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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Gli italiani hanno ormai le tasche vuote

Gli italiani hanno ormai le tasche vuote

Il reddito reale è diminuito dell’1,1% e i consumi si sono contratti del 2,6%. Mentre si moltiplicano e crescono i mercati degli indumenti usati

Gli italiani hanno ormai le tasche vuote

Il reddito reale è diminuito dell’1,1% e i consumi si sono contratti del 2,6%. Mentre si moltiplicano e crescono i mercati degli indumenti usati

 

 

Questa la fotografia scattata dalla Banca d’Italia nell’ultima relazione annuale.
Una ulteriore conferma della gravissima situazione in cui si trova l’Italia che evidenzia
come tutte le misure sino ad oggi attuate sono state inefficaci ed inadeguate. Infatti
è sceso ancora, in termini reali, il reddito disponibile delle famiglie italiane
nel 2013, ma i consumi sono diminuiti ancora di più, perché si cerca di risparmiare
qualcosa per rimettere insieme il gruzzoletto eroso negli anni peggiori della crisi.
In dettaglio, il reddito reale è diminuito dell’1,1% (sempre meglio del -4,6% del
2012) e i consumi si sono contratti del 2,6%. La propensione al risparmio è invece
salita di 1,4 punti. Il reddito lordo disponibile ha registrato un lievissimo incremento
(+0,3%), ma è quello in termini reali risulta ancora in contrazione. A scendere
sono in particolare i redditi da lavoro, sia quello dipendente (-0,5%), ma soprattutto
quello degli autonomi (-1,3%). Ma in flessione sono anche i redditi netti da proprietà,
come per esempio gli affitti percepiti dai proprietari di immobili o le rendite finanziarie,
che subiscono una diminuzione dell’1,8% soprattutto a causa, spiega Bankitalia, di
“minori interessi, dividendi e altri utili distribuiti”. Il reddito disponibile è
stato invece sostenuto dall’azione delle Amministrazioni pubbliche, che aveva largamente
concorso alla sua contrazione nel 2012: sono scese le imposte correnti sul reddito
e sul patrimonio e al tempo stesso hanno accelerato i trasferimenti e le prestazioni
sociali (al 3,1 dal 2,2%). Tornando invece ai consumi, la contrazione è stata del
2,6%, quindi sensibilmente superiore a quella dei redditi. Un fenomeno del genere,
fa notare il rapporto della Banca d’Italia, “non si era registrato nemmeno in occasione
di recessioni particolarmente pronunciate, come quelle dei primi anni Novanta e del
2008-2009″. Le famiglie, quindi, hanno decisamente ridotto i propri acquisti (rinunciando
soprattutto a prodotti considerati non essenziali, come abbigliamento, scarpe, mobili,
elettrodomestici), ma l’hanno fatto anche per rimettere qualcosa da parte. La propensione
al risparmio è infatti aumentata di 1,4 punti arrivando al 9,5% e tornando così
ai livelli precedenti la crisi del debito sovrano. “All’aumento avrebbe contribuito
oltre all’adeguamento dei consumi alle ridotte prospettive reddituali, anche il tentativo
di ricostituire il livello di ricchezza desiderato, compensando l’erosione subita
nel corso della crisi”.Saranno solo dati empirici, sarà solo l’osservazione della
realtà, ma passeggiando per i mercati settimanali si può assistere ad uno spettacolo
incredibile: crescono e si moltiplicano le bancarelle degli indumenti usati e migliaia
di cittadini si recano a frugare a cercare l’occasione. Si trova di tutto, proprio
di tutto, ma ciò che colpisce che oltre ai classici capi d’abbigliamento quali
pantaloni, t-shirt, camice, gonne ed accessori, come borse e borselli, si trova qua
e là anche sola biancheria intima. Il tutto a 1, 2 massimo 5 euro. E pensare, che
dove c’era un mese prima una bancarella con abiti nuovi oggi se ne trova una che
espone merce usata. Sono per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei
Diritti [1]”, i segni tangibili della crisi che avanza e che travolge anche cittadini
e famiglie che solo un paio d’anni fa non avrebbero mai pensato di essere costretti
a rivolgersi a questo tipo d’acquisti. È giunta finalmente l’ora che il Paese
cambi marcia.