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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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“La Calabria ha vissuto 30 anni di politica clientelare” Lo sostiene il Movimento Terra e Popolo

“La Calabria ha vissuto 30 anni di politica clientelare” Lo sostiene il Movimento Terra e Popolo
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Per giorni siamo rimasti in silenzio per doveroso rispetto nei confronti di chi, in questo disastro, ha perso tutto o quasi.
Abbiamo letto ed ascoltato centinaia di fesserie, giustificazioni, ed abbiamo già avuto modo di comprendere il tenore
deprimente di una discussione avviata verso un ultimo, squallido scarica barile su chi doveva controllare gli argini, il
letto dei torrenti, i canali di scolo.
Mentre ancora decine di famiglie hanno il fango dietro la porta di casa o nei garage, però, sentiamo il dovere anche di
interpretare il sentimento comune di una comunità oggi ancor più ferita di ieri, arrabbiata e sconcertata.
Qualcuno vorrebbe farne una questione tecnica, altri giuridica: siamo profondamente convinti che quanto accaduto
sia una questione prettamente politica.
È della classe politica degli ultimi 30 anni la responsabilità di aver concesso la costruzione di stabili privati in ogni dove
nel territorio cittadino, laddove c’erano alberi secolari o al margine dei torrenti e delle fiumare, alle volte come nel
caso del torrente Inferno, persino sopra i torrenti. Ed è responsabilità della classe politica non aver provveduto a
controllare e ristrutturare gli argini, a verificare ed effettuare la pulizia dei torrenti, a verificare ed eventualmente
realizzare interventi di sistemazione idrogeologica.
Qualcuno, soprattutto qualche ex-amministratore che svolge attività professionale proprio nel campo del cemento,
cerca di glissare sulla questione dell’edilizia, e non parliamo solo di quella abusiva, ma anche e soprattutto di quella
“legale”. Perchè? Ovvio: parliamo di una classe dirigente che ha mangiato con l’edilizia come un branco di dinosauri
per 30 anni, facendo lavorare una cerchia ristretta di aziende e di professionisti, devastando il territorio ed
ingrassando a dismisura i propri portafogli. Diciamo la verità: a qualcuno stava bene perché raccattava le briciole, ed
ora quelle briciole si sono trasformate in tonnellate e tonnellate di fango, purtroppo anche per migliaia di cittadini che,
invece, lavorano onestamente e faticosamente in un territorio già ostico. A quei cittadini ci rivolgiamo, non ad altri:
ora è il momento di chiudere con questa gente.
Siamo d’accordo con chi dice che non è colpa solo di questa amministrazione, la quale resta comunque la peggiore
della storia della nostra città. Ma qualcuno dimentica che era il 1995 quando l’attuale sindaco faceva proprio
l’assessore ai lavori pubblici nella prima giunta Caputo? Quella era la legislatura dei sottopassi (piscine?) e delle
costruzioni selvagge sui torrenti, ma anche – dobbiamo riconoscerlo – delle demolizioni delle centinaia di stabili abusivi
dell’era Caracciolo, uno che è stato sindaco dal 1983 e che ora, dopo aver oppresso come una cappa la comunità per
quasi un decennio, in vista delle prossime elezioni veste goffamente i panni del verginello. Era il 1997 quando l’arch.
Rapani faceva l’assessore all’urbanistica, oltre ad aver fatto il consigliere al fianco di Caputo per più di un decennio.
Attendiamo con fiducia l’esito delle indagini della magistratura, apprendendo favorevolmente la nomina di un
professionista come Tansi che aveva già ripetutamente denunciato lo stato di incuria del nostro territorio anche
collaborando con l’associazione “Libera”, ma è evidente che non c’è bisogno di alcun processo per riconoscere delle
lampanti, gravissime ed inconfutabili responsabilità politiche per cui non c’è scarica barile che tenga.
Chiederemo, comunque, alla luce di tutto quanto denunciato in questi anni, un incontro all’Autorità Giudiziaria per
collaborare e segnalare, ancora una volta, anomalie inspiegabili come il restringimento drastico del torrente inferno,
il riversamento di tonnellate di terra di riporto dai cantieri nei torrenti e nelle strade dello scalo, l’assoluta e più volte
denunciata mancata manutenzione di argini e letti di torrenti, fiumare e canali.
Inoltre, alla luce di altre esperienze italiane come il terremoto dell’Aquila o l’alluvione di Messina, chiediamo fin da
ora al Prefetto Tomao l’istituzione di una commissione di controllo sui fondi che verranno stanziati per la calamità,
presieduta anche da rappresentanti della società civile, unico modo per vigilare contro ruberie e distrazioni.
Come altri, anche noi siamo pienamente convinti che la comunità rossanese si rialzerà ed andrà avanti, ma non per le
feste o per i finti sorrisi: ci rialzeremo chiudendo con un trentennio di politiche squallide ed ignobili e rinnovando
interamente la classe dirigente ed il modo di amministrare, difendere e valorizzare il nostro splendido territorio