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L’ ex direttrice del carcere di Reggio Calabria Maria Carmela Longo era nelle mani della ndrangheta

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Il mantenimento e al rafforzamento delle associazioni a delinquere di tipo ‘ndranghetistico“, avallando le richieste dei detenuti, e favorendo, in particolare, quelli collocati nel circuito “alta sicurezza”, indagati o imputati per 416bis o per reati aggravati dalle modalità mafiose. Per questo l’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria, Maria Carmela Longo, è stata arrestata con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo i giduci a beneficiare dei trattamenti di favore sono stati importanti uomini di famiglie di mafia.
Tra i favoriti c’era pure l’avvocato Paolo Romeo già condannato in via definitiva per concorso esterno ed elemento di spicco nel processo Gotha. Poi ci sono bosso come Carmine Alvaro di Sinopoli Cosimo Alvaro o Domenico Bellocco e Cacciola di Rosarno.
Diverse violazioni nei suoi anni di carriera in cui la Longo ha passato a dirigere alcune carceri, dal “San Pietro” a quello “Arghillà” nella città di Reggio Calabria. I magistrati ipotizzano di non aver agito da sola ed è per questo che il “concorso esterno” le viene imputato anche in concorso con altri.
Il gip ha disposto nei suoi confronti gli arresti domiciliari su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dei sostituti procuratori della Dda Stefano Musolino e Sabrina Fornaro.

CARCERI DI GIACOMO: ARRESTO DIRETTRICE REGGIO CALABRIA.
LONTANI DA VINCERE LE MAFIE. NELLE CARCERI COMANDANO
ANCORA LORO.

L’arresto per concorso esterno per associazione mafiosa dell’ex direttore della Casa
Circondariale di Reggio Calabria riapre il tema dei detenuti dell’alta sicurezza, i quali da
anni comandano nelle carceri italiane e impartiscono ordini all’esterno trovando nel
carcere, che dovrebbe essere il punto terminale di una carriera criminale, un punto di
ripartenza e di riorganizzazione delle attività mafiose sui propri territori. A dichiararlo è
il segretario generale del sindacato S.PP. Aldo Di Giacomo: “da anni l’attenzione
mediatica è rivolta in modo esclusivo al 41Bis, ma chi conosce bene il carcere sa che la
partita si sta giocando tra Stato e detenuti dell’alta sicurezza i quali hanno il controllo
assoluto all’interno delle carceri. Il ruolo svolto dalla polizia penitenziaria, in questo
caso, ma più in generale alla lotta alla criminalità organizzata, è fondamentale ed
imprescindibile. L’arresto di ieri è probabilmente solo la punta dell’iceberg, le collusioni
tra parte consistente dello Stato e le mafie ed i tessuti sociali e religiosi sono forse stati
troppo sotto dimensionate. Se così non fosse come si spiegherebbero i 4 mila detenuti
di alta sicurezza che usufruiscono delle celle aperte”.
Continua Di Giacomo: “il contrasto alle mafie sarà il tema più importante del prossimo
decennio. La lotta alle stesse non potrà prescindere da un contrasto anche e
soprattutto all’interno delle carceri e in questo il ruolo più importante lo giocherà la
polizia penitenziaria collegata alle altre forze di polizia ed alla magistratura anti-mafia,
svincolandola da assurde sovrapposizione con le logiche emerse con l’arresto di ieri”.
Senza questo la lotta alle mafie sarà incompiuta, conclude Di Giacomo.

Maria Carmela Longo