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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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La consigliera di parità De Blasio sul pacchetto lavoro del governo Letta

“Oggi siamo di fronte all’ennesimo tentativo di adeguare il “sistema lavoro” per poter far fronte all’emergenza occupazionale che affligge il nostro Paese. Qualcosa forse si sta muovendo”

La consigliera di parità De Blasio sul pacchetto lavoro del governo Letta

“Oggi siamo di fronte all’ennesimo tentativo di adeguare il “sistema lavoro” per poter far fronte all’emergenza occupazionale che affligge il nostro Paese. Qualcosa forse si sta muovendo”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Oltre tre milioni di disoccupati, tasso al 12,2%, mai così alto dal 1977, sembra un bollettino di guerra ma in realtà è la cruda fotografia dell’ISTAT che pubblica i dati di un mercato del lavoro italiano che funziona davvero male. Adesso servono soltanto certezze, non c’è più il tempo di pensare. La “riforma Fornero” non ha portato gli effetti desiderati, anzi, se possibile, ha peggiorato la situazione ingessando e disincentivando, di fatto, i contratti a tempo determinato e indeterminato favorendo l’uscita piuttosto che l’entrata dei giovani, infatti, aumentare il costo del lavoro sui contratti a progetto e non abbassarlo sui contratti a tempo indeterminato, a mio avviso, ha contribuito a scoraggiare molti imprenditori ad assumere nuove leve. Bisogna partire da una revisione del sistema economico globale, che vada incontro alle aziende in maniera concreta. Mancano gli investimenti, manca la liquidità e di conseguenza gli imprenditori o chi, d’altro canto, vuole fare impresa non ha gli strumenti necessari per portare avanti un progetto. Abbiamo un modello di welfare orientato praticamente su un altro pianeta, infatti il “vecchio” modello di welfare, quello che oggi ci ha portato al bisogno di riformare l’intero mercato del lavoro, era pensato per gli anni in cui l’Italia cresceva trainata dal settore manifatturiero, dal basso costo della manodopera e dalle esportazioni. Oggi siamo di fronte all’ennesimo tentativo di adeguare il “sistema lavoro” per poter far fronte all’emergenza occupazionale che affligge il nostro Paese. Qualcosa forse si sta muovendo. Gli ultimi ritocchi e marce indietro del Governo, dimostrano che c’è bisogno di un mercato del lavoro dinamico, che dia migliori performance per tutti, introducendo maggiore flessibilità sia in entrata che in uscita, creando tutele e riequilibrando un sistema che sembrerebbe privilegiare le vecchie generazioni, lasciando ai giovani scarse possibilità di ingresso e nessuna tutela. Il Pacchetto Lavoro del Governo Letta modifica il lavoro intermittente e accessorio, i contratti a progetto e la conciliazione preventiva nei licenziamenti, inoltre estende la tutela dalle dimissioni in bianco e della risoluzione consensuale ai co.co.co e agli associati in partecipazione. I numeri per contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile, almeno sulla carta, ci sono tutti. Si parte dagli incentivi alle imprese che ammonterebbero, per il Mezzogiorno, a 100 milioni per il 2013, 150 per il 2014, 150 per il 2015, 100 per il 2016. Poi ci sono i 794 milioni per gli sgravi contributivi e tutta una serie di interventi (finanziati) per l’incentivazione di tirocini formativi assunzione di disabili e misure per l’auto-impiego. Va comunque detto che è stato fatto troppo poco per bonificare o, almeno, ridurre le tante (troppe) tipologie contrattuali atipiche attualmente disponibili e anche troppo poco per incentivare l’occupazione femminile. Infatti il lavoro femminile non deve essere considerato accessorio ma fondamentale, se ci sono discriminazioni l’intero sistema lavoro non funziona per cui ogni sforzo risulterebbe inutile. Oggi più che mai, dunque abbiamo bisogno di una riforma del che cambi per sempre il concetto di lavoro precario, non più sostenibile, e che lo trasformi in lavoro flessibile. Ovvero, nel momento in cui si perde un posto di lavoro, si dovranno creare per il lavoratore le condizioni affinchè l’uscita non sia traumatica e lo stesso venga accompagnato verso una nuova occupazione con azioni mirate, come ad esempio una riqualificazione professionale, oppure attraverso una riforma degli ammortizzatori sociali che trasformerebbe il sostegno al reddito in un’azione di politica attiva e non più passiva.
La riforma del Governo Letta, almeno in questo primo step sperimentale, sembrerebbe essere quella giusta: operando alla fonte, strutturando e incentivando gli investimenti anche in termini di capitale umano, attraverso misure durature e di immediata fruibilità che prevedono, tra l’altro, sgravi contributivi e fiscali per le imprese. È pur vero che nella nostra Regione bisogna affrontare con chiarezza il nodo delle professionalità, ovvero contrastare lo scollamento che oggi emerge dal rapporto scuola-università-impresa. Occorre riallinearli con il reale fabbisogno del territorio e la concreta domanda e offerta di lavoro presente in esso. Questo si può realizzare velocemente e a costo zero utilizzando i servizi per l’impiego già capillarmente presenti sul territorio a patto che siano messi nelle condizioni di operare in maniera più incisiva nel tessuto socio-produttivo del Paese.

Daniela De Blasio
Consigliera di Parità