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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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I carabinieri tracciano il bilancio delle attività 2015 Ecco le operazioni di rilievo nel Reggino

I carabinieri tracciano il bilancio delle attività 2015 Ecco le operazioni di rilievo nel Reggino
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Come ogni anno il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria ha il piacere di scambiare gli auguri di fine anno con la “Stampa” reggina, sempre testimone di 12 mesi di intenso lavoro. Oggi siamo qui convenuti per fare il bilancio di un anno di lavoro intenso, dedito, diuturno. In questi ultimi dodici mesi di attività sono molte le difficoltà superate e i successi conseguiti, a dimostrazione della costante operosità dei Carabinieri di questa provincia. I numeri, nella loro asciutta sinteticità, manifestano risultati in costante crescita non solo sul piano della repressione dei fenomeni criminali, ma anche sul fronte della prevenzione. Quando parliamo di sicurezza facciamo riferimento ad un concetto complesso che sottende una varietà di espressioni: dal furto in abitazione, alla rapina, dalla pedofilia e lo stupro all’omicidio, fino alla criminalità mafiosa che gestisce i grandi traffici transnazionali (droga, armi, immigrazione clandestina) e che reinveste e ricicla enormi quantità di denaro alterando le regole del libero mercato. La “criminalità diffusa” e la “criminalità predatoria” di questa provincia, seppur costituiscano apparentemente una minaccia di minore entità rispetto a quella organizzata, hanno in loro stesse la caratteristica dell’aggressività che le connota come le espressioni criminali più temute dalla collettività. I risultati raggiunti sono incoraggianti e gratificano l’Istituzione per gli sforzi compiuti. L’aumento del numero dei servizi esterni, dei controlli su strada, degli arresti in flagranza, sono il segno di un opera che si sostanzia in fatti concreti ad esclusivo vantaggio della tranquillità delle popolazioni che sono state a noi affidate. Un’abnegazione al passo coi tempi, perché nella capacità di migliorare noi stessi è la chiave per una Istituzione affidabile, efficace ed efficiente. L’Arma garantisce un servizio di “pronto intervento”, in grado di gestire le migliaia di chiamate pervenute nel 2015 al numero di emergenza 112, alle quali sono conseguiti interventi realizzati attraverso tutte le componenti operative dell’Arma dislocate sul territorio: dalle pattuglie delle Stazioni, alle “Gazzelle” dei Nuclei Radiomobili, sino al Carabiniere di “Quartiere”. Queste componenti sono anche chiamate a svolgere un delicato compito di prevenzione, attraverso un costante controllo del territorio e della circolazione stradale (nel 2015 sono state controllate 223.329 persone e 137.213 mezzi); per questo ultimo aspetto sono state intensificate le verifiche nei fine settimana ed in prossimità di locali notturni, al fine di ridurre gli incidenti e il numero delle vittime della strada (le cc.dd. “stragi del sabato sera”) a riprova di una vicinanza dell’Arma ai giovani e alla voglia di vivere che essi esprimono e che le Istituzioni devono proteggere. Sul versante del contrasto alla criminalità organizzata il Comando Provinciale di Reggio Calabria ha attuato un modulo organizzativo, a ragione denominato “Modello Operativo Reggio Calabria”, che prevede che le attività di controllo del territorio si sviluppino attraverso:

– la concezione e l’organizzazione di servizi preventivi, sia per la prevenzione generale in tutte le sue accezioni (polizia di prossimità, ravvicinata, integrata, soddisfacimento della sicurezza percepita, ecc.), sia per quella volta a contrastare particolari fenomeni, attentamente studiati avvalendosi dell’analisi operativa (ricorrenze di reati predatori e/o fatti indicatori di attività mafiose, come i danneggiamenti, le intimidazioni o le richieste estorsive, ovvero accadimenti di diversa natura che si sono registrati sul territorio, ecc.);

– l’attività investigativa vera e propria, sviluppata da tutte le componenti operative del Comando Provinciale, sinergicamente orientate a operare in stretta intesa e collaborazione con i reparti speciali (ROS, Cacciatori, NAS, NOE, ecc.). Altro punto di forza dell’attività svolta riguarda il quasi totale azzeramento delle rapine in danno dei cacciatori in esercizio venatorio. Nel corso del 2015 si è verificato un solo evento a fronte delle diverse decine che si registravano fino a qualche anno addietro, a riprova dell’efficacia del sistema operato e del piano organizzato sulla base delle perlustrazioni compiute anche in aree rurali, boschive e montane. Riguardo il contrasto alla coltivazione illegale della canapa indiana le operazioni di servizio hanno permesso di: rinvenire 72 piantagioni per un totale di 12.756 piante di cannabis, arrestare 54 persone in flagranza di reato e segnalarne 7 a piede libero. Il Comando Provinciale di Reggio Calabria ha fornito un contributo rilevante anche per fronteggiare le esigenze di Ordine Pubblico (basti ricordare i numerosi eventi istituzionali e sportivi che si sono svolti nel corso di quest’anno, nonché in occasione dei numerosi sbarchi di immigrati clandestini). Qualsiasi sforzo organizzativo sarebbe tuttavia stato vano se non fosse stato valorizzato dal fattore umano, ovvero da tutti quegli operatori che – a vario titolo – sono poi chiamati a dare attuazione pratica alle direttive operative.

Sento la necessità di porgere il mio più profondo ringraziamento agli uomini ed alle donne dell’Arma dei Carabinieri di questa Provincia per il costante impegno che dimostrano quotidianamente nello svolgimento dell’attività istituzionale. Ed in particolare, per la presenza e la costante attenzione alle problematiche del territorio, ai Comandanti di Stazione che, essendo a più immediato contatto con le esigenze dei cittadini, garantiscono con i militari dipendenti da sempre la sicurezza delle comunità e l’insostituibile presenza dell’Arma sul territorio. Ringraziamo le Autorità provinciali, il Sig. Prefetto per la costante e insostituibile opera di coordinamento nell’attività preventiva, la Magistratura requirente, tra cui la Direzione Distrettuale Antimafia per le strategie di contrasto adottate, e giudicante e le Autorità amministrative territoriali. Allo stesso modo, va il nostro ringraziamento alle altre Forze di polizia per la sinergia degli sforzi prodotti e per il comune impegno nel contrasto alla criminalità. Infine, doveroso è il ringraziamento a voi giornalisti, indifferentemente se della carta stampata o della televisione definiti, da noi Carabinieri la “Stampa”, per l’attenzione dimostrata verso le nostre esigenze di comunicazione, nell’esercizio di una professione delicata ed impegnativa che, specie in questo territorio, riveste il ruolo fondamentale di stimolo alla crescita sociale e culturale della collettività di cui ci sentiamo parte. Vi auguro buon lavoro con l’auspicio che il nuovo anno sia, per tutti voi, ricco di ogni desiderata soddisfazione! Reggio Calabria, 29.12.2015 Col.t.ISSMI Lorenzo Falferi Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria 2015 – 7 – ATTIVITA’ OPERATIVA Nel 2015 sono state arrestate 1353 persone (tra cui 13 latitanti comuni e 1 inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi), più di 72.000 i servizi di prevenzione effettuati (Pattuglie, Perlustrazioni, Carabiniere di Quartiere).

Sono stati intensificati i servizi finalizzati al contrasto dell’immigrazione clandestina e all’individuazione e all’allontanamento dei cittadini stranieri (anche comunitari) che sono risultati pericolosi per la sicurezza pubblica. Significativi sono stati i risultati ottenuti con le indagini concluse: “TNT 2”, “REALE 6”, “CONFINE”, “JAMAICA”, “ECLISSI 2”, “RHEINBRÜCKE”, “CONFISCA MUSOLINO”, “GAMBLING”, “IAMONTE”, “SAGGIO COMPAGNO”, “ATLANTIDE”. I provvedimenti restrittivi scaturiti dalle varie attività investigative condotte dai reparti dell’Arma dei Carabinieri, coordinati dalla D.D.A. di Reggio Calabria, hanno permesso di confermare e rafforzare le risultanze dell’operazione “CRIMINE” che ha delineato l’esistenza della organizzazione ‘ndrangheta avente base strategica nella provincia di Reggio Calabria, con attive ramificazioni sia nel nord Italia, in particolare in Lombardia, sia all’estero, dove è stato replicato il modello organizzativo calabrese da parte di quelle articolazioni che risultano dipendenti dai vertici decisionali presenti nel territorio reggino e che costituiscono centro propulsore dell’intero sodalizio mafioso. L’organizzazione ricomprende un vertice, denominato “Provincia”, riferimento dei responsabili dei tre “Mandamenti” (Tirrenico, del Centro e Jonico), all’interno dei quali risultano operative le “Locali” di ‘ndrangheta, organizzate sempre su base territoriale. L’ordine gerarchico all’interno della struttura mafiosa, che garantisce alle singole cosche anche ampi margini di autonomia, é assicurato dai tradizionali gradi e cariche operative nei diversi livelli dell’organizzazione. Le attività illecite sono riconducibili a tre filoni principali: le strutture e l’operatività dell’organizzazione mafiosa, l’illecito arricchimento e il riciclaggio di denaro e il condizionamento della vita economico-imprenditoriale nei territori di riferimento. Nell’ambito dell’attività di aggressione dei patrimoni illeciti, nell’anno 2015 è stato proposto il sequestro di beni per un valore complessivo di 40.192.600 euro, e si è proceduto all’effettivo sequestro per un valore complessivo di 19.532.100 euro. L’attualità investigativa conferma la struttura unitaria e della ‘ndrangheta e l’operatività di organismi di vertice.

OPERAZIONI DI RILIEVO

05.01.2015 In Rosarno (RC), a seguito di diverse perquisizioni domiciliari, volte alla ricerca di latitanti di ‘ndrangheta e scaturite da complessa attività di indagine, i Carabinieri individuavano e traevano in arresto CACCIOLA Gregorio cl. 1980, affiliato all’omonima famiglia di ‘ndrangheta, già latitante poiché sottrattosi all’esecuzione dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e riduzione in schiavitù, eseguita in data 31.07.2014, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “MAUSER”.

15.01.2015 in Palmi (RC), i Carabinieri, all’esito di perquisizione domiciliare, rintracciavano e traevano in arresto PANTANO Giuseppe cl. 1962, ritenuto appartenente alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “PANTANO-PESCE”, operante nel territorio del comune di San Ferdinando (RC), catturando poiché sottrattosi all’esecuzione del provvedimento di custodia cautelare emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria per associazione di tipo mafioso e detenzione e porto illegale di arma da fuoco, eseguito in data 14.10.2014, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “ECLISSI”.

20.01.2015 In Molochio (RC), i Carabinieri, all’esito di acquisizioni informative nell’ambito delle attività di controllo del territorio anche per la ricerca di latitanti, traevano in arresto TRIMBOLI Natale cl. 1968, appartenente alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata ‘ndrina “TRIMBOLI – MARANDO” operante a Platì (RC), Torino e provincia, latitante dal 2010 ed inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. Il latitante, coinvolto nell’operazione convenzionalmente denominata “MINOTAURO” della DDA di Torino, era gravato da due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Torino per omicidio plurimo L’anno 2015 scandito mese per mese dalle operazioni di servizio dell’Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria impegnati a tutto campo contro la criminalità aggravato, occultamento di cadavere ed associazione di tipo mafioso, nonché da un ordine di esecuzione pena emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Torino per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

23.01.2015 in Bagnara Calabra (RC), militari del Raggruppamento Operativo Speciale di Reggio Calabria, unitamente a personale del G.I.C.O. della Guardia di Finanza e supportati da personale dipendente, davano esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di nr. 2 immobili intestati a ZAPPALA’ Santi cl. 1960, ed alla moglie, entrambi indagati per concorso di persone nei reati continuati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni oggettivamente inesistenti e di occultamento o distruzione di documenti contabili, concorso di persone nel reato continuato di appropriazione indebita aggravato dall’abuso di relazioni di ufficio. L’attività costituisce prosecuzione dell’operazione convenzionalmente denominata “REALE”, che aveva portato all’arresto dello stesso ZAPPALA’, per il delitto di corruzione elettorale aggravato dall’art. 7 l. 203/1991.

05.02.2015 in Reggio Calabria, i Carabinieri eseguivano un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 8 soggetti appartenenti e contigui alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “TEGANO” ed all’interno di questa dell’ulteriore articolazione territoriale, strettamente federata alla prima, denominata cosca “FRANCO”, che opera il controllo dei quartieri di Archi, Santa Caterina e Pellaro di questo capoluogo, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso in tentata estorsione, concorso in detenzione illegale di nr. 10 formelle di tritolo bellico, concorso in vendita e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, aggravati dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso. L’attività investigativa – avviata nell’aprile del 2012 – costituisce naturale prosecuzione dell’operazione denominata “TNT”, eseguita il 09.04.2014, che aveva ad oggetto l’operatività di un’associazione per delinquere dedita al traffico di esplosivo, armi, furti e rapine. Le indagini hanno consentito di stabilire che il tritolo sequestrato nell’aprile del 2012 – riconosciuto dello stesso tipo di quello rinvenuto nelle stive della nave “Laura C” affondata durante l’ultimo conflitto mondiale nei fondali antistanti Saline Joniche (RC) – fosse provento di un furto ai danni della cosca “FRANCO”, i cui appartenenti si erano attivati per ottenerne la restituzione, perpetrando intimidazioni, aggressioni e minacce ai presunti autori del furto. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento restrittivo, è stato eseguito un decreto di sequestro di beni e imprese riconducibili alla cosca “FRANCO”, per un valore complessivo di 10 milioni di euro circa (Operazione “TNT 2”).

07.02.2015 in San Roberto (RC), i Carabinieri localizzavano e traevano in arresto ZAMPAGLIONE Antonino cl. 1948, latitante dall’anno 2012, destinatario di un’ordinanza di esecuzione per la carcerazione, emessa dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, poiché riconosciuto colpevole del reato di associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale della cosca “IAMONTE”, operante in Melito di Porto Salvo (RC) e zone limitrofe, nonché dell’omicidio di PANGALLO Antonino, commesso in Montebello Jonico il 06.02.1990, per i quali è stato condannato alla pena definitiva della reclusione di anni 28.

06.03.2015 in Reggio Calabria, militari di questo Comando Provinciale, unitamente a quelli del Reparto Anticrimine e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di questo centro, hanno dato esecuzione a 10 decreti di sequestro, emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di 10 soggetti posti ai vertici della ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali della “società di Rosarno” e della “società di Polistena” nonché delle “locali” di Laureana di Borrello, Oppido Mamertina e Bagnara Calabra, facenti parte del mandamento Tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Contestualmente sono state irrogate nei confronti di 9 proposti le misure della sorveglianza speciale di P.S.. Il sequestro ha riguardato di imprese, terreni, fabbricati, complessi immobiliari, autovetture e rapporti bancari/assicurativi, per un valore di oltre 11 milioni di euro. L’attività scaturisce dalle risultanze investigative dell’operazione convenzionalmente denominata “IL CRIMINE”, costituendone lo sviluppo delle indagini patrimoniali, ed ha permesso di dimostrare, oltre alla sussistenza di una netta sproporzione tra i redditi dichiarati dagli indagati e la progressiva accumulazione patrimoniale personale e familiare dei proposti, che i beni sono il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite delle cosche.

29.04.2015 in provincia di Reggio Calabria, militari del Reparto Anticrimine e di questo Comando Provinciale unitamente al GICO della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, davano esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 5 soggetti, alcuni dei quali appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “PELLE”, operante a San Luca (RC), ritenuti responsabili di concorso in scambio elettorale politico – mafioso. L’attività investigativa – naturale prosecuzione dell’operazione denominata “REALE 1 E 3” – consentiva di accertare che lo ZAPPALÀ aveva chiesto in modo scientifico l’appoggio, in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria del 28 e 29 marzo 2010, non solo della cosca “PELLE”, ma di numerosi sodalizi appartenenti alla ‘ndrangheta e operanti nel territorio del suo collegio elettorale, tra cui i “BARBARO” di Platì, i “COMMISSO” di Siderno, i “GRECO” di Calanna, i “GALLICO” di Palmi e i “BELLOCCO/CACCIOLA” di Rosarno, in cambio della erogazione della complessiva somma di 400.000 euro (Operazione “REALE 6”).

05.06.2015 in Rosarno (RC) e Qualiano (NA), i Carabinieri davano esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Palmi (RC) – Sezione GIP-GUP, a carico di 6 persone ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, violazione del T.U. delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. Le misure scaturiscono dagli esiti di un’ampia attività investigativa espletata nel comprensorio della “Piana di Gioia Tauro” che ha consentito di disarticolare un sodalizio criminoso dedito allo sfruttamento del lavoro ed all’intermediazione illecita (caporalato), con violazione delle norme sull’immigrazione. Contestualmente al provvedimento custodiale è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo del patrimonio aziendale e delle quote sociali di una cooperativa agricola, un’autovettura ed un autocarro, per un valore complessivo di circa 1.000.000,00 di euro (Operazione “CONFINE-CAPORALATO”).

13 – 30.06.2015 in San Luca (RC) e Benestare (RC), i Carabinieri davano esecuzione a provvedimenti cautelari, emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Locri (RC), nei confronti di 7 persone indagate, a vario titolo ed in concorso tra loro, per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope. L’operazione, avviata dai carabinieri della Stazione di San Luca nel maggio 2014 e condotta congiuntamente ai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, aveva già consentito nel complesso di: – localizzare, rinvenire e sottoporre a sequestro 9 piantagioni di canapa indiana – in totale 1042 piante – e 21 kg. di sostanza stupefacente del tipo marjuana, già essiccata e pronta ad essere immessa sul mercato; – trarre in arresto in flagranza di reato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope 4 persone, sorprese a curare 3 piantagioni di canapa indiana; – quantificare in 173.662 le dosi ricavabili dallo stupefacente sequestrato che, qualora immesso sul mercato, avrebbe fruttato oltre un milione di Euro (Operazione “JAMAICA”).

02.07.2015 in San Ferdinando (RC), San Luca (RC), Reggio Calabria e Mesoraca (KR), i Carabinieri davano esecuzione a tre distinte ordinanze di applicazione di misura cautelare, emesse dal Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio G.I.P., nei confronti di 9 esponenti della ‘ndrangheta di San Ferdinando, nelle articolazioni territoriali denominate cosche “PESCE-PANTANO” e “BELLOCCO-CIMATO”, indagati a vario titolo per associazione di tipo mafioso, reati in materia di sostanze stupefacenti, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco e munizioni, tentata estorsione e rapina, danneggiamento, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale in atti pubblici, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso. La manovra investigativa scaturisce dagli esiti di un’ampia attività svolta sul contesto mafioso della piana di Gioia Tauro (Operazione “ECLISSI 2”).

07.07.2015 in Germania e nella provincia di Vibo Valentia, militari di questo Comando Provinciale, coadiuvati dai carabinieri territorialmente competenti ed in collaborazione con l’ufficio SIRENE ed i collaterali organi di polizia tedeschi, davano esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 10 soggetti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso e concorso in associazione di tipo mafioso, con le aggravanti del reato transnazionale in quanto commessi in Italia e Germania. Le indagini – naturale prosecuzione dell’operazione denominata “HELVETIA” sulla presenza di alcuni esponenti della ‘ndrangheta in Svizzera – consentivano di individuare gli appartenenti alla “società di Singen (D)” ed al contempo di accertare l’esistenza di altre “locali” omologhe nelle città di Rielasingen (D), Ravensburg (D) ed Engen (D); nonché di approfondire il rapporto che lega le citate strutture con il “CRIMINE” di Reggio Calabria. Le acquisizioni ottenute consentivano di focalizzare l’attenzione operativa sulle emergenze investigative provenienti da oltre confine a seguito dei contrasti tra i gruppi criminali stanziati rispettivamente nelle città di Singen (D) e Frauenfeld (CH) (Operazione “RHEINBRÜCKE”).

15.07.2015 in Reggio Calabria e Roma, militari di questo Comando Provinciale, unitamente a personale del locale Centro Operativo D.I.A., davano esecuzione ad un decreto di confisca beni, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, relativo al vastissimo patrimonio mobiliare ed immobiliare riconducibile a MUSOLINO Rocco cl. 1927 contiguo alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “cosca SERRAINO”. Il provvedimento di confisca ha riguardato beni, già oggetto di sequestro, per un valore di 153.150.000 euro. L’attività trae origine dalle indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Reggio Calabria, avviate nel 2008 a seguito del tentato omicidio nei confronti di MUSOLINO Rocco, arricchitesi successivamente del contributo investigativo della DIA che ha svolto autonome indagini patrimoniali d’iniziativa. Le investigazioni hanno dimostrato che MUSOLINO ha esercitato la propria attività imprenditoriale nel settore boschivo sfruttando i legami con la ‘ndrangheta, che gli hanno consentito di espandersi ed agire indisturbato fino a raggiungere una posizione di sostanziale monopolio, avvalendosi di modalità di sopraffazione e intimidazione tipiche dell’impresa mafiosa, nonché sfruttando le cointeressenze in tutti gli altri settori del mondo politico, economico ed istituzionale.

22.07.2015 in tutto il territorio nazionale, in Spagna e a Malta, militari di questo Comando Provinciale – unitamente al GICO della Guardia di Finanza, al Centro Operativo D.I.A. ed alla Squadra Mobile di Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria 2015 – 15 – Reggio Calabria – coadiuvati dai carabinieri territorialmente competenti ed in collaborazione con S.I.Re.N.E. ed i collaterali organi di polizia dei citati paesi esteri, davano esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 47 soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, illecita concorrenza con violenza e minaccia, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato, omessa dichiarazione dei redditi ed IVA, riciclaggio, violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale, rifiuto di atti d’ufficio. L’indagine, svolta autonomamente dal Nucleo Investigativo di Reggio Calabria faceva luce sugli interessi nel settore del gioco d’azzardo da parte della ‘ndrangheta a partire dall’anno 2005, in particolare da parte delle più importanti articolazioni territoriali dei 3 mandamenti di questa provincia. Veniva documentato come l’organizzazione – al cui vertice vi era collocato GENNARO Mario, elemento di spicco della ‘ndrangheta, nella sua articolazione territoriale denominata cosca TEGANO, federata ai DE STEFANO – grazie ad una struttura ramificata sul territorio e operando mediante una tipica strategia criminale a livello imprenditoriale, riusciva ad acquisire e/o comunque a gestire in maniera diretta e/o indiretta e con metodo mafioso concessioni governative, licenze ed autorizzazioni per l’esercizio di sale scommesse sull’intero territorio nazionale, monopolizzando la diffusione di importanti siti web per il gioco del poker on line. La struttura criminale reinvestiva, poi, i proventi illeciti mediante l’acquisizione anche per interposta persona di importanti società operanti nel gioco on line nazionali ed internazionali ubicate a Malta, nelle Antille Olandesi, a Panama e in Romania. Le investigazioni documentavano come il sodalizio avesse raggiunto capacità imprenditoriali ed economiche tali da viziare lo specifico mercato, arrivando ad operare in regime di quasi monopolio e riuscendo così ad acquisire il controllo di parte delle società leader in campo nazionale. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento restrittivo, veniva eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di 2 miliardi di euro circa (Operazione “GAMBLING”).

07.10.2015 in Reggio Calabria, i Carabinieri davano esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 10 soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “IAMONTE”, operante in Melito di Porto Salvo (RC) e territori limitrofi, tutti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso. La misura cautelare scaturisce dalla sentenza di condanna emessa il 27.01.2015 dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti dei destinatari della citata misura cautelare, tutti giudicati colpevoli, tra le altre imputazioni, del reato di cui all’art. 416-bis c.p., che ha imposto la rivisitazione dei precedenti giudizi di annullamento delle misure cautelari del Tribunale della Libertà di Reggio Calabria in ordine alla gravità del quadro indiziario già assunto sul conto degli stessi nel corso di più ampia manovra investigativa, condotta dal 2013 da questo Comando Provinciale, nel contrasto alle articolazioni territoriali della ‘ndrangheta, confluita nelle operazioni c.d. “ADA”, “SIPARIO” e “REPLICA”. Le attività investigative documentavano come quel territorio fosse sottoposto al pervasivo controllo della cosca IAMONTE, attiva nel traffico di armi e di sostanze stupefacenti, nonché infiltratasi nella locale pubblica amministrazione riuscendo a condizionarne ed orientarne ogni attività.

20.11.2015 in Melicuccà (RC), i Carabinieri hanno tratto in arresto ALVARO Paolo cl. 1965, pluripregiudicato, ritenuto elemento di vertice della omonima articolazione territoriale della ‘ndrangheta operante in Sinopoli e nella provincia di Reggio Calabria, latitante dal febbraio 2009 allorquando si sottraeva all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, nell’ambito dell’operazione “VIRUS”, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, procurata inosservanza di pena e riciclaggio. Il prevenuto, all’esito di attività d’indagine, veniva individuato all’interno di un “bunker” sotterraneo in muratura della superficie di mq. 15 circa, con accesso tramite botola scorrevole su binari, ricavato nel pavimento di un capannone adibito a rimessa attiguo alla propria abitazione.

26.11.2015 in Gioia Tauro (RC), i Carabinieri, in esecuzione a decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, traevano in arresto, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria 2015 – 17 – tipo mafioso, concorso in omicidio e tentato omicidio pluriaggravato, porto e detenzione illegale di armi, estorsione, danneggiamento aggravato, tutti aggravati dalle metodologie mafiose, 3 esponenti apicali della ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata famiglia “PIROMALLI”, imperante nella municipalità di Gioia Tauro, con ramificazioni in tutta la “Piana” ed in altre regioni del nord-Italia.

01.12.2015 in Bagnara Calabra (RC) e Scilla (RC), i Carabinieri, in esecuzione ad O.C.C. emessa dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione G.I.P., traevano in arresto 9 persone, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco, favoreggiamento personale, concorso in ricettazione e tentato danneggiamento (Operazione “CALCARA”).

02.12.2015 in Melito Porto Salvo (RC), i Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, procedendo alla confisca di 2 terreni, già oggetto di sequestro preventivo, nei confronti di CREA Domenico cl. 1951, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’indagine c.d. “Onorata Sanità”. Il valore dei beni confiscati è stato stimato in euro 600.000 circa.

15.12.2015 nella provincia di Reggio Calabria ed in quelle di Roma, Torino, Vibo Valentia, Avellino e Verbania, i Carabinieri hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto 34 soggetti, in esecuzione decreto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, poiché ritenuti appartenenti e contigui alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “locale di Cinquefrondi”, composta dalle cosche “LADINI”, “PETULLÀ” e “FORIGLIO”, operante prevalentemente in Cinquefrondi (RC) ed Anoia (RC) e con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre in ambito nazionale, nonché responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata principalmente al traffico di armi e di sostanze stupefacenti, nonché dei reati in oggetto indicati, tutti aggravati dal metodo mafioso. Nello stesso contesto sono state deferite, in stato di libertà, ulteriori 41 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di singoli episodi delittuosi perpetrati in supporto alle attività illecite del sodalizio. Contestualmente è stata data esecuzione anche ad un sequestro preventivo di beni immobili, rapporti bancari, quote societarie ed attività commerciali appartenenti a cinque indagati, per un valore complessivo di oltre euro 500.000 (Operazione “SAGGIO COMPAGNO”).

22.12.2015 in Gioia Tauro (RC), i Carabinieri, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione G.I.P.-G.U.P., traevano in arresto 7 soggetti, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi, estorsioni consumate e tentate, danneggiamento aggravato, concorso in associazione esterna di tipo mafioso, nonché rilascio di false certificazioni mediche, tutti aggravati dalle metodologie mafiose o al fine di agevolare gli appartenenti alla perseguenda organizzazione criminale di stampo mafioso. I predetti sono tutti ritenuti intranei, alcuni con ruoli apicali, alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata famiglia “PIROMALLI”, imperante nella municipalità di Gioia Tauro, con ramificazioni in tutta la “Piana” ed in altre regioni del nord-Italia (Operazione “ATLANTIDE”).