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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Immigrazione, individuata la “nave madre” responsabile dello sbarco dei bimbi a Reggio

Immigrazione, individuata la “nave madre” responsabile dello sbarco dei bimbi a Reggio

La Guardia di finanza ha intercettato un’imbarcazione sospettata di avere “accompagnato” il piccolo peschereccio con a bordo i 226 immigrati giunti domenica nella città dello Stretto. Fermati dalle Fiamme gialle i 17 componenti dell’equipaggio, tutti egiziani – ULTIMI AGGIORNAMENTI

Immigrazione, individuata la “nave madre” responsabile dello sbarco dei bimbi a Reggio

La Guardia di finanza ha intercettato un’imbarcazione sospettata di avere “accompagnato” il piccolo peschereccio con a bordo i 226 immigrati giunti domenica nella città dello Stretto. Fermati dalle Fiamme gialle i 17 componenti dell’equipaggio, tutti egiziani

 

 

Nella scorsa notte è stata portata a termine – nel settore ionico del Mar Mediterraneo – dalle unità aeronavali delle Fiamme Gialle, in collaborazione con i finanzieri del Comando Regionale Calabria e del Comando Operativo Aeronavale di Pomezia, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Reggio Calabria(nelle persone del Procuratore Dr Cafiero De Raho Procuratore, l’aggiunto Dr Gratteri ed i sostituti Dott.ssa Frustaci e Dr Sirleo), una vasta operazione aeronavale di polizia denominata “NEVER MORE”, che ha permesso di intercettare un peschereccio utilizzato come “nave madre” con un’imbarcazione a rimorchio, utilizzata per trasferire irregolarmente sulle coste calabresi 226 persone.
A seguito di attività info investigative condotte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dal Reparto Operativo Aeronavale di Vibo Valentia sono state predisposte mirate operazioni di pattugliamento nelle acque internazionali del Mediterraneo, lungo le rotte percorse dai trafficanti di esseri umani, verso le coste italiane.
Alle 13.15 circa di sabato scorso, un aereo portoghese impiegato nell’ambito dell’Operazione internazionale “HERMES 2013”, condotta dall’Agenzia Europea Frontex e coordinata – per l’Italia – dal Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pomezia, avvistava, a circa 250 miglia a sud-est di Capo Spartivento (RC), un peschereccio di circa 30 metri in navigazione verso le coste italiane, con a rimorchio un’altra imbarcazione più piccola, priva di passeggeri.
Il convoglio veniva costantemente monitorato dall’aereo portoghese e da un altro aereo ATR42 del Gruppo di Esplorazione Aeromarittima della Guardia di Finanza, già operante in zona, sino a quando – secondo una tecnica già nota alle Fiamme Gialle ed oggetto di approfondimenti investigativi disposti dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – alle 23.25 di sabato scorso, a circa 210 miglia da Capo Spartivento, l’imbarcazione più piccola veniva affiancata dal peschereccio e numerosi migranti – sino ad allora stipati all’interno dello stesso – venivano costretti a trasbordare sull’altra unità.
Dopo circa mezz’ora, terminate le fasi del trasbordo, sempre filmate con le telecamere all’infrarosso dei mezzi aerei , il natante operante quindi con funzione di “nave madre”, invertiva la rotta allontanandosi verso le coste egiziane, con gli scafisti in fuga, mentre l’imbarcazione più piccola, con i migranti a bordo, iniziava a dirigere verso le coste calabresi.
Scattava quindi l’attivazione dei dispositivi aeronavali della Guardia di Finanza: un pattugliatore d’altura del Gruppo Aeronavale di Taranto dirigeva verso il peschereccio “nave madre”, sempre monitorato dagli aerei del Corpo, mentre un Pattugliatore Veloce del Gruppo Aeronavale di Messina ed un altro Guardacoste da Crotone, dirigevano verso l’imbarcazione più piccola che trasportava i migranti.
Alle 10.00 di domenica 13 ottobre, il Pattugliatore P. 03 Denaro raggiungeva l’unità “madre”, fermandola ed abbordandola a circa 225 miglia a sud-est di Capo Spartivento, in piene acque internazionali del Mediterraneo, ad un centinaio di miglia dalle coste libiche, in una perfetta azione di polizia, perfettamente coordinata, a tutela delle frontiere europee anche ben oltre il limite delle acque nazionali.
L’equipaggio delle Fiamme Gialle del Pattugliatore Denaro effettuava accurati controlli a bordo, all’esito dei quali il peschereccio risultava essere privo di documenti e di bandiera, evidentemente per cercare di sfuggire ad ogni possibile tentativo di riconoscimento a distanza; pertanto, sulla base di specifici poteri previsti dal Diritto Internazionale, il natante e le persone, di presumibile nazionalità egiziana, venivano fermati e condotti nel porto di Reggio Calabria.
Nel frattempo, le altre due unità della Guardia di Finanza di Messina e Crotone raggiungevano l’imbarcazione più piccola – diretta verso la Calabria – a circa 150 miglia da Capo Spartivento, prestando soccorso ai migranti che venivano presi a bordo e condotti nel porto di Reggio Calabria.
A causa delle condizioni fatiscenti dello scafo e del precario stato di galleggiabilità per le copiose infiltrazioni di acqua, che rendevano il natante non più idoneo alla navigazione in condizioni di sicurezza, lo stesso veniva abbandonato alla deriva, in quanto non rimorchiabile. Inoltre, le locali condizioni del mare (stato 3/4 da sud e vento forza 4 da sud ovest) avrebbero potuto contribuire a compromettere la già precaria navigabilità del mezzo e la vita stessa dei migranti ad una così elevata distanza dalla costa, lasciando presagire una probabile se non certa ennesima tragedia del mare .
I migranti soccorsi giungevano nella serata del giorno 13 ottobre presso il porto di Reggio Calabria, ove veniva fornita accoglienza e assistenza sanitaria con l’ausilio dei finanzieri del Comando Provinciale di Reggio.
Sono complessivamente 226, di presunta nazionalità siriana ed egiziana, di cui 102 uomini adulti, 45 donne e 79 minori
Gli stessi dichiaravano di aver pagato circa 3000 dollari per effettuare il viaggio illegale e pericoloso verso l’Italia.
Il Pattugliatore del Corpo con il peschereccio “nave madre”, invece, giungeva nel porto di Reggio Calabria alle ore 19.00 di lunedì 14 ottobre; l’imbarcazione utilizzata dai trafficanti veniva sequestrata e 10 delle 17 persone a bordo (7 sono minori) sottoposte a fermo di polizia giudiziaria, disposto dalla D.D.A. di Reggio Calabria ed eseguiti dai Finanzieri.
I 10 soggetti fermati sono tutti ritenuti ugualmente responsabili del trasporto dei migranti, inequivocabilmente verso le coste italiane e di aver messo in serio pericolo la vita delle persone trasportate.
Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi diretti dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’ambito dell’Operazione NEVER MORE, per individuare possibili collegamenti sul territorio nazionale ed i responsabili dell’associazione a delinquere a carattere transnazionale dedita al traffico di migranti.
Sono più di un centinaio gli uomini della Guardia di Finanza messi in campo per evitare l’ennesima annunciata tragedia del mare; i pattugliamenti aeronavali del Corpo, unitamente a quelli delle altre forze istituzionali, continueranno nelle acque del Mediterraneo per catturare coloro che approfittano per lucrare in modo odioso sulla disperazione di persone in fuga da Paesi con gravissime instabilità sociali.

De Raho: “Tutelato diritto alla vita”. Tre componenti equipaggio minori di 14 anni non imputabili
“E’ un’operazione che va oltre le questioni legate al reato di immigrazione clandestina e insiste a pieno titolo nella salvaguardia e nella tutela dei diritti umani”. Così il procuratore della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho ha voluto sottolineare il carattere di “Never More” che ha permesso alla guardia di Finanza “di strappare da morte sicura decine di vite umane, persone stipate dentro una imbarcazione che evidenziava seri problemi di galleggiamento”. “Senza il controllo aeronavale a distanza – ha detto ancora De Raho – grazie a Frontex ed alla collaborazione di un aereo portoghese attrezzato ai controlli radar in profondità in un raggio di circa trecento miglia, probabilmente avremmo di nuovo scontato una immane tragedia”. Il procuratore di Reggio Calabria ha inoltre chiarito che l’intervento della guardia di finanza è stato reso possibile in acque internazionali dal fatto che la ”nave-madre”, un peschereccio d’altura egiziano dotato di potenti motori Caterpillar, non inalberava alcuna bandiera. “Questo – ha detto – ha aperto la strada all’azione della finanza che con il pattugliatore Denaro, al comando del capitano Giuseppe Casamassima, ha assicurato i primi soccorsi agli immigrati e, successivamente, ha raggiunto e bloccato il peschereccio pirata. Dell’equipaggio facevano parte anche sette minorenni, tre dei quali di età inferiore ai quattordici, non passibili di reato”. Il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, si è detto “impressionato e contento per l’esito dell’operazione. L’efficienza della guardia di finanza – ha sottolineato – ha reso possibile il miracolo di salvare decine di bambini. Dai controlli aerei si vedeva chiaramente che gli immigrati venivano scaricati come sacchi di patate dagli scafisti nell’imbarcazione più piccola che si portavano a rimorchio sin dalla partenza, un porto nei pressi di Alessandria d’Egitto. Semplici cittadini, Comune, Provincia, Prefettura di Reggio Calabria, medici presentatisi volontariamente per assistere quella povera gente appena giunta a terra hanno scritto veramente una straordinaria pagina di solidarietà e di efficienza”. Il generale Gianluigi Miglioli, comandante regionale della Calabria della guardia di finanza, ha espresso “la soddisfazione del comando generale. Un’operazione che ha visto protagonisti tutte le energie disponibili del Corpo e con l’impegno che faremo ogni cosa per mettere fine a queste situazioni odiose”.