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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Istruiti per la mediocrità Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sull’esame per l’accesso alla professione forense

Istruiti per la mediocrità Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sull’esame per l’accesso alla professione forense
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Un risvolto assai discutibile del dibattito sulla formazione e sull’accesso alla professione forense è rappresentato dalla adesione data, da alcuni rappresentati di associazioni forensi e parlamentari, alla protesta enfatizzata oltre misura da gruppi di praticanti per opporsi alla introduzione di criteri selettivi più seri di quelli attuali nell’esame di abilitazione, in attesa che la riforma organica promuova un sistema articolato di formazione obbligatoria.

Che le proteste dei praticanti si alimentino ci sembra comprensibile, la scuola italiana li ha educati alla mediocrità e al minimo sforzo: gradualmente il carattere selettivo negli studi superiori è stato smantellato, cosicché tutti quelli che li intraprendono giungono a destinazione.

Basta riflettere sulla soppressione dell’esame di riparazione, l’università poi, oggigiorno, è solo questione di tempo.

Diversa comprensione ci si dovrebbe però attendere da coloro che hanno il dovere di non improvvisare di approfondire i problemi e, soprattutto, di non indulgere alla demagogia.

Da una indagine svolta dal CENSIS tra avvocati e praticanti per iniziativa della Cassa di Previdenza forense emergono dati la cui lettura, va consigliata.

Oltre il 50% degli attuali praticanti valuta poco o per niente utile il corso di studi universitari ai fini dell’esercizio della professione. La quasi totalità di praticanti e avvocati lamenta una scarsa formazione professionale e ritiene necessaria maggiore efficacia delle prestazioni e migliore efficienza degli studi. Il 75,6% degli avvocati giudica inoltre eccessivo l‘attuale numero degli iscritti agli albi rispetto al fabbisogno di servizi legali; analogo giudizio esprime anche il 51% dei praticanti.

Infine soltanto il 21% degli avvocati e il 10% dei praticanti ritengono che nell’esercizio dell’avvocatura emerga chi è più capace.

Se questi sono i dati e se si tiene conto della natura in gran parte fittizia o inefficace della attuale pratica e della abolizione di ogni criterio valutativo in molte sedi dell’esame di abilitazione, se ne deve concludere che mentre aumenta e ritmo vorticoso il numero degli iscritti agli albi, la professione legale sta declinando verso sempre più modesti livelli qualitativi e di efficienza, con l’effetto inevitabile che il merito conta assai poco, e quindi si fa affidamento per affermarsi su diversi e meno entusiasmanti fattori.

Sulle modalità dell’accesso e in particolare sull’esame attuale di abilitazione il giudizio è negativo.

Le defaillance consistono nella impostazione ancora prevalentemente teorica delle prove; nella disomogeneità dei criteri di valutazione nelle varie sedi distrettuali; nella scarsa, e in talune sedi del tutto assente, idoneità selettiva sul piano qualitativo; nell’uso di codici commentati che evita rilevanti errori concettuali in prove sulle quali il giudizio viene espresso da commissari per in maggior parte improvvisati nei compiti di valutazione; nella difficoltà di assicurare lo svolgimento imparziale delle prove scritte.

L‘esame ha cosi perduto completamente le finalità di verifica della qualità e dell’attitudine all’esercizio della professione del candidato per assumere, a seconda delle circostanze, il carattere o di una superficiale ricognizione di nozioni istituzionali o di una selezione operata senza strumenti adeguati sul plano qualitativo e con alta tasso di causalità.

Tale situazione è resa ancor più critica dall‘inesistenza di un indirizzo degli studi universitari diretto alla formazione dei giovani aspiranti al foro e alla magistratura: dall‘assenza di formazione professionale post-universitaria e di un tirocinio serio, effettivo e controllato; dal carattere residuale della scelta professionale per migliaia di giovani laureati non particolarmente motivati e indirizzati alla pratica dall’assenza di altre opportunità di lavoro.

L‘esame ha cosi finito per rappresentare l’unico ostacolo che segna il passaggio da una fase di attesa, in molti casi non orientata ad una scelta precisa, al vasto e aperto mercato della libera professione.

Pertanto l’esame, così conformato può dare luogo ad una arbitraria decimazione dei candidati o ad un dispensario di indulgenze.

La riforma dell’esame non può quindi prescindere dalla ricostruzione di un percorso formativo e di sperimentazione al quale il giovane laureato possa accedere solo se in possesso di requisiti attitudinali e di preparazione giuridica da verificare all‘inizio, compiuto il quale, attraverso fasi filtrate, possa concludere il suo tirocinio con una prova abilitante finale la cui funzione selettiva risulti a quel punto in gran parte assorbita dai passaggi superati nelle fasi iniziale e intermedia.

In questo quadro le prove di esame dovranno cambiare radicalmente ed assumere i contenuti di una vera e propria esercitazione professionale attraverso la quale il candidato esprima non soltanto una preparazione giuridica di scontata acquisizione, ma la capacità di esercitare concretamente la difesa ad un adeguato livello tecnico, culturale e di comunicazione.

Così continuando il livello scadente dell’avvocatura italiana avrà raggiunto livelli irrimediabili con riflessi evidenti sulla redditività delle prestazioni.

La celebrazione dell’esame, attuale nella sede unica nazionale di Roma, costituisce pertanto una misura assolutamente necessaria per spezzare immediatamente il circuito perverso delle umilianti opzioni verso sedi distrettuali con la più elevata percentuale di ammessi e per rendere uniformi i criteri di valutazione.

Certo non mancheranno, come sempre, gli ipercritici, pronti a sollevare difficoltà ogni qualvolta si affronta una riforma; ma sono quelli stessi ai quali risale non piccola parte di responsabilità per l’immobilismo con cui l’avvocatura in questi decenni ha contribuito a determinare la crisi che la professione forense sta vivendo.