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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Il valore della certezza Riflessioni dell'avvocato Cardona sul valore vincolante delle sentenze

Il valore della certezza Riflessioni dell'avvocato Cardona sul valore vincolante delle sentenze
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Il diritto nasce da un atto di presunzione compendiato nel brocardo “res judicata, pro veritate habetur, facit de albo, nigrum, aequat quadrata rotundis”, per meglio dire la cosa giudicata trasforma il bianco in nero, rettifica la circonferenza, addirittura contravvenendo alla cosiddetta quadratura del cerchio, la cui trascendentale irrealizzabilità è stata espressa dal magico pi greco.
Contrariamente, nel mondo del diritto, ove avvengono prodigiose realizzazioni fenomeniche, la quadratura del cerchio diviene prodigiosamente possibile attraverso la forza indistruttibile della cosa giudicata.
A dissomiglianza delle scienze della natura che, pur dotate di matematici ed ineffabili strumenti di indagine e raffronto col mondo essoterico, vivono nel dubbio sistematico e nella continua scoperta; nel mondo del diritto, difformemente, vale l’assunto della verità intangibile espressa nella sentenza passata in giudicato.
Il primo studioso a vagliarne la caducità non scientifica della scienza del diritto è stato il tedesco Kirchman, il quale nel 1938 ha posto le basi della cosiddetta “scienza del dubbio” postulandone la assoluta incapacità del sapere giuridico ad assurgere nell’alveo delle vere scienze, relegandola, invece, nei meandri delle “quasi-scienze” prive del connotato della certezza.
La verità è che il diritto è caratterizzato da realtà, fenomeni ed entità “ipostatizzati” ossia cristallizzati nei loro elementi normativi e costitutivi essenziali.
Infatti, alla categoria del giuridico si ricorre allorché necessita fissare delle regole per consentire una ordinata circolazione delle interazioni sociali; l’ingorgo conflittuale delle relazioni sociali può essere regolato “semaforicamente” cioè portando il giusto segnale dal quale dipende la risoluzione del conflitto o dell’impasse.
Il diritto così scientificamente concepito, è lo strumento che crea gli anticorpi sociali contrastanti gli elementi generanti il conflitto, ripristinando la circolazione della comunicazione sociale violata attraverso regole e protocolli certi, smistanti le condotte collise dei singoli: non possono sussistere interpretazioni semaforiche cromaticamente variegate; il diritto deve essere epistemologicamente munito del carattere della certezza e della indubitabilità.
La scienza del diritto, pertanto, a differenza delle altre scienze esatte non si limita al mero valore teorico, ma si pone anche come proposito concreto e vincolante all’azione o all’interazione sociale attraverso la veste dell’autorità: la sentenza, il contratto, il provvedimento conciliativo, sono oltre che il risultato di processi conoscitivi, anche atti prescrittivi o impositivi indirizzati non al pensiero ma alla volontà per una sua giusta realizzazione.
In questi tempi, come direbbe Zygmunt Bauman, “liquidi”, il diritto e la sua scienza oltre alla conoscenza devono perseguire la certezza, soprattutto con la statuizione giuridica conclusiva (cosa giudicata) onde consentire alla “res dubia” di trovare lo sblocco che conflittualmente cancerizzava la interazione sociale.
“Il diritto è la più efficace scuola della fantasia. Mai poeta ha interpretato la natura così liberamente come un giurista la realtà”. (Jean Giraudoux)