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“Integrazione di alunni con bisogni educativi speciali”

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di Vincenzo Cosentino, Francesca Pratticò e Martina Rubino

Domani, alle 9, nell’aula convegni del Palazzo “Corrado Alvaro” della  Provincia di Reggio Calabria, si terrà l’apertura del seminario “Inclusione ed integrazione di alunni con bisogni educativi speciali – Sinergie territoriali: la formazione del settore educativo”.

Il seminario sarà patrocinato dall’Istituto Comprensivo “Galluppi-Collodi-Bevacqua” di Reggio Calabria, dall’Associazione Nazionale Dirigenti scolastici (ANDIS), dall’Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici (ANPEC), dall’USR Calabria e dalla Provincia di Reggio Calabria.

All’evento prenderanno parte Giuseppe Raffa – Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria,  Antonio Eroi – Presidente del Consiglio Provinciale di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà – Sindaco del Comune di Reggio Calabria, Giuseppe Marino – Assessore alle Politiche sociali del Comune di Reggio Calabria, Rosanna Nardi – Assessore Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Reggio Calabria, Francesco Cannizzaro – Consigliere Regione Calabria, Mirella Nappa – Dirigente Ufficio VI° Ambito Territoriale di R.C. (Miur).

Alle ore 9.30, comincerà il dibattito, che vedrà relazionare Albino Barresi, Presidente A.N.DI.S., Mariantonia Puntillo, Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo “Galluppi-Collodi-Bevacqua” e Francesca Cartellà, Direttore Regionale ANPEC, che tratteranno il tema degli interventi multidisciplinari per i bisogni educativi speciali.

Il seminario è rivolto a Dirigenti Scolastici e Docenti e in seguito alla partecipazione sarà rilasciato un attestato.

Con la direttiva dello scorso 27 dicembre 2012 relativa ai Bisogni educativi speciali (BES) il MIUR ha accolto gli orientamenti da tempo presenti in alcuni Paesi dell’Unione europea che completano il quadro italiano dell’inclusione scolastica. Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) si basa su una visione globale della persona che si accompagna efficacemente a quella del modello ICF della classificazione internazionale del funzionamento, disabilità e salute (International Classification of Functioning, disability and health) fondata sul profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2001). Essa inoltre, insieme alle successive note ministeriali, sposta definitivamente l’attenzione dalle procedure di certificazione alla rilevazione dei bisogni di ciascuno studente, evidenzia il ruolo fondamentale dell’azione didattica ed educativa, e quindi il dovere per tutti i docenti, di realizzare la personalizzazione del processo formativo di ogni alunno, anche attraverso l’utilizzo, quando necessario, di misure dispensative e strumenti compensativi, con una “specifica attenzione alla distinzione tra ordinarie difficoltà di apprendimento, gravi difficoltà e disturbi di apprendimento”.

La nozione di BES, di uso comune nei paesi anglosassoni, non è univocamente definita. Sebbene relativamente simili, a seconda degli autori, dei paesi e dei momenti storici, le varie definizioni presentano alcune differenze. In linea di massima e semplificando, tutte descrivono situazioni in cui la proposta educativa scolastica quotidiana, “standard” – pur considerando una fisiologica fascia di variabilità individuale – non consente allo studente un apprendimento e uno sviluppo efficace, a causa delle difficoltà dovute a situazioni di varia natura. La progettazione degli interventi da adottare riguarda tutti gli insegnanti, perché l’intera comunità scolastica è chiamata ad organizzare i curricoli in funzione dei diversi stili o delle diverse attitudini, a gestire in modo alternativo le attività d’aula, a favorire e potenziare gli apprendimenti e ad adottare i materiali e le strategie didattiche più adeguate ai reali bisogni degli alunni.

Tutto ciò implica la necessità di dotarsi di strumenti per lavorare contemporaneamente lungo diverse direzioni: sul clima della classe, sulle metodologie e le strategie didattiche e soprattutto sulla relazione tra apprendimento-insegnamento. Un altro nodo fondamentale è quello relativo al processo di orientamento, un processo continuo, centrato sul soggetto, che implica la sua capacità di auto-determinarsi, di scegliere il proprio futuro, di pensare, costruire e realizzare un autonomo “progetto di vita”. La dimensione orientativa coinvolge e accompagna il processo di crescita della persona lungo tutto il suo percorso di vita ed è presente nell’insieme del percorso formativo, seppur con intensità e bisogni diversificati nelle diverse età. Attraverso la conoscenza di sé, implicita nel processo di orientamento e favorita dall’azione educativa in ambito scolastico, il soggetto costruisce attivamente le competenze orientative, essenziali per effettuare le scelte funzionali alla realizzazione del proprio progetto di vita.

Per sostenere tale processo due sono gli aspetti concordemente riconosciuti: l’esigenza di un’azione coordinata e sinergica di quanti svolgono una funzione in tal senso (attraverso la definizione di una rete che si costituisca intorno al soggetto), e il ruolo fondamentale della scuola quale snodo cruciale. Pur essendo l’orientamento una dimensione intrinseca del processo formativo, esso assume una rilevanza fondamentale in particolare nei momenti di passaggio, per accompagnare e sostenere la scelta dello studente in funzione della realizzazione personale e del successo formativo. I dati del sistema scolastico, infatti, documentano che è in tali momenti, in particolare tra la scuola di primo e di secondo grado e tra quella di secondo grado e l’istruzione terziaria, che emerge pesantemente il fenomeno dell’insuccesso e la conseguente dispersione.

E’ compito della scuola inclusiva, pertanto, destinare una particolare attenzione al processo di orientamento per tutti gli studenti che manifestano bisogni educativi speciali, progettando azioni specifiche ad essi dedicate, in una logica di sviluppo e di continuità formativa coerente e funzionale. Per fare ciò è necessario dotarsi di adeguati strumenti e in particolare pensare ad una progettualità esplicita e condivisa anche a livello di rete territoriale, oltre che con le famiglie degli stessi studenti: si tratta dunque di individuare i percorsi più funzionali rilevando le attitudini di tali studenti, sostenendone le vocazioni e soprattutto superando stereotipi e preclusive canalizzazioni delle scelte.