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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 16 MAGGIO 2024

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Green Hill, perchè pagare per i cani salvati?

Green Hill, perchè pagare per i cani salvati?

“E’ un pasticcio che non ci piace – ha affermato Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa – le famiglie affidatarie dei beagle di fatto sono costrette a comperarli al prezzo di cento euro l’un, questo per tutelare il rischio che l’azienda possa vincere la causa e che quindi debba essere risarcita per la vendita dei cani”

Green Hill, perchè pagare per i cani salvati?

“E’ un pasticcio che non ci piace – ha affermato Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa – le famiglie affidatarie dei beagle di fatto sono costrette a comperarli al prezzo di cento euro l’un, questo per tutelare il rischio che l’azienda possa vincere la causa e che quindi debba essere risarcita per la vendita dei cani”

 

 

Brescia – La procura della repubblica di Brescia avrebbe
stabilito di far pagare 100 euro ad ogni adottante di un beagle
salvato da Green Hill, cifra che servirebbe a creare un fondo di
circa 263.900 euro che in caso di assoluzione dei quattro imputati di
maltrattamento sarebbero incamerati dalla Multinazionale Marshall e
che invece sarebbero in caso di condanna incamerati dallo Stato.
Sotto accusa per diversi reati tra cui quello di maltrattamento i
vertici dell’allevamento di Montichiari e precisamente
l’amministratrice
Ghislane Rondot, il direttore Roberto Bravi, il veterinario Renzo
Graziosi e Bernard Gotti, uomo di fiducia della Marshall Bioresources
di Lione, della holding Farms group di cui Green Hill 2001 srl fa
parte. Infatti tecnicamente i cani di Green Hill non sono “Adottati”
dalle persone che le hanno in affido ma quella che è in fase di
avvio in questi giorni è una vera e propria “cessione di beni
reperibili”: I beagle non sono salvati, ma tecnicamente comperati
ad un prezzo che di fatto è poco inferiore a quello di mercato per i
cani destinati alla vivisezione. “E’ un pasticcio che non ci piace –
ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA – le famiglie
affidatarie dei beagle di fatto sono costrette a comperarli al prezzo
di cento euro l’uno questo per tutelare il rischio che l’azienda
possa vincere la causa e che quindi debba essere risarcita per la
vendita dei cani. Certo – meglio spendere cento euro per ogni cane che
è stato salvato che vederlo finire in un laboratorio di vivisezione
o sperimentazione, ma il pasticcio rimane, e giuridicamente tutta la
battaglia di Green Hill si traduce al momento in un atto di
compravendita dei cani. Noi riteniamo semmai che sia la Marshall a
dover risarcire lo Stato non i padroni dei cani, che in caso di
sconfitta della Marshall e quindi di condanna degli imputati, oltre a
pagare le spese processuali dovrebbe pagare lo Stato per aver
maltrattato gli animali, invece qui si trova una soluzione peregrina:
si fanno pagare i cani agli adottanti e se per disgrazia questi
vengono assolti questi soldi li intascherebbe la Marshall come costo
della vendita dei cani. Siamo alla follia – conclude Croce – chi salva
gli animali paga e chi li ha maltrattati potrebbe addirittura essere
pagato. No. Noi non ci stiamo e staremo a vedere cosa farà chi sulla
pelle dei cani e degli adottanti in questi mesi si è fatto
pubblicità. Raccontandoci una mezza verità, anzi una grande bugia”.