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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Il Governo impugna la legge per pagare le strutture sanitarie Il commissario Scura ha segnalato al Governo la norma che avrebbe permesso di pagare le strutture accreditate con l'obiettivo di razionalizzare e uniformare gli stessi pagamenti

Il Governo impugna la legge per pagare le strutture sanitarie Il commissario Scura ha segnalato al Governo la norma che avrebbe permesso di pagare le strutture accreditate con l'obiettivo di razionalizzare e uniformare gli stessi pagamenti
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CATANZARO – Ieri il Commissario per il piano di Rientro Massimo Scura, ha esortato il consiglio dei ministri ad impugnare la parte del collegato alla finanziaria approvato lo scorso 21 aprile e relativo alla gestione dei pagamenti delle strutture residenziali. Secondo lo scarno comunicato di Palazzo Chigi la norma «interferisce con i poteri del Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario e, conseguentemente, violano l’articolo 120 della Costituzione. Tali disposizioni contrastano inoltre con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di coordinamento della finanza pubblica e di tutela della salute, in violazione dell’articolo 117, terzo comma, della Costituzione».

Ma cosa prevede quella norma? Nella sostanza mette in capo ad un solo dipartimento la gestione e il pagamento delle strutture residenziali che vengono pagate con due fondi separati, quelli della Salute e quello delle Politiche sociali. Questo perché è accaduto in passato che la stessa struttura sia stata pagata due volte perché spesso “la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra”, nel senso che i due Dipartimenti Salute e Politiche sociali hanno gestioni diverse. Quindi la norma è stata fatta «al fine di garantire l’uniformità ed il coordinamento unitario delle procedure di liquidazione delle prestazioni sanitarie e socio – sanitarie erogate dalle strutture accreditate (RSA medicalizzata, Ras anziani, Ras disabili, Casa protetta anziani, Casa protetta per disabili), rientranti nella categoria della “Riabilitazione a ciclo diurni compresi” e delle “Prestazioni riabilitative, educative e di socializzazione in regime semiresidenziale, nella fase di lungo assistenza, compresi i servizi di sollievo alle famiglie”» e ciò è stato fatto salvando il tetto di bilancio.

Con la norma il complesso delle competenze in materia è trasferito alla responsabilità del Dipartimento Tutela delle Salute e Sanità, nell’ambito integrato del Fondo Sanitario Regionale, anche per la parte socio – sanitaria già disciplinata dall’articolo 49 della legge regionale 23 dicembre 2011 , n. 47 di istituzione del “Fondo regionale per le prestazioni socio – sanitarie”. La norma, inoltre, stabilisce un coordinamento tra il Dipartimento Tutela delle Salute e il Dipartimento Politiche Sociali, già competente per la parte socio – sanitaria delle prestazioni, per le procedure precedentemente attivate dallo stesso capitolo di competenza, e provvede a definire con le Aziende Sanitarie Provinciali l’effettiva consistenza del fabbisogno delle strutture accreditate per il 2015 e le modalità di contabilizzazione dello stesso.

Il Dipartimento Tutela della Salute ed il Dipartimento Politiche Sociali, secondo il testo di legge impugnato, curano d’intesa le necessarie iniziative per determinare l’effettiva consistenza del debito pregresso per le prestazioni socio – sanitarie, eccedenti il Fondo straordinario istituito con l’articolo 41 della legge regionale 27 dicembre 2012, n. 69, anche attraverso i necessari controlli sui pignoramenti giudiziari avvenuti e sulla rendicontazione della spesa per prestazioni delle strutture accreditate. I Dipartimenti possono procedere altresì , per la parte relativa al sociale, a sottoscrivere atti transattivi con le strutture socio – sanitarie creditrici, al fine di limitare il debito consolidato della Regione Calabria. Ora che la norma è impugnata tutto è da rifare.