Gli alunni dell’Istituto comprensivo “Luigi Chitti” di Cittanova riflettono sulla Shoah
Feb 13, 2014 - redazione
Ecco gli elaborati più significativi realizzati dai bambini
Gli alunni dell’Istituto comprensivo “Luigi Chitti” di Cittanova riflettono sulla Shoah
Ecco gli elaborati più significativi realizzati dai bambini
Si sono concluse con la realizzazione di elaborati scritti, per gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado, e di rappresentazioni grafiche, per i bambini della scuola primaria, le giornate di riflessione sulla Shoah in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio, all’Istituto Comprensivo “Luigi Chitti” di Cittanova. L’iniziativa coordinata dai professori Antonio Megna e Giuseppe Salaris per la scuola media e dall’insegnante Maria Rosa Terranova per la scuola primaria, ha visto protagonisti tutti gli alunni dell’istituto comprensivo guidato dal dirigente scolastico prof. Antonio Sorace. Dopo una lunga ed approfondita attività nelle classi con l’ausilio di letture, sussidi audio-visivi e discussioni guidate dagli insegnanti di storia, è stata data agli studenti la possibilità di esprimere le loro riflessioni con la speranza che, proprio dalle nuove generazioni, si alzi forte il grido contro ogni forma di razzismo per impedire che il filo spinato venga di nuovo innalzato e si scriva una nuova storia basata sulla pacifica convivenza. Di seguito si offre una breve rassegna delle riflessioni espresse dai ragazzi, estrapolati dai loro elaborati:
“Sono stati uccisi sei milioni di ebrei, sei milioni di vite sono state negate. Sei milioni penso sia il numero più presente nella mente di moltissime persone, quelle che hanno la consapevolezza di ciò che è accaduto. Perché impedire la vita a milioni di persone? Perché avere un’esistenza tormentata per anni? Perché uomini, donne e bambini senza colpa sono stati torturati e portati alla morte? Ancora nessuno ha trovato una vera motivazione a tutto questo. Oppure questa motivazione non esiste”. (Miriam Fazari – 3B)
“Nel Novecento c’era la guerra, la fame, l’odio … Si esisteva, non si viveva: la vita non aveva alcun valore. Nel Novecento il sogno più grande degli uomini era poter respirare, nemmeno vivere. (…..) Vi è stato razzismo ovunque: negli Stati Uniti, la terra della libertà; in Sud Africa, dove un pugno di bianchi escludeva da ogni diritto milioni di neri; nella Germania di Hitler, dove è stato organizzato il più colossale e mostruoso sterminio di massa della storia: quello degli ebrei nei campi di concentramento. (……) Ma ci siamo mai chiesti il perché? Non ci sono spiegazioni a tali pazzie,in fondo nessuno può dare un senso dove non esiste ragione. C’era il diritto di uccidere che escludeva quello di vivere. (Chiara Maiolo – 3B).
” Secondo me la cosa più triste è la crudeltà con cui alle madri sono stati strappati dalle braccia i figli, ancora teneri, ingenui, innocenti e con il desiderio di giocare e vivere la propria infanzia spensierata. Il viaggio nei campi di concentramento fu , per troppi ebrei , un viaggio verso la morte , un viaggio senza ritorno”. (Perrelli Francesca – 3B)
“L’uomo con l’Olocausto ha raggiunto il massimo stadio di un mix tra ignoranza e crudeltà , ciò che Dio non avrebbe mai approvato . Si spera quindi che quelle povere persone , vissute all’ombra della giustizia , continuino il loro cammino in Paradiso, al fianco del nostro Signore; per i Nazisti invece, Dio solo sa cosa fare , perché quello che hanno fatto non è un peccato come gli altri ma guidati dall’ irrazionalità e , soprattutto da una crudeltà così intensa hanno fatto piangere 6 milioni di persone normali e fanno piangere noi ancora oggi”. (Daniele Rao – 3C)
“Ogni anno, il 27 gennaio, si ricorda in tutto il mondo “Il Giorno della Memoria”, che in ebraico si chiama “Shoah” e significa distruzione, sciagura e viene utilizzato nella lingua ebraica per indicare una catastrofe o meglio lo sterminio della popolazione ebraica avvenuta tra la fine degli anni Trenta ed il 1945. Tutto nacque dalle idee folli e razziste di Hitler, un nazista tedesco, che credeva che la sua razza ariana fosse superiore a quella ebraica. Gli ebrei erano considerati un popolo inferiore e dovevano essere eliminati. Il razzismo nei confronti degli ebrei nascondeva però motivi economici, Hitler li considerava responsabili di tutti i mali che affliggevano la Germania e Gli un capro espiatorio ideale. (…) Fu così che la propaganda antiebraica si fece sempre più evidente ai danni degli ebrei, che furono privati dei loro diritti ed emarginati dalla vita sociale. Con le leggi di Norimberga del Settembre 1935 furono esclusi dal diritto di voto, dagli impieghi pubblici, dal commercio, dalle banche e dall’editoria, inoltre furono vietati i matrimoni misti tra ebrei e tedeschi e dichiarati nulli quelli già celebrati. Quasi tutti tacquero, solo pochi si fecero sentire ma, la loro voce era troppo debole e l’indifferenza era tanta. (…) Se allora l’indifferenza fu tanta, io penso che oggi sia fondamentale ricordare questi avvenimenti tragici per non ricadere nello stesso errore. Per non dimenticare quanta sofferenza e dolore hanno dovuto patire gli ebrei, tutti devono rendersi conto fino a che punto può arrivare la cattiveria umana e nello stesso tempo dobbiamo impegnarci per costruire una società migliore. Ognuno di noi, nel nostro piccolo, dovrebbe trattare ugualmente tutti gli esseri umani senza distinzioni di nessun tipo. Anche la Politica, le Istituzioni democratiche e la Società tutta dovrebbero adoperarsi perché ciò non accada mai più”. (Maria Grazia Giovinazzo – 3D)
“I bambini, i vecchi e tutti gli inabili al lavoro vennero portati nelle camere a gas, gli altri invece sfruttati per alcuni periodi di tempo e poi eliminati. Auschwitz divenne il più grande dei campi di sterminio. Lì trovarono la morte un milione di ebrei: molti di essi furono usati come cavie umane in esperimenti e, poi, i corpi vennero eliminati in grandi forni, cremati. Oggi sembra impossibile pensare a tante sofferenze e a tanto dolore in nome di una malsana ideologia politica. I nazisti pensavano di fare ciò al fine di creare una “razza superiore” senza rendersi conto che la non tolleranza e tutte quelle discriminazioni li avrebbero fatti ricordare nella storia per la loro crudeltà”. ( Cordiano Maria Pia – 3D ).
“Sono passati, ormai, alcuni decenni da quel periodo e la storia europea e mondiale, per fortuna, è andata avanti; l’umanità ha compiuto conquiste eccezionali in campo tecnico e scientifico e ha modernizzato molti aspetti della vita quotidiana. Si tende perciò a pensare, fiduciosi come siamo nel futuro, verso cui ci vediamo proiettati, che quell’epoca e i suoi orrori non potranno più presentarsi e che il dramma del genocidio non dovrà più ripetersi. Questa triste pagina storica, con la conoscenza di ciò che è stato, deve appartenere alla nostra “memoria” per affermare e alimentare nel futuro che vivremo, i valori della tolleranza e del rispetto”. (Raffaele Crocitti – 3A)
“Oggi è il 27 gennaio, Giorno della Shoah, Giorno della Memoria, è la data per ricordare le vittime del nazismo e onorarle. Sicuramente questo, è stato l’atto più brutale che l’uomo abbia mai compiuto. Per questo celebriamo il Giorno della Shoah, per ricordare quello che l’uomo ha fatto, indotto da un’ideologia folle, senza fondamenta. Come sicuramente tutti, spero che una cosa del genere non accada mai più e che gli ebrei possano trovare un luogo sicuro dove vivere e stare finalmente in pace”. (Abramo Andrea – 3E)
“Ogni anno in Italia, il 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 i soldati sovietici aprirono i cancelli del lager di Auschwitz, viene ricordato come “Giornata della Memoria”. Questo luogo e questa data non servono solo, però, a suscitare sentimenti di pietà in ognuno di noi, ma devono provocare interrogativi e smuovere la nostra coscienza. Ripensando a ciò che è accaduto, viene da chiedersi come sia potuto accadere che in una nazione di grande civiltà si sia potuto arrivare a uccidere milioni di persone e distruggere la personalità dei sopravvissuti con una pianificazione scientifica. (…) È molto importante l’istituzione di questa giornata che serve a ricordare avvenimenti storici di una tale gravità perché se questi fatti, allora, sono potuti accadere, non solo per il progetto di alcuni, ma per l’indifferenza di tutti ancor oggi, che si ritiene il problema del razzismo superato, in realtà non è vero, perchè con il crescente flusso di immigrati che spinti dalla guerra, dalla fame, dalle feroci dittature e dalla voglia di trovare un benessere che in patria non hanno, giungono nei paesi più ricchi, dove purtroppo il razzismo che sembrava una storia del passato riprende a crescere e continua a svilupparsi la xenofobia, violenta ostilità contro lo straniero”. (Paola Falletti – 3B)
“Non solo gli ebrei, ma anche omosessuali, alcolisti, vagabondi, prelati, Testimoni di Geova, oppositori politici, zingari, portatori di handicap erano destinati alla morte dalla follia nazista, che progettò veri e propri campi di concentramento nei quali deportare gli “Ausmerzen”. I lager non dovevano essere dei centri rieducativi, tantomeno dei luoghi in cui scontare colpe, ma dei pozzi profondi nei quali i prigionieri erano destinati a precipitare per non riemergere più. Hitler stesso disse: “Aggrediremo i nostri avversari con brutale efficacia e non esiteremo a piegarli agli interessi della Nazione mediante i campi di concentramento”. Campi che sorsero già a partire dal 1933, e non solo in Germania. La deportazione era orrenda:
chiudiamo gli occhi e proviamo a immaginare di essere lì, in quei carri bestiame, con tutti i prigionieri stipati come merce, l’uno contro l’altro, fino a 150 su un unico vagone, viaggiando per giorni senza acqua né cibo, avvolti dal nauseabondo fetore dei loro stessi escrementi. Molti morivano prima ancora che il viaggio terminasse. Anche mio nonno paterno è salito su uno di quegli orribili carri e porta nella sua memoria la testimonianza indelebile della deportazione. Giunti alla stazione il percorso verso la morte, verso i lager, proseguiva sui camion o a piedi; in quest’ultimo caso, i prigionieri con bagagli erano costretti a trasportarli correndo, sotto i colpi della guardie, che, se cadevano, aumentavano o si trasformavano in un colpo di fucile. Calci, pugni, pietre, acqua gelida, segnavano l’ingresso nel campo di concentramento; le cravatte dei prigionieri, venivano trasformate in cappi; se portavano la barba o i capelli lunghi venivano trascinati per le loro stesse chiome.Il nostro compito, oggi, è quello di ricordare, e non soltanto una volta all’anno, ma sempre, perché non avvenga più nessuna catastrofe (Shoah) di tali dimensioni, perché non si senta più parlare di nuovi Olocausti. “Olocausto” vuol dire “sacrificio”, e sa molto del linguaggio dei pastori; ma perché uomini, donne, bambini, dovettero sacrificarsi? Per soddisfare le folli ideologie sulla razza? Il 27 gennaio 1945 le porte di Auschwitz venivano abbattute; ora dobbiamo essere noi, nuove generazioni, a impedire che il filo spinato venga innalzata di nuovo, dobbiamo essere noi a scrivere una nuova Storia, che sia fatta di pacifiche convivenze. E “meditate che questo è stato”! “Nega Auschwitz chi sarebbe pronto a rifarlo”. (Nicoletta Anastasia Deni – 3D)
“Dopo l’arrivo degli americani i 21 maggiori nazisti, escluso Hitler che si era suicidato, furono portati nella prigione di Norimberga. Tra essi vi era Goering, il gerarca nazista più potente. Più tardi, nell’aprile 1946 a Norimberga, ci fu il cosiddetto Processo di Norimberga nel quale tutti i nazisti si dichiararono non colpevoli, ma dopo aver visto un filmato su ciò che avevano fatto si misero tutti le mani tra i capelli anche se non si dichiararono lo stesso colpevoli. Alla fine furono tutti giustiziati. Ma anche in Italia in questo periodo furono emanate le leggi razziali”. (Lorenzo Russo – 3 C).
“All’ingresso di molti campi di concentramento c’era la scritta “il lavoro rende liberi” ed era una chiara presa in giro nei confronti degli ebrei. Noi, nella nostra società lavoriamo per essere liberi ed indipendenti economicamente, loro lavoravano per poi morire. Tra i nazisti, non tutti erano crudeli e desideravano l’eliminazione della razza ebrea: Oskar Schindler era un tedesco buono, ha salvato circa 1200 ebrei prendendoli a lavorare nella sua fabbrica di proiettili. Alla fine della guerra Schindler avrebbe voluto aver salvato più ebrei e si sentiva in colpa perché vendendo la sua macchina e le sue medaglie avrebbe potuto salvarne circa 15. Lui era un angelo della vita per gli ebrei, ma c’erano tanti angeli della morte, uno dei quali è Mengele. Lui era un dottore, ma i dottori salvano la vita, non la tolgono; Mengele voleva ottenere la pura razza ariana attraverso la sperimentazione scientifica sui bambini ebrei e specialmente sui gemelli, usandoli come cavie per i suoi folli esperimenti: come togliere ad una donna la possibilità di allattare la figlia neonata per vedere quanto tempo sarebbe sopravvissuta. Questo è stato il più crudele sterminio avvenuto nella storia ed è fondamentale ricordarlo perché gli errori che sono stati fatti in passato non devono ripetersi e non devono esistere idee discriminatorie; siamo tutti uguali, nessuno è superiore a nessuno, abbiamo tutti un cuore, quindi usiamolo, perché è ciò a renderci uguali”. (Giorgia Pepe – 3C)
“Il 27 gennaio è il giorno della memoria,il giorno in cui le truppe sovietiche sfondarono i cancelli di Auschwitz e liberarono i pochi ebrei rimasti vivi.In questa giornata si ricorda lo sterminio di milioni di ebrei uccisi nei campi di concentramento. “Shoah” in ebraico significa “annientamento” e questo termine viene utilizzato oggi per indicare lo sterminio di tutta la popolazione ebraica. (…)Per molti questo fu un viaggio di sola andata, un viaggio verso la morte, verso lo sterminio di massa tramite camere a gas e forni crematori. (…)Dopo la guerra i russi portarono i tedeschi civili, che erano all’oscuro di tutto ciò, a vedere l’orrore che avevano fatto i loro soldati a tutti quei poveri ebrei”. (Giorgia Raso – 3C).
“(…) adesso tutti sappiamo cosa succedeva ad Auschwitz, e negli altri lager della Germania, della Polonia, dell’Ucraina. Persone mutilate, vivisezionate, costretti alla nudità e all’umiliazione, donne costrette a vendersi per poter sopravvivere, o a uccidere i propri figli per evitargli tutto il dolore. “La morte di un uomo è tragedia, la morte di milioni è statistica”; così disse Stalin dei suoi crimini. Sulla base di questa citazione vorrei prendere la vita di quelle persone una per una. 56 milioni di tragedie, di sogni e di speranze, con una voglia di vivere immensa che riusciva a tenerli in piedi anche quando le forze abbandonavano il corpo. Per quelli che morivano, non c’era neanche diritto di sepoltura, un posto in cui i cari potevano piangere, e i corpi trovare la sicurezza e la protezione per riposare. La storia è andata avanti e ancora oggi rischiamo di commettere gli stessi errori. Isolare una persona perché è diversa da noi, perché è bassa, grassa, o non si trucca è una piccola guerra. (…) 27 gennaio 2014. Sono passati giorni, mesi, anni ma il puzzo di morte ad Auschwitz si respira ancora e a me non resta che augurarmi che le vittime innocenti di quel massacro, come la fenice, siano rinati dalla cenere dei forni crematori”. ( Elisabetta Calabrò – 3C)