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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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“I burattinai di Reggio e il silenzio della società civile” Nuccio Azzarà (Uil) interviene in merito all'inchiesta giornalistica “I mammasantissima” andata in onda su Rai3 il 25 settembre scorso nella nota trasmissione “PresaDiretta”

“I burattinai di Reggio e il silenzio della società civile” Nuccio Azzarà (Uil) interviene in merito all'inchiesta giornalistica “I mammasantissima” andata in onda su  Rai3 il 25 settembre scorso nella nota trasmissione “PresaDiretta”
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Dopo l’inchiesta giornalistica “I mammasantissima” andata in onda su
Rai3 il 25 settembre scorso nella nota trasmissione “PresaDiretta”
condotta da Riccardo Iacona, in cui si è trattato il tema della lotta
alla criminalità organizzata e di come si intreccino gli interessi della
politica, della ‘ndrangheta e della massoneria, mi sarei aspettato da
parte della società civile la prospettazione di una congrua ed
approfondita riflessione, riguardo allo scenario devastante
rappresentato in tv. Da chi preposto, altresì, politicamente e
moralmente sarebbe dovuto promanare, senza indugio, un segnale di
presenza, l’orgoglio di palesare un distinguo, un sincero ed onesto
richiamo all’esistenza, anche, di una comunità onesta e laboriosa.
Invece il silenzio più assoluto. Il silenzio non si può accettare, non
si addice a questa circostanza, è ingombrante e sospetto, suona come
complicità è l’accettazione della condanna irrimediabile senza appello.
Mentre la città sprofonda ulteriormente nella confusione e si smarrisce
sotto i colpi dell’ennesima esposizione al pubblico ludibrio nazionale,
si sono tutti abilmente dileguati. Si fa finta che nulla sia successo.
Ormai da decenni Reggio e la sua provincia viaggia su una frequenza
incomprensibile dove tutto è plausibile, dove come in una nota canzone
di Francesco Guccini non si distingue più il falso dal vero. Anche quel
poco che l’immaginario collettivo percepiva e santificava come buono, si
liquefa nel racconto storico-giudiziario per le rappresentate innaturali
commistioni, per gli appoggi diretti o indiretti ricevuti dal malaffare.
Tutto viene dipinto a tinte fosche, l’individuo perde i connotati di
originalità distintiva assorbito in una massificante marmellata dove per
la nota vicenda delle percentuali di appartenenti alla ‘ndrangheta,
ciascuno di noi, per la famosa legge statistica del pollo, si può
svegliare malavitoso senza saperlo. Benché assetati di verità, rischiamo
di non capirci più nulla, di dubitare di tutto e tutti, laddove
l’orientamento dell’opinione pubblica potrebbe fare la differenza. La
metafora del “magnete” che distorce l’immagine del televisore, enunciata
dal magistrato Giuseppe Lombardo, cogliendo nel segno è, infatti, una
rasoiata per chi è cresciuto culturalmente cercando di custodire
gelosamente il proprio senso critico. Appariamo tutti inermi,
annichiliti, indifesi ed impossibilitati a dare un verso alla nostra
vita privata e pubblica di fronte al manifestarsi di strategie palesi ed
occulte esplicitate con violenza inaudita da poteri dediti al
perseguimento di finalità criminali. La cosa peggiore è che tutto ciò
imperverserebbe determinando, distorcendo, indirizzando senza che il
normale cittadino, se ne accorga e sia padrone del proprio destino.
Quante analisi e rappresentazioni della realtà abbiamo subìto nel tempo
senza che queste abbiano mai sortito un minimo di contributo per
migliorare il presente e dare un segno di speranza per il futuro, ieri
era il “superpartito” ad angosciare il nostro senso di libertà ed
autodeterminazione, oggi sono i servizi, la massoneria deviata e la
‘ndrangheta visibile e invisibile. Ma come per il passato, anche oggi,
disconosciamo i nomi dei “burattinai” che “viaggiano sull’aereo” e
condizionano dall’alto sia il “treno a bassa che ad alta velocità” con
tutti i vagoni al seguito. Nulla di più strano che quanto occorso ai
giudici Cordova e Neri, al giudice Macrì (vedi le sue dichiarazioni rese
durante la trasmissione di che trattasi), ed ai vari coraggiosi
magistrati che si sono succeduti nel tempo, sino al dr. Pignatone non
avvenga anche per l’attuale valoroso Procuratore Cafiero De Raho, il
quale appena comincerà ad identificare e perseguire i vari passeggeri
dell’aereo, evocato dal pentito Fiume, si trovi applicato presso altre
sedi più o meno prestigiose della nostra. I giudici, come d’altronde i
prefetti ed i vertici delle forze dell’ordine, passano mentre noi
rimaniamo… a cardare la lana, ed in quello che, a tutta ragione, ha il
sapore di un incubo democratico, rimane l’amara consapevolezza, anche in
chi opera nel mondo del lavoro, che ogni fattivo anelito di libertà o
sano esempio di ribellione può essere spazzato via facilmente se dovesse
rappresentare un pericolo per il “sistema”.

Nuccio Azzarà, Segretario Generale Uil Reggio Calabria