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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Il 15 novembre giornata di mobilitazione contro i tagli al fondo Patronati Non si ferma la protesta contro i tagli delle risorse contenuti nella legge di Stabilità

Il 15 novembre giornata di mobilitazione contro i tagli al fondo Patronati Non si ferma la protesta contro i tagli delle risorse contenuti nella legge di Stabilità
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Non si ferma la protesta dei patronati contro i tagli delle risorse contenuti nella legge di Stabilità. Per iniziativa del Ce.Pa. (il coordinamento che raggruppa i principali patronati Acli, Inas, Inca e Ital), dal 29 ottobre è stata avviata la raccolta delle firme di adesione alla petizione “No ai tagli ai patronati”, a cui hanno già aderito decine di migliaia di cittadine e cittadini, per protestare contro una misura che, se confermata, cancellerà il diritto di ogni persona ad avere l’assistenza previdenziale e socio-assistenziale gratuita garantita da questi istituti. La norma prevede una riduzione di 150 milioni di euro del fondo Patronati, pari a circa il 35 per cento delle risorse complessive ad esso destinate.
Per questa ragione, il 15 novembre prossimo si svolgerà la giornata nazionale di protesta, con iniziative unitarie in tutte le province italiane. Nella provincia di Catanzaro, saranno allestiti stand e organizzati incontri pubblici nelle principali piazze e centri commerciali al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione vitale per il rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti.
Acli, Inas, Inca e Ital ribadiscono con forza che la sottrazione delle risorse al fondo patronati, se approvata così com’è, si tradurrebbe in un’altra tassa occulta ai danni delle persone socialmente più deboli costrette, dietro pagamento, a rivolgersi al mercato selvaggio di sedicenti consulenti, che operano senza alcun controllo e senza regole. Infatti, mentre i lavoratori e le lavoratrici dipendenti continueranno a pagare integralmente i contributi previdenziali all’Inps, lo Stato incamererà la quota oggi destinata alla tutela gratuita per destinarla ad altri scopi non precisati. Il Governo, quindi, finirà per appropriarsi di soldi che sono dei lavoratori senza specificarne l’utilizzo. Una beffa a cui si aggiunge un danno economico serio che aggraverà le già precarie condizioni di coloro che pagano con la disoccupazione e la povertà le conseguenze di una crisi gravissima.