percepisce, è vano tentare di sottrarsi all’influenza emotiva di una perorazione efficace e faconda.