L’8 marzo la Garante Russo al Carcere di Reggio Calabria, solidarietà per le donne dietro le sbarre: un fiore simbolo di appartenenza Nella mattina di giorno 8 marzo 2021 la Garante dei detenuti del Comune di Reggio Calabria, l’Avv. Giovanna Russo accompagnata dall’Avv. Maria Antonia Belgio componente preziosa dell’ufficio
Un fiore, un gesto, la presenza, l’esserci. Le piccole cose che fanno la differenza. Non l’errore, la colpa, il reato, no almeno per oggi no. Nella mattina di giorno 8 marzo 2021 la Garante dei detenuti del Comune di Reggio Calabria, l’Avv. Giovanna Russo accompagnata dall’Avv. Maria Antonia Belgio componente preziosa dell’ufficio, donna da sempre impegnata nel sociale e vicepresidente di Croce Rossa sez. di Reggio Calabria, hanno manifestato un gesto tutto al femminile.
Oggi dice la Garante è il giorno del dono e della parola che arriva al cuore da donna a donna con le sensibilità che ci appartengono.
Crede molto nell’umano l’Avv. Russo, quei gesti che vanno oltre ruoli ed etichette, che superano muri e sbarre. Pur nel rispetto del mandato conferito sente che questo mondo, ciò che lei è chiamata a rappresentare necessiti di grande spinta non solo professionale ma emotiva, umana e consapevole.
Dice: “Incontrare le 29 detenute presso il plesso femminile della casa circondariale Panzera di Reggio Calabria è stato un momento forte, scandito da gesti inusuali e colmo di tanta solidarietà. Omaggiare una donna con un fiore lì dove un’attenzione così per ovvie ragioni non avviene”.
Da donna e da garante l’Avv. Russo e l’avv. Belgio hanno assolto il loro compito ascoltando tutte le detenute e tenendo alcuni colloqui uno fra tutti il più toccante: una donna di 74 anni commossa, con gli occhi colmi di lacrime e vergogna. Ciò che per una donna libera è un gesto scontato in carcere è la realizzazione di un miracolo. Non è facile la vita inframuraria, le donne vengono assalite dal senso di colpa di aver commesso un reato, di chi sente di aver abbandonato i propri figli. Una spirale autodistruttiva che divora mente e corpo, dalla quale è veramente difficile liberarsi: c’è chi prende psicofarmaci per non pensare, per stare a letto da sola tutto il giorno e lasciarsi attraversare da dolori, mancanze e ricordi.
Oggi non è stato solo il momento della presenza, poiché le avvocatesse accompagnate dal Direttore Dott. Calogero Tessitore e dal Comandante Stefano La Cava hanno fatto visita al neo costituito laboratorio di cucito allestito all’interno del carcere Panzera. Una vera spinta lavorativa e motivazionale che rende orgogliosi dei piccoli passi che si compiono pur nelle difficoltà dettate da un anno difficile quale quello della Pandemia.
Conclude la Garante che nei prossimi giorni partirà un’azione tutta al femminile con alcune donne delle istituzioni che in collaborazione con l’ufficio del Garante comunale stanno lavorando al fine di vedere realizzato un progetto che vuole restituire alla vita, ma vuole farlo davvero, le detenute una volta scontato il periodo della detenzione.
Si vogliono costruire ponti e sinergie per operare con grande entusiasmo ad una gentile rivoluzione sociale che poggi le sua fondamenta nel senso più profondo di giustizia, sostiene la garante.
Le donne sono il motore del mondo e sono certa che una seconda possibilità vada offerta a tutti. I diritti umani passano anche da questo.