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Il sardo è una lingua ufficiale: a dirlo una legge

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La Regione Sardegna ha una legge di disciplina organica della lingua
sarda e delle altre lingue parlate nell’isola: catalano, gallurese,
sassarese e tabarchino. La finalità principale del testo unificato
“Disciplina della politica linguistica regionale” varato oggi dal
Consiglio regionale con 25 voti favorevoli e 20 contrari, oltre al
maggior grado di tutela possibile, è quella di garantire uno status
ufficiale all’idioma dell’Isola e riattivare la trasmissione
intergenerazionale delle competenze linguistiche. Di fatto, ha
commentato il padre del provvedimento e relatore di maggioranza Paolo
Zedda (Mdp), «questa legge avvia un percorso verso una pubblica
amministrazione bilingue come già avviene in altre comunità
linguistiche meglio tutelate, a partire da Trentino e Val d’Aosta».
Il sardo, , evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello
dei Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]”, è una lingua
neolatina (come italiano, francese, rumeno, spagnolo, portoghese),
nata cioè dalla fusione del latino dei conquistatori romani con le
parlate locali. In sardo, per esempio, l’articolo su/sa, proviene
dal pronome latino ipsum/ipsa (“egli stesso”). Grazie alla
situazione geografica della Sardegna, più isolata e quindi meno
sottoposta a influenze straniere, il sardo è la lingua neolatina che
è rimasta più vicina alla base originaria. Vi si trovano ancora
elementi di greco (soprattutto nei nomi geografici, come Olbia) e di
punico (Macomer viene da maqom, che significa città). Influenze
iberiche. Tra le lingue straniere che hanno influenzato il sardo nelle
epoche successive, lo spagnolo ha avuto un ruolo preponderante. Dal
1327 al 1720 la Sardegna è stata infatti dominata alla Spagna e lo
spagnolo era lingua ufficiale nei tribunali e nelle scuole. Vocaboli
come ventana (“finestra”) o calentura (“febbre”), tutt’ora
in uso, sono stati adottati dal sardo proprio in quel periodo.