La Corte di Cassazione annulla l’ergastolo a Cutrì. I giudici non sono convinti del movente del delitto
Apr 05, 2014 - redazione
Domenico Cutrì, l’ergastolano che ha tentato di fuggire con la collaborazione di diversi suoi familiari lo scorso febbraio, era stato condannato in II grado quale mandante dell’omicidio di un cittadino polacco, ma ora i giudici della Cassazione hanno riaperto il processo perché il movente non convince
La Corte di Cassazione annulla l’ergastolo a Cutrì. I giudici non sono convinti del movente del delitto
Domenico Cutrì, l’ergastolano che ha tentato di fuggire con la collaborazione di diversi suoi familiari lo scorso febbraio, era stato condannato in II grado quale mandante dell’omicidio di un cittadino polacco, ma ora i giudici della Cassazione hanno riaperto il processo perché il movente non convince
CATANZARO – La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio, la condanna all’ergastolo inflitta a Domenico Cutrì, l’uomo, di origini calabresi ma residente a Legnano, evaso a Gallarate (Varese) nell’assalto in cui morì il fratello Antonino che insieme ad altri familiari aveva organizzato l’evasione del fratello Domenico.
L’annullamento riguarda la parte della sentenza relativa al movente per il quale Cutrì fu condannato al carcere a vita. Lo hanno reso noto i difensori di Cutrì, gli avvocati Armando e Clara Veneto. Cutrì, comunque, resta in carcere.
In particolare, Cutrì era stato condannato all’ergastolo in II grado per aver fatto uccidere, secondo l’accusa, il suo “rivale” in amore. Nello specifico, Cutrì è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino nel dicembre 2012 come presunto mandante dell’omicidio di Lukasz Kobrzeniecki, 22enne magazziniere polacco ucciso a Trecate (Novara) la notte tra il 15 e il 16 giugno 2006. Sarebbe stata la gelosia a spingere Cutrì ad architettare il delitto: la “colpa” del giovane polacco infatti sarebbe stata quella di aver riservato qualche apprezzamento di troppo alla “sua donna”. Con Cutrì, i giudici condannarono anche il gestore di un bar di Trecate a tre anni di reclusione per favoreggiamento. L’esecutore materiale dell’agguato invece, Manuel Martelli, 32enne di Trecate, processato con rito abbreviato (che gli garantì lo sconto fino ad un terzo della pena) è stato condannato a 16 anni e 4 mesi.