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La cultura come ornamento e diletto

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Antonino Coco critica i manipolatori dell’informazione

La cultura come ornamento e diletto

Antonino Coco critica i manipolatori dell’informazione

 

Riceviamo e pubblichiamo

A Reggio è accaduto un fatto molto strano: i manipolatori dell’informazione hanno
reso ufficiale l’idea di coloro che ritengono che la cultura sia monopolio esclusivo
di chi la esercita per diletto e ornamento.

S’è voluto, insomma, regolarizzare un grande equivoco presentando un programma
culturale accessibile a tutti perqualche ora.

Dare l’idea d’una cultura asservita e spinta dall’ingranaggio di un palinsesto
è un fenomeno che potremmo dire di “culturismo intellettuale”, e cioè il bisogno
che hanno certi personaggi di contraffare le emozioni per ridurle a qualche cosa
di pronto e di immediatamente disponibile per l’uso. Il che è assai lontano dal
significato vero di “cultura”: essa è aspirazione, elevazione; ma ciò che più
d’ogni altra cosa ci muove verso la cultura è il sacrificio, la consapevolezza
che essa non sia facilmente raggiungibile e che esiga, invece, una tensione, una
volontà di possesso a qualsiasi costo. La cultura, insomma, non è uno “spirito”
che cala sulle masse e sul popolo come un privilegio di cui si possa disporre ad
una data ora di un tale giorno. Anzi vi è il pericolo di mistificarne e volgarizzarne
il senso diseducando l’umanità a ricercarne l’altezza.

Il rischio di simili operazioni, inoltre, è che la cultura nelle mani incerte di
populisti e demagoghi perda la sua universale utilità e diventi arma di combattimento
politico e di cattiva educazione. Fenomeni di questo genere si riproducono ogni volta
che la politica è in crisi e impegna tutte le forze della società per salvarla
da una grave malattia. E noi avremmo chiamato a salvare la nostra cultura portatori
di una delega che non sembra più tenersi distante da interessi di più bassa portata.

Temiamo, piuttosto, che l’istante breve della cultura svenduta a Reggio scomparirà
dietro un sipario; si conteranno forse gli applausi e gli incassi del pubblico, e
mentre noi credemmo d’esserci acculturati, qualcuno ha spezzettato un’altra verità
per saziare l’ideologia della massa.

A nessuno è mai venuto in mente che questi personaggi, la cui fortuna gli deriva
dall’aver stretto in mano il mestolo delle pubbliche emozioni, non sono che parolieri
portati dal tempo e dalle stagioni. Ma il silenzio degli intellettuali porta a queste
e altre gravi conseguenze. E il dilettantismo crede di farla franca in un ambiente
che non chiede nulla alla cultura se non qualche visita organizzata a mostre o a
musei, come se la “cultura” fosse un prodotto per le masse svenduto sulla bancarella
di un mercato rionale. E se la civile opinione continuerà ad assoggettarsi a tali
parlatori da palcoscenico finiremo col credere che la cultura sia uno spettacolo
da oratorio o da fiera.

Ma l’incultura e il disprezzo della cultura, viene dagli stessi che si pretendono
colti.

E pensare che fummo gli annunziatori della più viva intelligenza culturale.

Dott. Antonino Coco, Componente il Coordinamento Provinciale di Reggio Calabria

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