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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Il vecchio che avanza

Il vecchio che avanza

Editoriale di Bartolo Ciccardini

Il vecchio che avanza

Editoriale di Bartolo Ciccardini

 

 

Ho passato la serata a vedere i nuovi talk-show, le trasmissioni televisive dedicate
alla rissa antipolitica, che, per onestà, non posso chiamare politica. Ne sono uscito
sconvolto, intimorito e disperato.
Quello che vi predomina è lo stile urlato e definitivo. Come una sentenza di terzo
grado. Alcuni scimmiottano lo stile proletario (barba lunga, finta camicia stazzonata
dal lavoro malpagato, capello arruffato), altri lo stile bertoldiano, finto contadino
saggio che dice cose ovvie e maliziose. Altri lo stile aggressivo dei giacobini moralisti
e molesti. Altri, infine, i più pericolosi, interpretano la parte dell’imprenditore
in difficoltà, sull’orlo del suicidio. Sono pericolosi perché rappresentano i quadri
di un ceto medio che usa gli argomenti comprovati ed autenticati del disagio con
la rabbia delle cifre. Mi ricordano la piccola borghesia rivoluzionaria che fu l’anima
del leninismo e del fascismo!

Gli accusatori usano l’invettiva e l’insulto: i nemici da colpire sono “i politici”,
le Banche e l’Europa.

Le argomentazioni sono tolte dal vocabolario dei vetero-comunisti, del vittimismo
nazionalista, del primitivismo sensazionale dei moralisti, della dietrologia immaginifica
di quelli che credono negli ufo.

È tutto materiale incendiario molto pericoloso, già usato e sperimentato in altre
dolorose occasioni, a cui fa purtroppo da esca, una crisi sconclusionata ed aggrovigliata.

Gli ospiti sono sempre strani ed esaltati. Ieri sera avevano arruolato Villaggio
e Borghezio, Cicciolina a rappresentare i parlamentari parassiti e perfino Emilio
Fede (udite, udite!) spedito a scoprir comunisti in un gaio circolo dei SEL.

Nel pubblico giovani neosessantottini, discepoli confusi di Evola e Marcuse, teorici
della moneta nazionale e negazionisti dello spread.

Forse il servizio pubblico televisivo è più ponderato e razionale?

Non ci sperate! Mentre Vespa è costretto ad indietreggiare occupandosi di processi
e di musica, c’è chi lo sostituisce bene nel “Vecchio (anarchico fascista) che avanza”,
il servizio pubblico dà il meglio di sé: oscura la visita dolorosa di Letta e di
Barroso alle vittime del naufragio della “Vergogna”, con le lamentele di alcuni lampedusani:
le 320 bare.

Forse il problema era posto con qualche ragione, ma fuori luogo, perché gli arrabbiatisi
sovrapponevano ad un tragico funerale. Per la verità era solo un piccolo gruppo urlante,
non erano i buoni cittadini della generosa Lampedusa. Ma gli urlanti erano visibili,
vocianti e sacrileghi, mentre i buoni, political-no-correct, non lo erano. E chi
era l’obiettivo da colpire? Giorgio Napolitano.

Tracontante il sindaco di Lampedusa urla: “Il funerale di Stato si deve fare qui
e qui deve venire Giorgio Napolitano e dovrà sentire cosa gli dobbiamo dire”. Questo,
il contributo del servizio pubblico.

La parola d’ordine è: “I politici tutti a casa!”. Ma chi sono oggi i politici?

Sono solo i nominati con una legge elettorale efferata.

Tutti però chiedono elezioni subito, con la stessa legge, il che significa “non tutti
a casa”, ma “nominiamone altri”. È evidente che lo scopo è di sostituire il sistema
parlamentare con una presunta democrazia diretta.

Diretta da chi? Dalle televisioni? Ma noi li abbiamo riconosciuti. È il vecchio che
avanza: il fascismo senza più le camicie nere degli arditi, senza e medaglie d’oro
dei combattenti, senza le fasce dei fanti, ma con la prepotenza furiosa di imporre
con la violenza la propria ragione.

Non ci sfugge che Napolitano oggi è il nemico dichiarato di Grillo, di Berlusconi
e della Lega, che le trasmissioni di Berlusconi citano Grillo con grande riverenza,
che Salvini, futuro possibile segretario della Lega, dice che Napolitano non è il
suo Presidente, tutti costoro vogliono le elezioni subito, costi quel che costi.

Non ci sfugge che tutti le vogliono con questa legge elettorale. Non ci sfugge che
tutti vogliono un risultato confuso e paralizzante per rovesciare il tavolo.

Su un altro canale e con un altro stile Mieli ci spiega il declino con la mancanza
di grandi progetti. In fondo l’Italia è stata fatta proprio con i grandi progetti:
ferrovie prima, autostrade poi.

Non è un caso che l’opposizione all’ultimo grande progetto italiano sia la TV il
campo di allenamento per squadre di azione violente che si preparano ad essere la
manovalanza addetta a rovesciare il tavolo.

È il vecchio “male di Italia” che avanza.

In un di queste trasmissioni una persona è stata individuata come “colui che prende
un vitalizio per aver fatto il parlamentare un solo giorno”.

Viene identificato, seguito fino alla porta di casa, che viene chiaramente indicata,
svillaneggiato, condannato senza processo, consegnato alla pubblica rabbia.

Se farà la fine di Calabresi, l’istigatore si dichiarerà innocente. Conosciamo già
come questo avviene: Moro fu ucciso in un film che lo indicava come vittima predestinata.
E poi fu ucciso veramente.

È il vecchio che avanza.

In una di queste trasmissioni c’era al posto di onore una vecchia scarmigliata che
inveiva contro tutti in un bellissimo dialetto. Come non riconoscere una tricoteuse,
una delle vecchie che sferragliavano sedute attorno alla ghigliottina urlando contro
le vittime predestinate.

È ancora il vecchio che avanza.

Ma la cosa più grave e che gran parte di questa rabbia è giustificata, ma non trova
risposte dalla politica. E quindi viene dirottata sull’antipolitica, per oggi. Domani,
chissà!

Mi spaventa che non ci siano più gli anticorpi. Dove sono i cattolici? Dove è l’Italia
pia, l’Italia buona, l’Italia caritatevole, l’Italia esemplare, dov’è l’Italia giusta
che seppe con la legge togliere la terra ai padroni per darla ai contadini con la
Riforma Agraria senza urla e senza vittime? La vediamo in televisione quando sopporta
con coraggio il male e quando perdona nelle disgrazie la violenza ingiusta.

Perché non si vede più in politica?

Mi colpisce Pezzotta quando dice: “Ma questi fratelli che alla Messa si comunicano
con me, come votano?