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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 LUGLIO 2024

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La cravatta Riflessioni del giurista Giovanni Cardona sul fenomeno dell’usura

La cravatta Riflessioni del giurista Giovanni Cardona sul fenomeno dell’usura
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La problematica è vecchia ma solo in tempi recenti se ne parla insistentemente.
L’argomento è l’usura.
Se ne discetta ovunque: sui giornali, in televisione, in convegni, alimentati dalla miriade di suicidi venuti a galla in tutta la loro drammaticità.
Come sempre in Italia, solo la bara aiuta a pensare.
Ma il fenomeno dell’usura è strettamente legato agli istituti di credito; infatti, tra credito legalizzato e credito delinquenziale c’è un filo di connivenza derivante dai tassi di interessi praticati dal mercato legale tirannico delle banche che rasenta lo strozzinaggio.
E’ anche vero che, gli istituti di credito non sono delle confraternite munifiche, ma delle imprese private con fini di lucro ove l’alto rischio milionario delle annuali sofferenze viene lautamente compensato con una rimodulazione usuraia.
Certamente il fenomeno dell’usura, è indubbiamente controbilanciato da una ferrea direttiva normativa e legislativa; il “cravattaro” viene qualificato come un bieco delinquente comune, capace di un nutrito ventaglio di reati ricomprendente anche il più efferato: l’omicidio.
Senza nulla togliere all’abiezione del fenomeno, tuttavia quante persone vengono incravattate e quante si annodano la cravatta da soli?
La verità è che il fenomeno dell’usura, se in massima parte converge verso soggetti con situazioni economiche precarie o disastrate, in gran parte involge, coinvolgendoli, sfrenati protagonisti di consumismo e di sperpero.
Le odierne società degli inutili consumi e degli illusori status symbol – confliggenti con l’oculatezza ed il risparmio dei nostri avi – sono diventate insaziabili sanguisughe, per alimentare le quali non v’è remunerazione stipendiale o sofferti guadagni che possano lenire questa cronicizzata bramosia.
Ne è ulteriore riprova, altresì, come le ricorrenze festive o familiari che in passato venivano festeggiate nell’habitat domestico con eccelso dispiegamento di torte, bignè, mostaccioli e rustici casarecci, oggigiorno, vengono sacrificate al tavolo profano del ristoratore di turno con enorme spreco deflativo sulle critiche risorse economiche.
Lo spreco per sostenere spese non necessarie, sommato alle sventure economiche imprevedibili o alle ristrettezze economiche contingenti, hanno determinato una crescita esponenziale degli utenti che si rivolgono ai “cravattari” i quali, avallati dal consumismo più sfrenato, dal culto del superfluo, dall’orgia dello sperpero e dal trionfo del vizio, affondano i loro avidi artigli.
La vigliaccheria e la paura che alimentano il silenzio e la frustrazione o l’impotenza, sono le parti essenziali ed arcaiche che fanno sprofondare l’esistenza degli usurati verso un abisso senza ritorno.
Solo conoscendolo e parlandone denunciandolo, si addomestica l’abisso che sta dentro i cunicoli scuri della psiche refrattaria e violata dell’usurato, così contrastando sul serio un fenomeno che si è fatto via via più drammatico dentro le case dell’ex Belpaese, fino a trasformarsi in negazione dell’evidenza, in silenzio, in paura.
La cravatta, in molti, se la scelgono. E tanti se l’annodano.