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La crisi morde i cittadini spagnoli ma il popolo non reagisce, perché?

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Editoriale di Maurizio Compagnone, segretario organizzativo dei Popolari Glocalizzati

La crisi morde i cittadini spagnoli ma il popolo non reagisce, perché?

Editoriale di Maurizio Compagnone, segretario organizzativo dei Popolari Glocalizzati

 

 

Siamo a metà cammino del 2013, 5 anni di dura crisi hanno eroso i risparmi degli spagnoli, la disoccupazione, la povertà e un welfare sempre più stringente stanno mettendo a dura prova la resistenza dei cittadini.

Anche in Spagna, come già accaduto in Grecia cresce la malnutrizione infantile, continuano senza sosta da parte delle autorità gli sfratti delle famiglie.
Il Governo per rispettare i parametri imposti dalla Troika, alza il prezzo delle tasse esistenti e ne inserisce di nuove, alleggerisce le tasche degli spagnoli abbassando i salari, lo stesso purtroppo non accade ai prezzi dei beni e dei servizi che continuano a salire vistosamente.

Come può pensare il Governo Rajoy di far cassa alzando i prezzi, non può pensare di far conto solo sulle maggiori entrate provenienti dal turismo, si sarà pure alzata l’asticella delle entrate turistiche anche a fronte di un minore numero di presenze, non bisogna però sottovalutare, che gli aumenti considerevoli hanno ingenerato uno tsunami nella popolazione locale.

I governanti quali parametri hanno usato per approvare manovre così sconsiderate?
I cittadini hanno maturato la convinzione che la crisi è ancora lontana e potrebbe durare ancora per anni, i più scettici parlano di una lenta ripresa solo dopo a fine 2018.
Eppure qualcosa lascia basito lo spettatore perché il popolo rimane indifferente e non si ribella?

Come può continuare a reggere questo sistema dove è stato ucciso il sistema sociale? Quanto può reggere la Spagna prima che esploda la rivolta?
Ci sarà pure una logica che ferma la rivolta sociale, da osservatori attenti cerchiamo di darci delle risposte.

In Spagna gli effetti della crisi sono devastanti, sempre meno persone fanno ricorso alle cure mediche, la categoria degli odontoiatri è la più colpita, gli ospedali a seguito dei tagli hanno ridotto notevolmente i ricoveri, i nosocomi accettano solo le urgenze inviate dai pronti soccorsi, completamente congelati i ricoveri ordinari. Le degenze hanno un range molto stretto tra i 3 e i 7 giorni.

Eppure il popolo spagnolo continua a sopportare senza reagire non posso credere che sia un popolo dedito alla autoflagellazione, ci deve essere una spiegazione. Il paese lo vivono, non possono non vedere che in Spagna la disoccupazione ha

toccato cifre record siamo arrivati ad oltre 6 milioni di disoccupati che vivono con grande difficoltà, e altri se ne stanno aggiungendo.

Le aziende chiudono per mancanza di materie prime, le banche hanno chiuso i rubinetti, la domanda interna crolla vertiginosamente. I risparmi e gli aiuti che hanno permesso a molti di tirare avanti stanno cominciano a esaurirsi.

Tra coloro che hanno un lavoro, in molti, pur di vedere il loro posto salvaguardato, si adattano “decurtazioni illegali …………………… pizzo sul lavoro” che imprenditori senza scrupoli applicano ai loro salari. Altri sopravvivono con uno stipendio di sussistenza nell’economia sommersa.

Le feroci politiche di austerity imposte dall’Unione europea alla Spagna servono solo a dissanguare il paese e allontanare la ripresa. Il Governo anziché investire per bilanciare il calo della domanda, sta tagliando tutte le voci di spesa dall’amministrazione.

E’ la peggior manovra che il Governo possa partorire, così facendo, non solo si aggrava la crisi, ma viene a mancare la copertura sociale per le persone più deboli della società a cui un altro esercito si è aggiunto quello dei disoccupati che sta fortemente impoverendo la Spagna.

La Troika ha deliberato e il Governo che ha accettato senza battere ciglio, ritengono, come già successo in Grecia che l’uscita dalla crisi deve passare per l’impoverimento generale della maggioranza degli spagnoli.
Oggi si è coniato un nuovo termine economico la “svalutazione interna”, ma come è possibile visto che la Spagna non ha più una sua divisa? Semplice la nuova svalutazione consiste nell’impoverimento della popolazione.

Tra gli spagnoli è cresciuta la percezione di una divisione dei sacrifici enormemente iniqua. Il caso più clamoroso, ma non certo l’unico, è quello degli sfratti. Lo stato stanzia importanti aiuti e si indebita fino al collo per salvare le banche, ma non fa nulla per porre fine al dramma di coloro che non riescono a pagare il mutuo.

L’insensibilità dei poteri pubblici e dei grandi partiti davanti a questa tragedia ha contribuito ad alimentare l’indignazione di buona parte della popolazione.
In difficili momenti come questo, anche la speranza viene meno. Nonostante la propaganda del governo che continua a sbandierare false riprese o peggio imminenti riprese.

Gli spagnoli non sono stupidi hanno capito che il periodo di crisi sarà lungo e traumatico. In tutto questo manca una guida forte, il Governo appare più una goletta tra un mare in tempesta, non c’è solidità, manca una unità di intenti, ognuno privilegia la casta di appartenenza, nessuno vuole perdere i privilegi acquisiti, sia che siano politici, burocrati, magistrati, docenti universitari, o appartenenti alle varie caste professionali.

Toccarle significa colpire se stessi, la maggior parte dei politici sono rappresentanti nella vita civile di queste categorie e costoro vogliono salvaguardare il benessere acquisito una volta lasciata l’arena della politica.

In questo scenario apocalittico, la corruzione dei partiti rimane a livelli di guardia, i politici non hanno la minima vergogna, abbiamo un presidente del governo che è ricattato per il finanziamento illecito del partito che dirige. Uno dei tanti casi di corruzione.

C’è poco da stare sereni eppure nonostante tutte le calamità che ho appena enumerato, però, la gente ancora non si ribella. Che sta succedendo?
Sicuramente gli Spagnoli hanno usato tutti i bonus a loro disposizione, dal Governo Zapatero che sembrava l’uomo dalle stimmate, sono approdati al Governo Rajoy.

Gli spagnoli hanno compreso che non esiste un’ideologia in grado di proporre un cammino alternativo a quello attuale o di organizzare una resistenza collettiva.
La popolazione si lascia mordere dalla rabbia, che si traduce nell’alienazione e nel rifiuto del sistema economico e politico ma non si cristallizza in un movimento che possa rappresentare una minaccia collettiva per il Governo.

La Spagna non ha ancora toccato la soglia che l’Argentina ha toccato con Menen nonostante il momento difficile che attraversa, mantiene un livello di sviluppo considerevole, e non dobbiamo sottovalutare questo tassello, le democrazie compiute hanno un grave handicap, sono straordinariamente stabili, possono sopportare di tutto.

La storia ne è testimone, non bisogna sottovalutare un dato storico molto significativo: non è mai accaduto che una democrazia con un pil pro capite di meno di 1800 S come quello dell’Argentina del 1976 sia collassata, oggi il Pil della Spagna nonostante la grave crisi è attestato a 32.210 $, ben al di sopra di quello argentino.

Per questo motivo posso prevedere che aumenteranno episodi di dura contestazione verso il Governo, tensioni e in alcuni casi prevedo anche episodi violenti ma circoscritti, sarà difficile però che sfocerà in una rivolta generalizzata.

E questo si spiega per due motivi, il primo motivo, lo stato è molto potente e la popolazione sa che può facilmente reprimere ogni protesta sul nascere, e un altro motivo da non sottovalutare è il seguente, molte famiglie sono proprietarie di immobili e attive in borsa e non intendono fare i “masanielli” del popolo mettendo a rischio il loro futuro in avventure dal risultato incerto.

Lo sviluppo della Spagna ha portato con sé un alto livello di conservatorismo politico in tutti i settori della società che oggi hanno occupato tutti i posti di chiave dello Stato.

Il sintomo più chiaro lo riscontriamo nella gente che benché esasperata, non vuole correre rischi, manca un dibattito pubblico in Spagna sull’opportunità se continuare a restare all’interno dell’eurozona nonostante l’Europa continui a

stringere il cappio. Nessuno è pronto ad accettare le conseguenze a breve termine di un’uscita dall’euro.

Intanto la gente continua a indirizzare le proprie lamentele contro i partiti e le istituzioni spagnole anche se il problema risieda più in alto, … nelle leggi che regolano il funzionamento dell’euro e nelle politiche decise dai paesi del nord.

Certo, l’opinione che il popolo ha delle istituzioni europee è crollata, ma non ci sono state conseguenze. L’appoggio nei confronti dell’euro è netto e costante, e fino a quando resterà tale non ci sarà alcuna rivolta.
E alla fine continueranno, tra un bicchiere di Sangria e una Horchata de Chufas a sopportare una situazione che comunque la si consideri resta intollerabile.

Maurizio Compagnone
Segretario Org. dei Popolari Glocalizzati